L’«altro carburante», prodotto da fonti rinnovabili, esiste
È il bioetanolo, ecologico, ricavato da fonti rinnovabili, cioè da materia prima agricola, l’Italia ne produce già in quantità utile a soddisfare le esigenze imposte dalle norme Ue
I nostri governanti si stanno accorgendo che il carburante ecologico, da fonte rinnovabile alternativa al fossile, esiste, e che l’Italia può produrne (e ne produce) in quantità utile a soddisfare le esigenze imposte dalla normativa ambientale dell’Unione Europea: è il bioetanolo, ossia l’alcol etilico (etanolo) prodotto a partire da materia prima agricola o comunque vegetale.
I distillatori italiani, schierati nella AssoDistil, hanno inteso suonare la sveglia alle autorità preposte alla normativa carburanti, con un seminario che l’11 maggio a Roma ha giustamente attirato l’attenzione anche della grande stampa nazionale: “Bioetanolo: la mobilità sostenibile è ora!”. Vi hanno partecipato anche autorità nazionali ed europee.
Ricchi di dati tecnici, i documenti più rilevanti usciti dal seminario si imperniano sul tema: “Bioetanolo sostenibile: obiettivo 2030”. L’anno 2030 segna il limite di tempo entro il quale la Direttiva sulle Fonti rinnovabili (DIRETTIVA (EU) 2018/2001-RED II) dell’Unione europea ha fissato obblighi di utilizzo di fonti rinnovabili nei consumi energetici. In particolare, per quanto riguarda i trasporti, è fissato per il 2030 l’obiettivo vincolante del 14% di energia rinnovabile, di cui almeno il 3,5 % di energia rinnovabile proveniente da biocarburanti. E l’Italia ha recentemente recepito la Direttiva RED II con il Decreto Legislativo n. 199 sulla promozione delle fonti rinnovabili (8 novembre 2021).
Ma è già imminente la scadenza che la direttiva impone a partire dal 2023: “La quota di biocarburanti miscelati alla benzina è almeno pari allo 0,5%, e a partire dal 2025 è almeno pari al 3% sul totale della benzina immessa in consumo”.
Se qualcuno si strappasse le vesti pensando alla difficoltà di arrivare puntuali a quell’arduo obiettivo, la risposta è pronta: la tecnologia e la capacità produttiva esistono già, in Italia. Anzi, esiste già anche il prodotto. Solo che i distillatori italiani, impossibilitati dalla vischiosità normativa nazionale a offrire il loro bioetanolo ai produttori nostrani di carburanti, lo vendono all’estero, in particolare alla Francia che già lo utilizza con grande profitto, additivandone il 15% alla benzina.
La tecnologia italiana è all’avanguardia nella produzione del bioetanolo così detto “avanzato”, cioè non proveniente da scarti alimentari o vinicoli, ma da cellulosa e da vegetali non commestibili. Con questa tecnologia, nulla viene sottratto alla filiera alimentare, come accade invece in paesi (gli Stati Uniti, in primis) dove si sovvenziona la distillazione di grandi quantità di mais per produrre bioetanolo in quanto carburante ecologico. Perfino un gigante petroliero come l’ENI si è convertito al bioetanolo avanzato: è sua Versalis, la società che ha ripreso gli impianti lasciati dalla sfortunata impresa di Guido Ghisolfi.
Dal momento che, ad oggi, il bioetanolo, rappresenta l’unico biocarburante miscelabile con la benzina – argomenta AssoDistil – l’applicazione della normativa genererà un fabbisogno di prodotto da miscelare obbligatoriamente pari a circa 55.000 tonnellate nel 2023 e circa 320.000 tonnellate nel 2025 (parliamo sempre di alcol anidro, ossia al 100%, privo di acqua). Sarà necessaria la costruzione di almeno 15 nuovi grandi impianti, con l’investimenti prevedibili per miliardo e mezzo di € (con 16.000 nuovi posti di lavoro nella filiera industriale e 30.000 in quella agricola).
Cosa si chiede a fronte di questo impegno? Stralciamo queste richieste dalla conclusione del documento uscito dal seminario di AssoDistil:
● Obiettivi vincolanti e crescenti di immissione in consumo di bioetanolo, sia convenzionale che avanzato, nella filiera benzina, almeno fino al 2030 per garantire adeguato abbattimento di emissioni e favorire investimenti nelle tecnologie avanzate: l’Italia è leader mondiale nelle tecnologie per la produzione di bioetanolo, sia convenzionale che avanzato, ma qualunque investimento è frenato dalle incertezze legate alla domanda.
● Sanzioni adeguate in caso di non ottemperanza per garantire certezza della domanda e adeguamento del mercato per tener conto dei costi associati in particolar modo alla produzione dei biocarburanti avanzati che necessitano di tecnologie innovative ed investimenti rilevanti.
● Accise commisurate all’emissioni di CO2eq: AssoDistil auspica che l’Italia nell’ambito della revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici, in discussione in questi mesi a livello unionale, voglia sostenere un modello che tenga conto dell’impatto ambientale degli stessi prodotti energetici in modo da premiare i prodotti che contribuiscono maggiormente alla riduzione delle emissioni ed evitare la penalizzazione che si registra oggi nei confronti del bioetanolo.
(…0missis…)
● Snellimento burocratico per evitare che misure di sostegno alla introduzione del bioetanolo sostenibile nel mercato dei carburanti sia inibito dalla complessità delle procedure di accreditamento, registrazione e certificazione, che oggi purtroppo invece penalizzano pesantemente chi produce biocarburanti, sia convenzionali che avanzati.
Condivisibile senza remore da tutti è quest’ultima richiesta: la lancinante carenza di snellimento burocratico è, purtroppo, un diffusissimo mal comune, e niente gaudio per nessuno.