Ambiente, quattro domande ai partiti. Le risposte di Sinistra Italiana-Verdi
Ecco cosa pensano le forze politiche in corsa per le prossime elezioni del 25 settembre sui temi dell’ambiente, sul clima, le energie alternative, la transizione ecologica, sull’agricoltura, le aree verdi protette, le crisi in atto
In occasione delle prossime elezioni del 25 settembre abbiamo invitato i partiti in lizza a rispondere a quattro domande che riassumono i temi di cui Mediaquattro si occupa da oltre dieci anni. Ambiente, sviluppo sostenibile, energie alternative, cambiamenti climatici, transizione ecologica, produzione agroalimentare, sono gli argomenti che abbiamo sottoposto ai dirigenti dei movimenti politici che se ne occupano
Queste le risposte di Marco Grimaldi responsabile ambiente di Sinistra Italiana e candidato capolista alla Camera plurinominale di Torino per l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana.
- Le energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, ecc.) necessitano di impianti che hanno un vistoso impatto sull’ambiente e il territorio. Si deve combinare la necessità di energia e la salvaguardia del paesaggio? Se sì come? Se no perché?
«Come non mi stanco di ripetere, il giudizio universale climatico è già qui. Ne abbiamo avuto ormai prova in molti, differenti e drammatici momenti. Io credo fermamente che si debba approvare entro fine anno il decreto attuativo sulle semplificazioni sugli impianti a fonti rinnovabili previsto dalla legge delega sulla concorrenza. Ma anche aggiornare le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, rimaste ferme al DM del MISE del 10 settembre 2010, immaginando “nuovi paesaggi energetici” che integrino in modo armonioso gli impianti nell’ambiente circostante. La transizione non può essere rimandata e noi abbiamo le competenze e le condizioni per realizzarla: la ricerca ha sviluppato le tecnologie necessarie per sviluppare il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici. Sono ormai disponibili efficienti tecniche per il risparmio di energia nei processi industriali, in agricoltura e nel settore abitativo, capaci di ridurre notevolmente la domanda energetica e i costi. L’Italia deve dotarsi di un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni serra come hanno fatto tutti i grandi paesi Europei, triplicando gli sforzi di riduzione delle emissioni fino al 70% al 2030 rispetto al 1990 e procedendo verso la neutralità climatica da raggiungere nel 2045»
- La crisi ambientale provocata dai cambiamenti climatici incide pesantemente su approvvigionamento idrico e produzione agricola creando peggioramenti e crolli di produzione. Come mitigare gli effetti e ridurre l’impatto?
«In questi mesi abbiamo purtroppo visto la realtà della crisi idrica in tutta la sua gravità. Laghi come il Maggiore al minimo storico, con le peggiori secche mai viste da secoli, gli invasi con una riduzione media del 40 o 50 per cento: tutto un sistema di vita e attività ne ha pagato le conseguenze. Bisogna cambiare innanzitutto la nostra mentalità: l’acqua sarà una risorsa sempre più preziosa e meno scontata. Possiamo per esempio continuare a mantenere e costruire allevamenti che prevedono il consumo di migliaia di litri d’acqua al giorno? L’Olanda – per fare un esempio – ha recentemente stanziato 25 miliardi di euro per accompagnare gli allevatori in una transizione per diminuire del 30% gli animali allevati entro il 2030. In generale, avremo bisogno di un piano di investimenti per il risparmio idrico, sia in ambito urbano che industriale, promuovendo il ciclo chiuso, il riuso delle acque e la riduzione dell’impatto degli scarichi sui fiumi e dello sfruttamento delle acque di falda, e contro la dispersione idrica dei nostri acquedotti che perdono il 40% di acqua. La Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per la violazione della direttiva in materia di trattamento delle acque: possiamo rimandare un piano che acceleri la realizzazione dei sistemi di depurazione? La disponibilità della risorsa idrica è inscindibile dal tema della qualità: falde, fiumi e laghi continuano a essere gravemente inquinati proprio per una cronica emergenza depurativa»
- Pandemia da covid, cambiamenti climatici, crisi ambientale hanno fatto emergere il ruolo fondamentale ricoperto dalle aree protette urbane e naturali sia per il loro impatto ecologico che sociale. Pensate si debbano potenziare? Come?
«Quanto è stato importante per le persone di ogni età, durante la pandemia, salvaguardare forme di socialità, attività fisica, cura del tempo libero utilizzando gli spazi aperti? Come può un bambino fare a meno della prossimità di un parco o di un’area giochi? Come può un anziano mantenersi in salute senza poter passeggiare in sicurezza e all’ombra? Come possono gli adolescenti vivere la loro età senza mai incontrare di persona i propri coetanei in luoghi adatti? Tutto questo ci ha mostrato che cosa significa progettare città sempre più verdi, sempre più sostenibili e in cui lo spazio pubblico è vasto e di qualità. Fare in modo che la città sia dotata di tante e diffuse “isole di freschezza” non significa soltanto mitigare gli effetti di calore insopportabile legati ai cambiamenti climatici, ma anche migliorare la qualità della vita delle persone. Immaginiamo città in cui tutte le scuole siano “car free” perché i bimbi non vengano minacciati dal pericolo delle macchine, ma anche dai danni provocati dagli altissimi valori di concentrazione del biossido di azoto. Serve investire nel recupero della permeabilità del suolo attraverso la diffusione di Sistemi di drenaggio sostenibile che sostituiscano l’asfalto e il cemento, nell’utilizzo di materiali capaci di ridurre l’effetto isola di calore nei quartieri, nella piantumazione di alberi e di verde urbano diffuso»
- La transizione ecologica delle imprese italiane è minacciata dalla crisi provocata dallo stress energetico e dall’approvvigionamento delle materie prime necessarie. È una strada chiusa o si deve proseguire? Se sì come? Se no perché?
«È una strada che deve essere aperta a ogni costo, anche perché non l’abbiamo ancora imboccata veramente. L’aggressione russa all’Ucraina sta provocando una crisi energetica drammatica, ma ci mostraanche che cosa significa continuare a rimandare il raggiungimento dell’autonomia energetica e un forte investimento sulle rinnovabili. Secondo le analisi dell’ingegner Sorokin dell’InterEnergy, se in questi anni lo sviluppo delle Fonti di energia rinnovabile (Fer), in particolare solare ed eolico, fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio del triennio 2010‐2013, oggi l’Italia avrebbe potuto tagliare i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%. Ecco perché dobbiamo evitare che l'”effetto guerra” abbia come conseguenza un nuovo “effetto serra”. Come? Serve un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale e garantisca l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035. Bisogna accelerare, non “congelare” questo passaggio. E serve al contempo un piano per l’eliminazione dei combustibili fossili dalle abitazioni mediante energie rinnovabili, efficienza energetica, pompe di calore e ogni altro processo che porti all’elettrificazione completa delle abitazioni. E poi rivedere tutti gli incentivi per renderli duraturi almeno fino al 2030, darne accesso a tutte le fasce sociali e garantirne l’accesso prioritario alle fasce sociali più deboli. E quindi accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile fino a raggiungere l’installazione di 15 GW all’anno. Sono solo alcuni dei tanti interventi con cui prendere davvero sul serio l’obiettivo della transizione energetica»