Emozioni in tavola
Le università di Trento e Bologna studiano le emozioni del cibo nell’ambito di un’indagine comunitaria, che durerà quattro anni, finanziata nell’ambito di Horizon 2020 con 5 milioni di euro. I partner dell’indagine sono coinvolti nella più ampia rete di ricerca europea FNH-RI per diete sane e sostenibili, composta da più 150 istituti in 24 paesi.
Il cibo non è solo un alimento ma è anche il ricordo di quello che mangiavamo da piccoli, odori e profumi che ci riportano indietro nel tempo e che spesso vorremo donare alle persone che amiamo. Ma quali sono i meccanismi che guidano le emozioni del cibo? Stanno cercando delle risposte le Università di Trento e Bologna che partecipano – con un consorzio di 14 accademie coordinate da quella di Wageningen – a un progetto di ricerca specifico per scoprire come l’acquisto dei cibi sia legato alle emozioni.
L’indagine, che si svolge nell’ambito del programma comunitario Horizon 2020, ha ottenuto un finanziamento di circa 5 milioni di euro. La ricerca COMFOCUS, che sta per Communities on Food Consumer Science, durerà quattro anni, fino al 2025, e ha l’obiettivo di mettere a fuoco il problema sociale delle scelte alimentari facendo rete e includendo tutti i soggetti attivi coinvolti, dai ricercatori ai consumatori, con una vera e propria attività di networking transnazionale e virtuale.
La diffusione dei risultati e delle innovazioni sarà supportata da un forum di tutte le parti interessate, inclusi i responsabili politici a livello nazionale e comunitario. COMFOCUS, fra l’altro, contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’indagine e tutti i partner che ne fanno parte sono coinvolti nella più ampia rete FNH-RI che è un’infrastruttura di ricerca europea per diete sane e sostenibili, composta da più 150 istituti in 24 paesi, che riunisce i principali attori, dai cittadini all’industria, con l’obiettivo di favorire la transizione verso un sistema alimentare sostenibile, la riduzione delle malattie non trasmissibili e il coinvolgimento di consumatori e cittadini.
I docenti dell’Università di Trento spiegano che “le emozioni influiscono su molti aspetti della vita quotidiana e condizionano le nostre scelte, soprattutto per i prodotti alimentari“. Una riprova ne è il disgusto che noi occidentali proviamo verso le fonti alternative di proteine come gli insetti, che in altre parte del mondo fanno invece parte dell’alimentazione quotidiana. La ricerca quindi cercherà di capire con una serie di test mirati come “alcune tipologie di stimoli possono innescare dei processi emozionali che spingono i consumatori a compiere scelte più salutari e sostenibili”.
L’obiettivo del progetto non è solo quello di capire questi meccanismi emozionali, ma anche e soprattutto di sviluppare una vera e propria banca dati e servizi digitali di facile accesso per tutti i gruppi di ricerca impegnati nel settore. “La missione – dicono all’Università di Trento, come riporta Askanews – è far progredire la comunità in questa scienza per dare un contributo alla sostenibilità in tutte le sue declinazioni, ambientale, sociale ed economica, che può derivare anche dall’adozione di scelte alimentari sane”.
Insomma, aveva proprio ragione Oscar Wilde quando diceva: “Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo”.