lunedì, Aprile 29, 2024
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Gli agricoltori non mollano: a Roma due agguerrite manifestazioni

Il movimento degli agricoltori che ormai da circa un mese vede presidi, manifestazioni, cortei e mobilitazioni in tutta Italia, nato sull’onda di quelli analoghi ma precedenti in Germania e Francia, sta allargando la sua sfera di influenza e concentrando la sua visibilità soprattutto su Roma. E’ la Capitale il teatro scelto dagli organizzatori per dare più risalto alle loro richieste e per favorire un’interlocuzione con le istituzioni e con i media che seguono numerosi le vivacità dei gruppi di attivisti.

Lo spontaneismo che ne ha caratterizzato gli esordi sta pian piano lasciando il passo a forme di organizzazione che se da un lato dà più consistenza alle rivendicazioni e ruoli ai portavoce, dall’altro mostra l’estrema frammentarietà e forse una debolezza che nel lungo periodo potrebbe rivelarsi un ostacolo difficile da superare.

La lotta si allarga e si divide anche se le richieste di base sono comuni: ogni gruppo tende a sottolineare argomenti, specifiche richieste e individuano interlocutori, antagonisti e avversari diversi, così come diverse sono le azioni che si propongono di fare nei prossimi giorni. Grande è la confusione sotto il cielo di questa lotta.

Il concentramento di tarda mattinata, alle 13 circa al Campidoglio, indetto principalmente da “Altragricoltura” e da “Popolo Produttivo”, riassunto nello slogan “Te lo do io il made in Italy” che è anche la piattaforma rivendicativa comune, ha riunito molte altre associazioni e gruppi provenienti da tutta Italia, anche di altri settori produttivi; oltre agli agricoltori: allevatori, pescatori, balneari, lavoratori autonomi. Circa cinquecento i partecipanti che in modo caratteristico e chiassoso, con la consueta estemporaneità, hanno stazionato nella piazza michelangiolesca e all’ombra del Palazzo Senatorio. tra la curiosità dei molti turisti presenti, hanno tenuto il loro comizio dopo la sosta simbolica di un trattore a favore di obiettivi al Colosseo, Tanti e folti i crocicchi in cui i lavoratori hanno esposto le loro idee e si sono confrontati con i media e con i cittadini presenti che volevano saperne di più.

Dalla tribuna improvvisata testimonianze personali, di lavoro e di vita si sono intrecciate con interventi più “politici”. Anche se gli obiettivi sono comuni con quelli delle altre manifestazioni, gli intervenuti chiariscono e ribadiscono che il loro intento «non è chiedere le dimissioni di nessuno ma interloquire con le istituzioni per risolvere i problemi che ci sono», «siamo qui per rivendicare i nostri diritti, siamo persone che lavorano e non riusciamo a mantenere le famiglie e garantire loro un futuro. Vogliamo soluzioni». Lo ripetono Gianni Fabris portavoce di “Altragricoltura”, Claudio Maurelli di “Popolo Produttivo”, Angelo Di Stefano del coordinamento delle partite IVA e altri che elencano rivendicazioni e istanze spiegando anche che quella in atto è una manifestazione simbolica, che volutamente non hanno portato trattori in città ma sono arrivati con pullman e auto.

Le richieste principali sono una profonda revisione della politica agricola europea che penalizza i prodotti di qualità italiani a favore delle importazioni di quelli extraeuropei meno controllati, una moratoria fiscale e bancaria per le aziende indebitate per la necessità di adeguarsi alle normative sempre più pressanti e la ferma contrarietà agli accordi di libero scambio che favoriscono l’import di materie prime a costi sempre più bassi che mettono fuori mercato quelle prodotte nel nostro Paese.

Più folta, oltre millecinquecento persone, più organizzata e più scenografica la manifestazione che si è tenuta nel primo pomeriggio, a partire dalle 15, al Circo Massimo. Dopo aver percorso le strade della città un lungo rimorchio, poi divenuto palco del comizio, e una decina di trattori hanno fatto il loro ingresso nella spianata del Circo Massimo tra gli applausi dei lavoratori che erano lì ad attenderli. Folla rumorosa, caratteristica e decisa. Anche qui le solite scene a cui questi lavoratori ci hanno ormai abituato. Disinvoltura a parlare con i media e ai cittadini per spiegare le loro richieste, rivendicazioni e propositi, voglia di far capire il senso della loro lotta e cosa vogliono.

Anche a questo raduno, organizzato principalmente da CRA agricoltori traditi, un’altra delle sigle del variegato movimento rappresentata da Danilo Calvani, già noto per aver guidato altre proteste negli anni passati, hanno aderito altri comitati, gruppi più organizzati e gruppi spontanei molti dei quali venuti da tante regioni di tutta Italia. Presenti anche i sindaci di Salemi (TP) e Maschito (PZ) in rappresentanza dei loro cittadini e dei territori.

Il tono e le rivendicazioni avevano un carattere deciso, in particolare verso il governo e le associazioni sindacali accusate di aver fatto poco per difendere gli interessi della categoria. Nell’occhio del ciclone il presidente di Coldiretti Prandini e il ministro Lollobrigida di cui ripetutamente sono state richieste le dimissioni. Dal palco si sono alternati in tanti e hanno portato uno spaccato di quel mondo con le diverse esperienze e testimonianze tra cui quella di un ragazzo pugliese di diciassette anni che ha coinvolto la platea. Sul palco anche Tonino Monfeli «Non possiamo andare avanti così. Non siamo schiavi delle multinazionali e delle catene dei supermercati». 

Clou è stato l’intervento di Calvani. «Non molliamo, aspettiamo risposte. E’ più di un mese che lottiamo e siamo in piazza senza i sindacati anzi contro di loro. La UE ci ha massacrato e dobbiamo riprenderci la nostra agricoltura. Siamo stanchi ma non molleremo perché questo è un germoglio che vogliamo curare e insieme alle altre categorie che sono con noi vogliamo cambiare il Paese» tra le cose che ha detto con la consueta foga oratoria.

In mattinata una delegazione del CRA aveva consegnato presso la rappresentanza in Italia della Commissione Europea una lettera aperta in cui si diffida la Comunità europea a imporre direttive e normative all’Italia con ricadute sui cittadini che abbiano la principale finalità di far perdere sovranità nazionale in specie al comparto agricolo.

Dopo circa tre ore la manifestazione si è sciolta, i partecipanti sono sciamati per le strade di Roma, i trattori hanno lasciato l’area suonando i clacson e con i lampeggianti accesi, come quando erano arrivati, e hanno fatto a ritroso il percorso della mattina con la città e i cittadini a guardare e aspettare.

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