Panem et circenses
A Bologna la Soprintendenza Archeologia, in occasione delle Giornate del Patrimonio, propone un viaggio alle origini dell’alimentazione, dalla preistoria al XIX secolo
di Barbara Civinini
Giovenale, nelle sue Satire – gli unici scritti del poeta latino, vissuto fra l’anno 50 e il 140 d.C., che sono giunti sino a noi – diceva che il popolo brama due sole cose: il pane e i giochi circensi, da cui l’espressione panem et circeses. L’autore satirico, che amava raccontare ciò che lo circondava, viveva in un mondo in cui il consenso dei cittadini di Roma si comprava con il grano (panem) e qualche regalia e con grandi spettacoli pubblici (circenses). In realtà la distribuzione gratuita del grano, oppure a prezzi di mercato molto ribassati, le frumentationes, era iniziata ai tempi della Repubblica ed era regolata dalla lex frumentaria.
Il fatto che l’espressione sia arrivata sino ai giorni nostri la dice lunga su come la storia dell’alimentazione sia una chiave di lettura per comprendere il nostro passato ma anche il presente. Proprio per questo in occasione delle Giornate del Patrimonio, la Soprintendenza Archeologia di Bologna ha organizzato a Palazzo Ancarano, sabato 22 settembre, un’iniziativa sul tema del cibo, tra necessità, condivisione e ostentazione.
Insomma, un modo interessante per scoprire tutto quello che avreste voluto sapere sul cibo, dalla preistoria all’età moderna, con visite guidate al laboratorio di restauro, una divertente “caccia al coccio” per i più piccoli e la breve storia per immagini di Via Belle Arti, dove si trova il nobile palazzo, sede della Soprintendenza, che ospita la manifestazione, e del suo antico quartiere.
L’archeologa Cinzia Cavallari e la storica dell’arte Anna Stanzani proporranno un percorso per immagini commentate sull’alimentazione e la “liturgia” dei pasti. Nel corso della Preistoria, da un’economia basata sulla caccia e la raccolta dei frutti spontanei si passa, con la scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento, a un cambiamento radicale: di fatto il focolare domestico diventa simbolo di famiglia e di comunità.
L’alimentazione accompagna la storia dell’uomo in tutte le sue sfaccettature, da necessità di sostentamento a strumento di ostentazione di stato sociale. Pasti frugali, banchetti sontuosi in età romana e medievale, mutazioni del gusto, mode, sfruttamento delle risorse naturali, cucine, vasellame da mensa e contenitori per la cottura e la conservazione dei cibi in realtà rappresentano uno strumento importante per comprendere l’evoluzione delle società antiche, medievali e post-medievali.
Per l’età moderna, però, c’è un punto d’osservazione privilegiato: il racconto pittorico. Ma quali sono i cibi e le suppellettili messi in tavola dai pittori? E quali sono le occasioni principali per rappresentare il cibo e i temi conviviali? Banchetti sacri e profani, cucine e osterie, nature morte e mercati sono il filo conduttore di un viaggio nella nostra civiltà della tavola. Come sottolineava il ministro durante la presentazione dell’Anno europeo del cibo italiano, è l’arte a riconoscere per prima la valenza culturale del cibo, il suo valore simbolico, sociale ed estetico, oltre che vitale, dall’epoca greco-romana fino all’avvento del barocco e al contemporaneo.