mercoledì, Maggio 15, 2024
Arte e CulturaForestazione

La foresta e i suoi custodi: l’Amazzonia di Salgado

Amazônia di Sebastião Salgado, mostra al Museo Maxxi fino al prossimo 13 Febbraio 2022, vuole essere una scossa alle coscienze di noi occidentali

Riuscire a scuotere emotivamente ed arrivare in profondità attraverso la bellezza non è cosa da tutti.

Ci riesce senza dubbio il grande fotografo Salgado, che con i 109 + 1 scatti proposti nella suggestiva cornice del Maxxi, ci regala emozioni, ma anche tanti spunti di riflessione e di preoccupazione sul futuro del nostro pianeta che appare sempre più minacciato da potenze senza scrupoli e consumo smodato di suolo e risorse naturali.

Ci riesce da un punto di osservazione assolutamente privilegiato, quello della ‘sua’ Amazzonia, che lui, da brasiliano, protegge e difende ormai da anni con il lavoro dell’Instituto Terra avviato nel 1998, che arriverà ad impiantare 4 milioni di alberi nel 2027, composti di 290 specie di piante distribuite su 700 ettari di terreno nella regione del Minas Gerais.

Ci riesce filtrando con la lente della macchina fotografica l’ambiente e i territori ma anche le comunità indigene che poi restituisce quasi con l’occhio di un antropologo mentre scatta, blocca nel tempo e regala all’immortalità. Popoli sempre più spesso minacciati ed attaccati da interessi economici enormi.

Fonti attendibili riportano come solo nell’ultimo triennio, complice anche la pandemia che ha allontanato i riflettori di molti osservatori esteri, ogni mese in questa area del mondo siano stati uccisi circa 3 tra leader indigeni e attivisti ambientalisti e molti altri vivano nella continua minaccia della propria incolumità.

Popolazioni indigene evolute che usano totem wi-fi ma anche quelle lontanissime dall’urbanizzazione che rifiutano il contatto con il mondo esterno e scelgono l’isolamento quasi totale per preservare usi, costumi, tradizioni, ma anche e soprattutto pezzetti della giungla, che per loro è scuola, supermercato e farmacia, sempre più depredata senza alcun rispetto né regola a beneficio di sfruttamento di legname, di materie prime contenute nel sottosuolo, agricoltura industriale ed allevamento intensivo.

La mostra è anche molto bella da vedere, immersiva, nel buio e nei suoni della natura, con i grandi pannelli che galleggiano nel nulla e espongono una foresta che a tratti appare texture e disegno quasi più che scatto. Non vadano i puristi delle mostre fotografiche che cercano informazioni su scatti, luce e tempi di esposizione, perché purtroppo in questa exhibition il maestro Salgado non ce le ha raccontate, forse perché in questa occasione il suo unico scopo era di emozionarci e farci agire ora, insieme, tutti, per contribuire a salvare il nostro pianeta.  

Bela Yamanwà del villaggio di Mutu. Territorio indigeno di Rio Gregòrio, Stato di Acre, Brasile – 2016 – Sebastiao Salgado

Autore

  • Rossella Angius

    Sociologa per formazione, giornalista pubblicista dal 2005. Attivista Slow food dal 2007, partecipa alla redazione della Guida Osterie d’Italia in due edizioni, diviene anche formatrice Master of Food, approfondendo numerose materie come la birra, il formaggio e l’extravergine, con una vera passione per il caffè. Consegue nel A/A 2016/2017 presso Università Tor Vergata il Master 1°liv. in “Cultura dell’alimentazione e tradizioni enogastronomiche” col massimo dei voti. Nel giugno 2021 si specializza con il corso di formazione professionale in “Ethical Agricultural Management” presso CESAB, con pubblicazione del lavoro finale. A Ottobre 2021 ottiene la prima Certificazione SCA (Specialty Coffee Association) in tema di sostenibilità - Foundation Sustainability.

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