venerdì, Maggio 3, 2024
Ambiente

Fibre tessili dal cibo scartato

In fase avanzata lo studio di sistemi per ottenerle: un modo per ridurre lo spreco alimentare ed aiutare la sostenibilità ambientale

di Gianluca De Angelis

Lo spreco di enormi quantità di risorse alimentari è sicuramente uno dei più discussi temi riguardanti la sostenibilità ambientale del nostro tempo: come ridurre la produzione generale di cibo introdotta nel mercato? Come riuscire a implementare nozioni diffuse di consapevolezza di utilizzo nei consumatori, per creare una mentalità sostenibile in maniera diffusa? Come riciclare le risorse alimentari avanzate attualmente in circolazione, per ridurre gli sprechi nel breve termine in maniera intelligente?

Una delle soluzioni possibili, secondo uno studio effettuato dalla compagnia scientifica Circular Systems S.P.C., potrebbe essere quella di creare una vera e propria “etichetta” composta da capi di abbigliamento composti interamente dagli scarti di cibo.

Esatto, perché rielaborando in laboratorio queste materie prime ed estraendo fibre alimentari si potrebbe riuscire ad ottenere un materiale molto simile alle fibre tessili e ai materiali utilizzati normalmente per la produzione dei capi di abbigliamento odierni.

Bucce di banana, foglie di ananas e noccioli di albicocca potrebbero quindi presto diventare, insieme a tutti quegli alimenti dai quali è possibile estrarre fibre alimentari, magliette, maglioni e pantaloni: secondo i primi calcoli, un’implementazione iniziale anche minima potrebbe produrre, ogni anno, un quantitativo di fibre riutilizzabili di più di 250 tonnellate.

Il progetto, oltretutto, prevede chiaramente anche un notevole ritorno economico derivante dalla vendita di questi capi, guadagno che andrebbe ad arricchire le casse anche dei produttori iniziali di cibo. A loro volta, infatti, questi ultimi verrebbero invogliati a cedere i propri scarti per l’utilizzo da parte di compagnie terze, ottenendo un ritorno di risorse, in un meccanismo interconnesso che creerebbe così un vero e proprio “circolo virtuoso” della catena produttiva.

“Se non agiamo rapidamente, l’impatto dello spreco alimentare sarà catastrofico per l’industria, da un punto di vista economico e ambientale,” ha detto il presidente della compagnia, Nichelson: “Entrare a far parte di questa compagnia significherebbe diventare un tassello importante del mondo ecosostenibile: unendo l’energia che deriva dalle piante allo studio delle loro sostanze chimiche, si potrebbe quindi venire a creare un meccanismo di riutilizzo automatico. Questo processo di riciclo infatti, se portato a termine con continuità, potrebbe rivoluzionare totalmente l’economia di questo settore”.

Dopotutto, il costo dell’operazione, per i produttori di cibo, sembra praticamente nullo: vero è che ci si trova ancora nelle fasi iniziali dello studio… Ma chissà se, un domani, non ci ritroveremo tutti a indossare eleganti vestiti da cerimonia, creati dalla spazzatura del giorno prima.

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