mercoledì, Maggio 15, 2024
Alimentazione

Nutraceutica: il cibo come medicina

“Fate che il cibo sia la vostra medicina”: questo aforisma di Ippocrate, vecchio di quasi 2500 anni, testimonia l’antica intuizione che ci si possa curare con un’alimentazione adeguata.

Il nonno del mio Maestro di Taijiquan (il signor Ming Wong) gestiva a Canton un piccolo ristorante dove la gente andava a curarsi mangiando, secondo la prescrizione del proprio medico curante: una tradizione plurimillenaria della medicina cinese che ancora sopravviveva nel ‘900 e spero continui a sopravvivere.
Analoghi concetti sono presenti nella medicina ayurvedica e si rintracciano nella storia della medicina dell’antico Egitto.
Come sempre di fronte a una novità, sono fioriti i neologismi, così oggi si parla di pharma foods, alimenti funzionali, alicamenti, farmalimenti. Ma l’idea di fondo è ancora quella di Ippocrate e del nonno di Ming Wong.

L’idea di curarsi mangiando, che oggi si è rinnovata sulla base delle più approfondite conoscenze nei campi della biochimica, del metabolismo e della fisiopatologia, è molto più ampia e interessante rispetto al recente passato, quando la dieta serviva soprattutto a riconquistare il peso forma.
C’è anche – a dire il vero – qualche deriva speculativa, come quella di arricchire gli alimenti di sostanze medicamentose (naturali o di sintesi): una deviazione economicamente conveniente, di cui non terrò conto in questo breve articolo, perché non è proprio la stessa cosa.
Comunque, la riscoperta del valore salutistico dell’alimentazione è importante perché ci aiuta a prevenire o a curare diverse patologie: come si diceva, la dieta non influenza soltanto il peso, ma direttamente la salute del nostro organismo.

Gli alimenti contenenti sostanze funzionali sono una quantità impressionante: di alcuni si conoscono le virtù nutraceutiche da tempo immemorabile; di altri, quelle virtù sono state scoperte più di recente.
Ma da dove cominciare nel campo così vasto dei cibi che oltre a nutrire curano?

Comincerò da quelli che meglio sono inseriti nelle nostre abitudini alimentari e, se permettete, che personalmente trovo più gustosi.

Omega 3

Per esempio, il pesce azzurro e gli altri pesci ricchi in grassi polinsaturi, i cosiddetti omega 3: il salmone, lo sgombro, le sardine, le alici, le aringhe, il pesce spada e il tonno. Le loro virtù sono emerse nel secolo scorso, da studi sulla popolazione eschimese. Si è potuto appurare che l’assenza di disturbi cardiovascolari ed il basso livello ematico di colesterolo di quella popolazione sono dovuti alla loro abitudine di consumare in media 146 chili/anno pro capite di quel pesce, contro i poco più di 10 degli italiani. I grassi del pesce azzurro hanno infatti la virtù di ”ripulire” il sangue dai trigliceridi, hanno azione antitrombotica, antinfiammatoria e probabilmente antiaritmica. In più sono fonte di vitamina D, molto utile per quelle popolazioni poco esposte al sole. Le umili acciughe e sardine, un tempo cibo delle mense più povere, contribuiscono alla salute ben più delle raffinate spigole: potremmo dire che sono al contempo democratiche e nutraceutiche.

Restando nell’ambito delle delizie che il mare ci offre, non si può fare a meno di citare le ostriche, che ci danno il maggior apporto di zinco (180 mg/100 gr), elemento con funzioni essenziali nel metabolismo degli acidi nucleici (RNA e DNA), nella trasduzione del segnale e nell’espressione genica, necessario a molteplici funzioni dell’organismo umano, dal metabolismo energetico alle difese immunitarie. Be’, alcuni sostengono che siano anche afrodisiache: questo non ha alcuna base scientifica ma, in fondo, tentar non nuoce.

Anche le noci e le mandorle arricchiscono la nostra dieta di omega 3: ne basta una manciata al giorno per mantenersi più sani.

Miele e farina

A proposito di acidi nucleici, si è recentemente scoperto che il miele (soprattutto il miele di bosco) favorisce la riparazione dei danni che possono verificarsi nel DNA cellulare, e che sono causa di tumori o di altre malattie. In particolare, contrasta i danni causati al DNA da pesticidi e diserbanti. Così questo dolce alimento, già noto per le sue virtù nutrienti, antiossidanti, antibatteriche e vulnerarie, è entrato nel novero dei più importanti nutraceutici.

È interessante notare che, man mano che l’industria e le mode alimentari ci portavano a preferire pane e pasta a base di farina bianca e raffinata, la scienza scopriva che la farina integrale di grano è un vero e proprio nutraceutico: svolge, infatti, un’azione di contrasto alle patologie coronariche, al diabete di tipo II, alle dislipidemie (per la presenza di lecitine) e all’oncogenesi dei tumori del colon. Per converso, l’aggiunta di crusca alla dieta (anche questa ha avuto il suo periodo di gran moda) non ha gli stessi effetti benefici, che sono da attribuire soprattutto al germe di grano nella sua interezza, assente dalla crusca come dalla farina bianca. Sembra che, fortunatamente, oggi stia tornando di moda l’uso di farine integrali ed è diventato facile trovare sui banchi del supermercato prodotti a base di farina di questo tipo, riscoperta grazie alla nutraceutica.

Funghi e benefici

Anche molti funghi di comune uso alimentare sono nutraceutici. Il pleurotus (Pleurotus ostreatus) contiene lovastatina, il capostipite dei farmaci che abbassano il colesterolo. Contiene inoltre prebiotici, antiossidanti e vitamine, che favoriscono l’azione ipolipemizzante della lovastatina.

Il porcino (Boletus edulis) è antiossidante ed antinfiammatorio, rinforza le difese immunitarie, inibisce la replicazione dell’HIV e, come non bastasse, ha azione citotossica su diverse linee di cellule neoplastiche.

Il coprino o fungo dell’inchiostro (Coprinus comatus), considerato da alcuni il più saporito tra i funghi commestibili, ha azione antidiabetica, migliora la tolleranza al glucosio ed aiuta a ridurre il girovita. Anch’esso ha potenzialità antineoplastiche ed antivirali.

Lo champignon (Agaricus bisporus) si è dimostrato in grado di curare la colite ulcerosa negli animali da esperimento, ed ha effetti anti-aging, antiossidanti ed epatoprotettivi.

Un recente studio ipotizza che mangiare quotidianamente un po’ di funghi possa prevenire l’insorgenza dei tumori: con 18 grammi di funghi al giorno il rischio di cancro si ridurrebbe del 45%[2]

Dieta e diabete

Un’umile pianta selvatica, l’ortica, è un ottimo esempio di nutraceutico vegetale. Ha spiccate proprietà ricostituenti, remineralizzanti e antianemiche, che la rendono indicata in tutte le convalescenze difficili e prolungate. È un antinfiammatorio e antireumatico naturale, ed ha proprietà antiossidanti. A differenza di altri nutraceutici, ha la virtù di essere disponibile “gratis et amore Dei”: basta fare una camminata in campagna per averne da mangiare a sufficienza. È ottima col risotto e con i bigoli, in una nutriente frittata, nei ravioli e nelle lasagne.

Da sempre la dieta è essenziale nella cura del diabete, ma oggi si è scoperto che alcuni alimenti e spezie hanno una specifica azione ipoglicemizzante.

Il lupino stimola la produzione di secretine intestinali (con azione ipoglicemizzante), oltre ad essere un alimento ricco di fibre e proteine. 100 grammi al giorno di cipolla fresca riducono sensibilmente la glicemia a digiuno e postprandiale, mentre 10 grammi di aglio migliorano tutti i parametri metabolici (glicemia, colesterolo, trigliceridi eccetera) oltre ad espletare azione antiossidante, antiaggregante e ipotensiva. La cannella migliora il metabolismo glicidico e riduce la pressione arteriosa con meccanismo anti ACE.

Probiotici e vitamine

Il termine nutraceutico non può non rimandarci a quello di probiotico (cioè “favorevole alla vita”) coniato all’inizio del ‘900 da Elie Metchnikoff, premio Nobel per i suoi studi pionieristici sull’immunologia. Egli indicava così i microrganismi dello yogurt, cui attribuiva la longevità di alcune popolazioni balcaniche. Lo yogurt è presente nella storia umana fin dal neolitico, ed è stato considerato una sorta di panacea in diverse civiltà, anche prima degli studi di Metchnikoff. In effetti oggi è assodato il suo contributo alla buona salute per diversi motivi: contiene vitamine e calcio; i suoi “probiotici” (lattobacilli e bifidobatteri) mantengono in equilibrio il microbiota intestinale; infine, aiuta a mantenere nei giusti limiti la pressione arteriosa perché contiene amine ACE inibitrici, prodotte dai fermenti.

Non dobbiamo poi dimenticare che anche il kefir e i crauti danno un apporto altrettanto importante di probiotici e vitamine, essendo alimenti fermentati. Sì, anche i crauti sono nutraceutici, e sono utilissimi nelle diete dimagranti per lo scarso apporto calorico. Inoltre, sono ricchi di vitamina B12 e, pertanto, dovrebbero essere sempre presenti nell’alimentazione vegana, dalla quale le altre fonti di B12 sono escluse.

Olio EVO, il re

A mio avviso, però, il re dei nutraceutici è l’olio extravergine d’oliva (EVO). Esso contribuisce alla nostra salute con i suoi grassi mono e polinsaturi, essenziali per ogni dieta che voglia combattere le dislipidemie e la malattia metabolica. Si aggiunge a questi la presenza di polifenoli, con la loro azione antiossidante che fa dell’olio EVO un ottimo conservante per i cibi… come per i nostri tessuti. Contiene, inoltre, vitamine liposolubili (carotenoidi e tocoferoli). Più di recente si è scoperto che un’altra sostanza presente nell’olio EVO, l’oleocantale, ha attività antinfiammatoria e analgesica simile a quella del brufen. Infine, gli steroli vegetali conferiscono all’olio d’oliva caratteristiche emollienti e sebo-ricostitutive, che ne fanno un ottimo cosmetico, come ben sapevano le nostre nonne.

Quasi tutti i frutti sono per qualche verso nutraceutici. Basti pensare al limone (vitamina C, potassio, flavonoidi, citrato, pectine) al mirtillo (tannini, flavonoidi, vitamine, antocianine, pectine) ed alla mela, proverbialmente utile a tener lontano il medico perché poco calorica, priva di glucosio ma ricca in prebiotici e vitamina C.

Dieta mediterranea

Per concludere questa carrellata sugli alimenti nutraceutici – esemplificativa, anche se del tutto incompleta – non mi resta che ricordare che non soltanto la dieta eskimese e quella balcanica possono essere associati alla longevità delle popolazioni, ma anche la dieta mediterranea, caratterizzata da un’equilibrata miscela di verdure, olio EVO, pesce azzurro e farine integrali. Credo che questa salutare tradizione mediterranea abbia anche il primato della bontà: i contadini e pescatori dell’Italia meridionale, dove tale dieta è stata scoperta e studiata da Ancel Keys, sono sempre stati dei veri gourmet!

La cura mediante il cibo va, comunque, al di là degli effetti benefici di alcuni singoli alimenti, particolarmente ricchi di sostanze bio attive. Oggi, infatti, alcuni studiosi stanno proponendo diete che curano diverse patologie.

Se, per esempio, si consulta il sito dell’AIRC (la ben nota fondazione per la ricerca sul cancro voluta da Umberto Veronesi) si scopre che gli oncologi danno consigli di tipo dietologico sia a scopo preventivo, sia per migliorare la risposta alle cure.

Recenti studi hanno dimostrato che la dieta chetogenica riduce e talvolta elimina gli attacchi epilettici, anche nelle forme di epilessia farmaco-resistente[3]. Si tratta di una dieta già nota per la cura dell’obesità, che deve essere seguita sotto controllo medico, proprio come le cure farmacologiche.

Sono, a dire il vero, molti i tipi di dieta oggi proposti per finalità preventive o terapeutiche, tanto da far sospettare che la moda e la speculazione economica siano talvolta preponderanti.

E allora, come regolarsi?

Meglio restare ancorati al buon senso, alle conoscenze più consolidate dall’uso ed alle tradizioni della propria terra. Ce n’è più che a sufficienza per vivere bene.


[1] S. de Felice: The NutraCeutical Revolution: Fueling a Powerful, New International Market (1989)

[2]https://news.psu.edu/story/655156/2021/04/21/research/higher-mushroom-consumption-associated-lower-risk-cancer

[3] Freeman J.M., Kelly M.T., Freeman J.B.: The Ketogenic diet: a treatment for epilepsy -. – New York, 2006

Autore

  • Cesare Pirozzi

    Laureato in medicina, specialista in chirurgia generale e chirurgia pediatrica, per quarant'anni ha esercitato a tempo pieno la professione di chirurgo e, in minor misura, di docente. Ritiratosi dal lavoro ospedaliero nel 2014, specializzatosi in Fitoterapia, ha proseguito nell'insegnamento presso l'Università della Tuscia (Viterbo) ed ha dato finalmente spazio alla sua passione per le humanae litterae (sue pubblicazioni: "Canto segreto", piccola raccolta di poesie; "Il segreto di Dante", saggio in cui propone la sua interpretazione del senso anagogico della Divina Commedia; "La natura delle cose", frutto del suo mai sopito interesse verso la scienza e la filosofia, particolarmente verso le aree del sapere che entrambe le discipline, apparentemente così lontane, tornano oggi a condividere). Oltre che su mediaquattro.it scrive articoli di divulgazione medica, di attualità politica e di costume su varie riviste cartacee e online.

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