Salvini e… l’ansia da prestazione
È vero che alla stupidità umana non c’è mai limite ma è anche vero che Matteo Salvini, per quanto non sia un aquilotto, non è del tutto uno sprovveduto e i tempi del mojito sono solo un ricordo fumoso che peraltro, malgré soi, ha pagato pesantemente di persona. Il segretario della Lega era ad un passo dal traslocare – bagagli, felpe e rosari – dal Viminale a Palazzo Chigi ma poi la storia andò come andò…
Pensare che il segretario della Lega possa di nuovo sbagliare i conti è da escluderlo: se a tre settimane dal voto insiste nel criticare le sanzioni contro Putin, una ragione c’è. Non lo dice ma forse ha… sognato Andreotti e con una fava ha pensato di prendere due piccioni: “rubare” a Paragone e Marco Rizzo qualche consenso in quella parte del Paese ancora filorussa e provare quindi a risalire nei sondaggi ma soprattutto mettere una zeppa a Giorgia Meloni che lo ha doppiato (24 a 12) e corre spedita verso Palazzo Chigi.
Salvini si è reso conto solo ora – accodandosi ai Cinque Stelle nella sfiducia a Draghi a pochi mesi dalla fine naturale della Legislatura – di aver bruciato i tempi e fatto un grosso regalo alle ambizioni della candidata premier della coalizione di destra. Tutto è avvenuto troppo in fretta e in assenza di un possibile piano B che lo avrebbe potuto riguardare.
Anche stavolta – come ai tempi del Papeete – il leader leghista non ha saputo attendere il suo turno e utilizzare, ad esempio, i restanti mesi per preparare bene un possibile accordo sul suo nome, parlandone innanzitutto riservatamente con Berlusconi, allettandolo magari con qualche promessa e facendogli capire i rischi internazionali della Meloni a Palazzo Chigi.
E invece, accecato anche dalla rivalsa su Draghi che lo aveva costretto ad ingoiare parecchi rospi, si è lanciato a testa bassa verso una stoltissima crisi di governo che non ha giovato a lui e, men che meno, al Paese, al grido: “Premier chi ha più voti”!
E i voti, come stanno dimostrando i sondaggi, li ha la Presidente di Fratelli d’Italia non lui. Anche in questo caso sarebbe stato sufficiente varare per tempo un accordo con Forza Italia che consentisse ai due partiti della coalizione di indicarlo, loro, come possibile Premier in caso di vittoria
Il problema è che Matteo Salvini è afflitto da “ansia da prestazione” che – in politica – lo manda sistematicamente in bianco. Ed anche stavolta….