venerdì, Maggio 17, 2024
Cultura del Cibo

La “grattachecca”, una fresca bontà romana

Dai primi anni del Novecento questo dessert a base di ghiaccio tritato, sciroppo e frutta rappresenta il tipico “rinfresco” nelle giornate estive capitoline. Pochi e ormai storici I tipici chioschi dei “grattacheccari”

La grattachecca è un dessert a base di ghiaccio tritato, sciroppo o spremuta di frutta ed eventuale aggiunta di frutta fresca di stagione. Ideale per rinfrancarsi e difendersi dalla calura estiva, durante una gita alla scoperta delle bellezze di Roma, con il giusto apporto di acqua e zuccheri.

La grattachecca è nata proprio nel cuore della Città Eterna, nei primi anni del Novecento, conosciuta come una tipologia più “proletaria” del dessert da passeggio, mentre il gelato veniva consumato dalla classe più agiata. Il suo nome deriva da “grattare” e “checca”, che in romanesco indica il blocco di ghiaccio e tradizionalmente veniva preparata grattando il ghiaccio, della lunghezza di circa un metro, con un raschietto, che consentiva di raccogliere i cristalli nel vano posteriore e riversarli in un bicchiere. A dare il sapore, una varietà di sciroppi colorati e, soprattutto, dai tipici gusti romani, amarena e tamarindo. Quando ancora non esistevano i frigoriferi, il ghiaccio veniva portato dal “niviero”, che lo prelevava in montagna; quello che giungeva a Roma proveniva dai Castelli Romani e veniva trasportato con i carretti trainati dai buoi. Nell’antica Roma, le famiglie nobili patrizie erano solite conservare il ghiaccio, per poter realizzare dei sorbetti e gelati, soprattutto al sapore di limone, gelsi e mandorla.

Grattachecca e granita sono simili nell’aspetto e per i non addetti ai lavori potrebbero sembrare equivalenti, ma non è così. Grattachecca e granita in realtà si differenziano per processo produttivo e per origini di provenienza, benché legate entrambe in origine al “nivarolo”, il tagliaghiaccio. La granita risale ai “nivaroli” dell’Etna che conservavano la neve nel sottosuolo, per poi trasportarla con i muli e venderla nelle zone di mare, per preparare le granite. Ci sono caratteristiche differenti anche nel prodotto finale. La granita si ottiene da una miscela di succo di frutta, acqua e zucchero, prima congelata e poi tritata; quella tipica siciliana è al gusto mandorla, accompagnata da una fragrante brioche. Nel tipico dessert romano, invece, gli sciroppi ed i succhi si aggiungono dopo la lavorazione del ghiaccio e c’è il tipico “mangia e bevi”, mangia col cucchiaino e senti i cristali “scrocchiare” tra i denti e poi con lo sciogliersi e l’amalgamarsi del ghiaccio allo sciroppo, ne apprezzi tutto il gusto succhiando il fondo con la cannuccia.

Oggi, a Roma, non è difficile assaggiare una grattachecca, basta andare in uno dei chioschi storici presenti in varie zone della città, ma la figura del “grattacheccaro”, con il suo carretto, ormai appartiene al passato ed è nella mente di chi oggi, non più tanto giovane, l’ha vissuto.

Ricordo le giornate trascorse in spiaggia da bambina, quando si attendeva l’arrivo del grattacheccaro e che gioia quando arrivava il carretto e si creava subito un capannello di ragazzini, con poche lire in mano. Allora, sembrava tutto più genuino ed in spiaggia si consumava pure la pastasciutta portata da casa; poi, per motivi igienici e normative sempre più stringenti, la figura del grattacheccaro con il suo carretto è stata sostituita dagli addetti dei chioschi, ormai anche questi ultimi, divenuti parte della storia e della cultura romana.

Il mestiere centenario del grattacheccaro si è tramandato di generazione in generazione, soprattutto da madre a figlia e alcuni chioschi storici hanno conservato nomi femminili. Offrono un prodotto dissetante che è un vero toccasana nei giorni di afa. Il blocco di ghiaccio è stato sostituito dai cubetti, tritati con il tritaghiaccio elettrico; e agli sciroppi tipici, come tamarindo e amarena, e quelli classici al gusto di limone, arancia, mandorla, menta e orzata, si sono affiancati quelli a base di frutta tropicale. Pezzi di frutta deliziosi e coloratissimi riempiono i bicchieri fino all’orlo, per la gioia degli occhi oltre che del palato. Ce n’è per tutti i gusti.

Autore

  • Angela Attolico

    Giornalista pubblicista, con esperienza come addetto stampa - funzionario nella Pubblica Amministrazione e collaboratrice per varie testate, prevalentemente nei settori cultura e turismo. Di origini pugliesi, trapiantata nella Città Eterna, affascinata dalla storia e dall’arte, associo la passione per la scrittura alle passeggiate in città e alle gite fuori porta nei piccoli borghi, che amo immortalare con foto e video, per tenerne sempre vivo il ricordo; mi piace condividere la mia esperienza, postando messaggi e foto sui social. Difendo il made in Italy, i prodotti locali e mi piace assaggiare i piatti tipici della tradizione.

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