sabato, Aprile 27, 2024
Arte e CulturaReportTurismo in Italia

I tesori della Valnerina: arte, cultura, tradizione

Nel tratto tra la Cascata delle Marmore e Scheggino è un rigoglioso fiorire di iniziative imprenditoriali che valorizzano l’agricoltura bio, i prodotti tipici dell’Umbria, la cucina esperienziale; il tutto, all’ombra di pregevoli testimonianze storiche

Il cuore d’Italia, la verde Umbria, è una delle mete usuali per quel che riguarda il turismo religioso: Assisi è la patria di San Francesco e di Santa Chiara, Norcia lo è di San Benedetto e Cascia di Santa Rita, tanto per ricordare alcune delle principali mete di pellegrinaggio. La regione è stata per secoli il rifugio preferito per eremiti, monaci e religiosi di ogni tipo che qui hanno lasciato tracce concrete della loro fede.

Malgrado questo tipo di attrattiva, una delle valli umbre forse meno conosciute ai grandi flussi turistici è la Valnerina, che da Terni si insinua tra i monti fino ad arrivare alle sorgenti del Nera, poco più in là del confine con le Marche. Meno conosciuta, ma non per questo meno interessante o coinvolgente delle altre che costellano la regione. Anzi. I paesini che, attraversando il Parco Fluviale del Nera, si snodano lungo la Statale 209 Valnerina (ora Strada Regionale 209), per quanti vogliano andare alla scoperta di arte, cultura e tradizioni (anche e in particolare dal punto di vista gastronomico) rendono il tragitto quasi magico, tante sono le scoperte possibili.

Questo anche se, purtroppo, molte località, specialmente verso la parte alta della valle, appunto ai confini con le Marche, verso Visso e lungo tutta la Val Castoriana fino a Norcia, sono oggi quasi sparite, martoriate dal terremoto sempre presente nei secoli passati, ma che da ultimo nel 2016 si è accanito contro questo territorio.

Un patrimonio culturale e artistico perso per sempre, quello andato distrutto con l’ultimo sisma, che rende ancora più importanti e preziose le realtà rimaste fortunatamente intatte nel resto della Valnerina, dove le scosse sono arrivate con forza attenuata. Località più vicine alla piana di Terni: come la tratta che va dalla stupenda Cascata delle Marmore a Scheggino, poco più di venti chilometri lungo il Nera dove arte e cultura si mescolano con la natura in modo superbo. E dove artigianato e agricoltura, soprattutto quest’ultima, offrono al visitatore prodotti non altrimenti reperibili.

Qui ha la sua culla il tartufo nero (a Scheggino, borgo a cavallo del Nera, è nata l’azienda più antica per il commercio mondiale del prelibato tubero, al quale è intitolata una prestigiosa Accademia meta di chef e gourmet provenienti da tutto il mondo); l’ulivo è da secoli il padrone dei contrafforti collinari che abbracciano il fiume; qui ha trovato dimora il melangolo con i suoi frutti (le melangole, appunto, ovvero le arance amare) il cui succo viene utilizzato per insaporire – al posto dell’aglio – gustose bruschette (e per questo l’albero era piantato, in passato, in prossimità dei frantoi, quasi fosse un’insegna). Esemplari di questo antico albero da frutto, oggetto di studio da parte di molti centri di ricerca agroalimentare, si stanno sviluppando grazie alle cure di Aurella Argenti Torlini che, nel suo agriturismo, produce anche squisite marmellate e liquori alla melangola.

E il vino? In Valnerina, nella parte dove le montagne si stringono lasciando poco più dello spazio necessario allo scorrere del fiume, la coltura della vite non ha mai avuto molta fortuna negli anni passati.  Da qualche tempo, però, lì dove la valle si allarga, nel tratto collinare tra le Marmore e Arrone, una intraprendente imprenditrice, Gina Vannucci Mattei insieme al marito sta cercando di sviluppare tale coltura, ovviamente rigorosamente bio. Risultato? Presto, forse, per un giudizio ponderato: ma dal primo assaggio di un giovane rosso appena imbottigliato sgorgano promesse interessanti.

Elencare tutti i cibi tradizionali del posto, con le loro variazioni (lievi, ma caratteristiche di un paese rispetto all’altro) sarebbe veramente troppo lungo. E poi è senz’altro più interessante e coinvolgente lasciarsi guidare, in questa scoperta, dai vari ristoratori che – soprattutto negli ultimi decenni – hanno aperto la loro cucina ai visitatori. C’è solo l’imbarazzo della scelta tra le decine di trattorie, ristoranti, agriturismi e locali vari dove abbandonarsi ai piaceri del palato. Antichi e tradizionali, dove assaporare i piatti tipici della cucina umbra esattamente come li faceva la nonna, o più moderni templi del gusto dove chef rinomati sperimentano nuove formule o rivisitano ricette di una volta.

Uno di loro è Umberto Trotti, responsabile AIC per l’Umbria, in corsa per il titolo di “Miglior Chef d’Italia”, che nel suo locale sulle sponde del Nera punta soprattutto a far conoscere le eccellenze gastronomiche della zona. Tutti prodotti a km0 nella sua cucina, tranne il pesce: di mare, non di fiume, per piatti dove la freschezza del prodotto viene esaltata dalla preparazione non canonica del vulcanico Umberto, impegnato attualmente ad ampliare la sua scuola di cucina dove sono nati molti giovani cuochi di successo e dove spera di realizzare un sogno particolare.

Umberto Trotti: una scuola per realizzare un sogno

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Si diceva dei visitatori appassionati di questi luoghi: che non sono più soltanto i “turisti di ritorno”, quelli cioè che venivano o transitavano per la Valnerina tornando – specialmente l’estate o per le feste comandate – nei paesi d’origine, oggi purtroppo quasi spopolati. Molti, infatti, sono anche i turisti stranieri che hanno cominciato a conoscere questa valle, come i tanti italiani che l’hanno scelta quale meta alternativa, per le vacanze, durante il lockdown causato dall’epidemia di Covid19.

Arrone, Montefranco, Ferentillo … una lunga sequenza di borghi affacciati sulle rive del Nera che custodiscono curiose particolarità (come il Museo delle Mummie) o inaspettati tesori (come l’Abazia di San Pietro in Valle). Il convento adiacente all’Abazia è oggi di proprietà privata ed è stato trasformato in una splendida “residenza storica”, location d’obbligo per pranzi e cene di nozze delle coppie, soprattutto provenienti dall’estero, che qui vengono a sposarsi.

È proprio l’Abazia, infatti, con i suoi splendidi affreschi del ‘200 – la cui tecnica pittorica, sostengono alcuni studiosi, sarebbe stata di ispirazione per Giotto e la sua opera ad Assisi – ad incantare quanti hanno la ventura di conoscerla.

San Pietro in Valle, gioiello della Valnerina

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Una lunga serie di attrazioni, dunque, fanno della Valnerina una meta privilegiata da raggiungere. Anche se ci si limita soltanto a percorrere il suo primo tratto: venti, massimo trenta chilometri a nord-est di Terni, per una gita durante un week-end, ma pure (e forse meglio) nel mezzo della settimana. Uno o due giorni da dedicare alla conoscenza di un territorio forse poco pubblicizzato ma dove è possibile ritrovare, nell’arte, nella storia ma soprattutto nei sapori della sua cucina,  i segni di una cultura millenaria.

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari).

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