venerdì, Settembre 20, 2024
AlimentazioneCultura del Cibo

Tasse Onu sul made in Italy: cosa c’è di vero

 

di Gianluca De Angelis

Si è parlato molto, negli ultimi giorni, della tassa che l’Onu avrebbe intenzione di porre su tutta una serie di prodotti “dannosi per la salute”, scoraggiandone conseguentemente il consumo: sotto l’ombrello dell’accusa andrebbero infatti a cadere anche olio d’oliva, parmigiano reggiano, Grana, prosciutto e vino. Tutte eccellenze del Made in Italy, quindi, da sempre sinonimo di qualità e di prodotti sani.

Gli effetti, in questo caso, potrebbero essere gravissimi sull’economia del Paese… Ma le cose potrebbero essere differenti dalla descrizione che ne è emersa in questi giorni.

Nonostante l’allarme generale, infatti, è stata proprio l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) a rispondere alle accuse, smentendole: dopotutto, se si va a leggere con attenzione il documento contenente i passaggi incriminati (PDF), vengono dette cose che effettivamente potrebbero essere in qualche modo fraintese, ma che non fanno assolutamente riferimento in maniera diretta ai prodotti sopracitati.

A pagina 23, ad esempio, i governi nazionali vengono invitati a collaborare coi produttori di «bevande non alcoliche e cibo» per quanto riguarda «l’etichettatura e la regolamentazione della commercializzazione» di quei prodotti, e di «limitare la commercializzazione di prodotti non salutari (quelli contenenti una quantità eccessiva di zuccheri, sale, grassi saturi e trans) ai bambini». In aggiunta, la commissione dell’OMS dice che «incentivi e disincentivi fiscali dovrebbero essere presi in considerazione per incentivare stili di vita salutari, promuovendo il consumo di prodotti sani e limitando la commercializzazione, la disponibilità e il consumo di prodotti non salutari».

In una nota, poi, si parla vagamente della possibilità di migliorare le indicazioni sulle etichette per indicare la quantità di sale nei prodotti.

Diciamo che, in qualche modo, le parti del documento soggette alle critiche sono quindi più che altro un invito ad intraprendere una dieta equilibrata e accorta, scoraggiando invece ad uno stile di vita sedentario: nulla di nuovo, quindi, ma anzi una sorta di “compendio per uno stile di vita sano”.

Il rientrato allarme ha fatto poi calmare le acque anche al Consorzio del Parmigiano Reggiano, che era subito stato colpito dalle notizie errate circolate: «Abbiamo letto con attenzione il documento “Time to deliver” e risulta evidente che l’Oms non ha messo sotto accusa le eccellenze italiane, né tantomeno il Parmigiano Reggiano che è noto per essere sano e naturale, per l’alta digeribilità, l’elevato contenuto di calcio e minerali, l’assenza di additivi e conservanti” ha commentato Riccardo Deserti, direttore Consorzio Parmigiano Reggiano, il quale ha però aggiunto che “l’Oms esprime tuttavia raccomandazioni a favore dell’adozione di norme di etichettatura sui prodotti per evidenziare la presenza di sale e grassi saturi. Questo punto apre il rischio che a livello mondiale si alimenti un “sistema Arlecchino” con grande confusione o, ancor più grave, che taluni Paesi strumentalizzino tale raccomandazione per introdurre nuove barriere commerciali. Un pericolo – sottolinea Deserti – che ci preoccupa. Occorre ora lavorare su più fronti, per chiedere di definire in trasparenza e coerenza linee guida generali per i sistemi di etichettatura promossi da Oms. Serve un approccio legato alla reale educazione sui comportamenti dei consumatori e non un semaforo».

Una crisi che ha fatto tremare il Made in Italy, quindi, ma che fortunatamente sembra sia stata generata semplicemente da un’interpretazione errata del documento, che potrebbe invece essere usato in maniera positiva anche per combattere problemi come l’obesità (che, ricordiamo, non esula affatto da Paesi come l’Italia, con una dieta prettamente mediterranea). L’Onu, dopotutto, non è nuova nella sua lotta alle malattie del terzo millennio, come quelle cardiovascolari, insieme al diabete, ipertensione e cancro: l’attenzione resta alta, e potrebbe essere proprio la riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 27 settembre a portare importanti novità in merito.

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