martedì, Novembre 11, 2025
Olivicoltura

L’olivicoltura italiana tra sfide e opportunità

In un momento storico segnato da cambiamenti climatici, calo produttivo e aumento dei costi, l’olivicoltura italiana si trova davanti a una sfida cruciale: trasformare la sostenibilità da vincolo a leva competitiva. Ne abbiamo parlato con Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola, a margine del Convegno Nazionale sulla Sostenibilità in Olivicoltura Biologica che si è tenuto a Bitonto il 17 ottobre scorso. L’intervista offre uno sguardo lucido e propositivo sul futuro del settore.

Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola e Vicepresidente CIA – Agricoltori

Presidente, la filiera olivicola italiana vive una fase di grandi sfide: calo produttivo, cambiamento climatico, aumento dei costi. Eppure il nostro Paese resta un punto di riferimento mondiale per la qualità. Come si può trasformare la sostenibilità da vincolo a leva competitiva, capace di generare valore economico oltre che ambientale?

«Il consumo dell’olio di oliva a livello mondiale continua a crescere e, soprattutto, presenta delle tendenze interessanti, come l’espansione nei Paesi non produttori e, in generale, un approccio sempre più consapevole ed informato da parte dei consumatori che ne apprezzano le proprietà salutistiche e le qualità gastronomiche. Oltre alle caratteristiche fisiche, chimiche, nutrizionali e sensoriali, sono apprezzati elementi quali la provenienza del prodotto, la tracciabilità di filiera per risalire fino all’olivicoltore, i metodi agronomici impiegati e la presenza di certificazioni come le denominazioni di origine, il biologico, i sistemi di produzione integrata.

In tale scenario, la sostenibilità ambientale che comporta impegni aggiuntivi da parte del produttore e quindi implica costi supplementari, può diventare una variabile di marketing da utilizzare per rivolgersi direttamente al consumatore. Non a caso in Italia, si stanno diffondendo i sistemi di certificazione della sostenibilità, con i relativi marchi e denominazioni specifiche da utilizzare nelle etichette delle bottiglie.

Il passaggio però non è semplice ed immediato. Una fetta importante di consumatori si fa guidare dal prezzo e sceglie sulla base della convenienza. C’è ancora molto da lavorare per migliorare le conoscenze sul prodotto e sui metodi produttivi e consentire così ai consumatori di avere i necessari elementi per una giusta scelta e far apprezzare il valore della sostenibilità ambientale».

La tecnologia può davvero essere “amica” della sostenibilità? Dopo Agrilevante 2025, dove si è parlato di efficienza, sicurezza e riduzione dell’impatto ambientale, come vede Italia Olivicola il rapporto tra innovazione tecnologica e olivicoltura sostenibile?

«La ricerca, la sperimentazione, l’innovazione e la diffusione delle conoscenze sono variabili fondamentali per la competitività, per il benessere sociale degli imprenditori e dei lavoratori e per la sostenibilità. Oggi l’utilizzo dell’agricoltura di precisione, dell’intelligenza artificiale, delle macchine di ultima generazione per razionalizzare le operazioni colturali, l’impiego dei dati satellitari per monitorare lo stato delle colture consentono di attuare pratiche agronomiche tali da tutelare le risorse naturali come l’acqua, l’aria e il suolo ed utilizzare in maniera mirata i fattori produttivi. In questo modo, oltre a ridurre i costi di produzione, si ottiene un vantaggio in termini di minore impatto ambientale.

In Italia l’utilizzo degli strumenti della digitalizzazione in agricoltura è ad un livello di diffusione analogo a quanto avviene in altri Paesi europei come Francia, Germania e Spagna. Tuttavia solo un’élite di aziende agricole ricorre sistematicamente ai supporti digitali. La sfida che, insieme alle istituzioni nazionali e regionali dovremmo portare avanti nei prossimi anni, anche in vista del nuovo periodo di programmazione della PAC 2028-2034, è di investire maggiormente in politiche che favoriscano la transizione tecnologica delle aziende agricole. Si pensi a titolo di esempio all’impiego di tecnologie di microirrigazione e dei sensori per il monitoraggio in tempo reale delle esigenze di irrigazione.

Il ricorso alle diverse soluzioni tecnologiche innovative è necessario non solo per perseguire l’obiettivo della sostenibilità, ma anche per affrontare il tema sempre più pressante della carenza di manodopera».

Innovazione ed economia circolare stanno diventando parole chiave per il futuro dell’olivicoltura. Quanto è importante oggi valorizzare i sottoprodotti, investire in ricerca e diffondere nuove tecnologie per migliorare la sostenibilità e la redditività delle aziende agricole?

«La produzione di olio extra vergine di qualità è solo una delle componenti del reddito di un’impresa olivicola. La valorizzazione dei sottoprodotti dell’oliveto e del frantoio in un’ottica di economia circolare è importante sia per la sostenibilità economica dell’impresa che per quella ambientale.

La Commissione di Bruxelles presenterà nei prossimi mesi il piano strategico per la bioeconomia che sarà collegato con le iniziative del Fondo Europeo per la Competitività. Ci aspettiamo misure specifiche per il nostro settore, con incentivi a favore dei progetti di ricerca sperimentali, ma anche delle imprese che hanno l’ambizione di realizzare progetti innovativi per l’utilizzo in maniera economicamente valida di tutti i prodotti, sottoprodotti e materiali di scarto derivanti dalla olivicoltura». 

Il cambiamento climatico impone una revisione dei modelli produttivi e delle strategie di gestione del territorio. Quali strumenti, politiche o progetti Italia Olivicola sta promuovendo per supportare i produttori nella transizione verso un’olivicoltura più resiliente e sostenibile?

«L’olivo è una coltura agraria che richiede interventi minimi, in termini di lavorazione del terreno, utilizzo di fertilizzanti e impiego di trattamenti fitosanitari. L’olivo è una pianta rustica e con grandi capacità di adattamento.

Pertanto, dal punto di vista della resilienza e della sostenibilità siamo messi meglio rispetto ad altri comparti agricoli. Ciononostante, è necessario sempre migliorare e raggiungere traguardi più ambiziosi. Oltre alla tecnologica ed all’innovazione, occorre lavorare sulle leve del miglioramento varietale, promuovendo cultivar in grado di coniugare la produttività, la gestione meccanica, la resistenza alle fitopatie. Il tutto, conservando e, ove possibile, migliorando i requisiti di qualità dell’olio italiano». 

Guardando al futuro, qual è la visione di Italia Olivicola per rendere l’olivicoltura italiana non solo sostenibile, ma anche competitiva sui mercati internazionali, valorizzando al meglio l’identità, la biodiversità e l’eccellenza dei nostri oli?

«Ci sono quattro fattori critici sui quali la nostra organizzazione è attivamente impegnata. Il primo è la tutela della qualità e della distintività della produzione olearia italiana, minacciata da diverse forze antagoniste, come le frodi, le pratiche commerciali sleali del tipo la vendite sotto i costi di produzione, le resistenze verso le politiche di valorizzazione e di tutela della qualità.

Il secondo elemento è la modernizzazione del settore, con investimenti massicci per favorire la ristrutturazione ed il rinnovamento degli impianti, la meccanizzazione, l’innovazione, la digitalizzazione, la semplificazione delle regole.

Il terzo è l’organizzazione e l’aggregazione della produzione, perché il singolo olivicoltore da solo difficilmente riesce ad operare in un mercato complesso, competitivo, volatile, dominato dalla forza contrattuale di altri attori della filiera.

Infine, c’è la diversificazione delle fonti di reddito dell’olivicoltore, in un’ottica di multifunzionalità. Penso alle attività di oleoturismo, all’introduzione di pratiche agronomiche per generare crediti di carbonio e crediti natura, alla produzione di energie rinnovabili, senza compromettere il suolo agricolo ed il paesaggio». 

Le risposte fornite ci offrono un quadro esaustivo delle sfide che l’olivicoltura italiana sta affrontando tra innovazione, sviluppo tecnologico, economia circolare e proprietà nutrizionali e su come la sostenibilità ambientale, se ben comunicata e certificata, possa diventare un elemento competitivo per l’olio italiano. La promessa fattaci dal presidente Sicolo è che Italia Olivicola «proseguirà il suo impegno concentrando gli sforzi su qualità, modernizzazione del settore, aggregazione della produzione e diversificazione delle fonti di reddito per i produttori. L’obiettivo è rendere l’olivicoltura italiana sempre più resiliente, sostenibile e competitiva sui mercati internazionali».

Autore

  • Francesca Liani

    Francesca Liani, romana di nascita e cittadina del mondo, unisce una solida formazione umanistica a competenze in studi internazionali. Come project manager ha seguito importanti campagne di comunicazione e promozione all’estero di Consorzi DOP italiani, valorizzando eccellenze come olio EVO, mozzarella di bufala campana e pomodoro San Marzano. In qualità di esperta in marketing territoriale, racconta storie e tradizioni alimentari dei luoghi con un focus su sostenibilità e identità locale. La sua scrittura esalta il valore del Made in Italy rendendo protagonisti prodotti e territori quali ambasciatori della cultura del buon vivere nel mondo.

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