venerdì, Maggio 17, 2024
Ambiente

Aumenta il consumo di suolo in Italia

di Gianluca De Angelis

Il 5° Rapporto sul consumo di suolo in Italia è stato presentato pochi giorni fa a Palazzo Montecitorio alla presenza del Ministro dell’ambiente Sergio Costa: quello che è stato fornito è un quadro aggiornato dei processi di trasformazione territoriale italiana, ottenuta grazie alla cartografia aggiornata del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che vede ISPRA lavorare insieme alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, in uno sforzo di monitoraggio congiunto svolto anche tramite le tecnologie più avanzate.

Se l’impatto della crescita delle costruzioni artificiali risulta stabilizzato ad una media di 2 metri quadrati al secondo, in realtà i dati dimostrano un aumento delle costruzioni nel 2017 rispetto agli anni scorsi per un costo di 2 miliardi di euro l’anno (calcolati in base alla perdita di capacità di stoccaggio di carbonio, di produzione agricola e legnosa e di servizi ecosistemici).

Ogni due ore viene costruita una superficie pari a quella della celebre piazza Navona a Roma,  quindi ogni secondo vengono coperti con cemento o asfalto due metri quadrati di territorio: questo consumo di suolo a oltranza è in aumento soprattutto nelle regioni in ripresa economica, come nel Nord-Est del Paese, ma il fattore più preoccupante è come esso sconfini anche in aree protette e a pericolosità idrogeologica, dove vige la tutela paesaggistica.

Basti pensare a come quasi un quarto (il 24,61%) del consumo di suolo tra il 2016 e il 2017 sia avvenuto all’interno di aree soggette a vincoli paesaggistici: oltretutto, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova proprio in aree a pericolosità da frana ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.

Il consumo di suolo non risparmia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, con i Parchi nazionali del Vesuvio, dell’Arcipelago di La Maddalena e del Circeo che risultano essere le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.

Il comune che ha costruito di più durante il 2017, invece, è quello di Sissa Trecasali (Parma), che ha riportato una crescita che supera i 74 ettari: ciò deriva principalmente dalla realizzazione della nuova Tirreno-Brennero: ciò è dovuto al fatto che sono spesso comuni piccoli o medio piccoli a mostrare più spesso una tendenza a consumare suolo, con dinamiche che si ricollegano ai processi di urbanizzazione dei rispettivi capoluoghi di provincia.

Anche la presidente del WWF Donatella Bianchi è intervenuta per commentare i dati poco incoraggianti del rapporto Ispra: “Il consumo del suolo è una malattia che debilita l’Italia e che, dopo aver cancellato buona parte della fascia costiera e reso irriconoscibili le aree interne, si sta ora propagando alle aree più pregiate del Paese”.

Il rapporto, infatti, si chiude ipotizzando tre possibili scenari che potrebbero presentarsi sul suolo italiano entro il 2050: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vedrebbe una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050, con una progressiva riduzione della velocità di trasformazione del territorio. Il secondo, indica invece un consumo di suolo superiore ai 1600 km2, nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno. Infine il terzo scenario sarebbe quello che impatterebbe in maniera maggiore il territorio italiano: il consumo di suolo arriverebbe infatti a superare gli 8mila km2 (nel caso di una netta ripresa economica). In questo modo, sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.

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