domenica, Aprile 28, 2024
Agricoltura

2016 anno di svolta per la lotta al caporalato

Riunita al ministero delle Politiche Agricole la cabina di regia con  i ministri Martina, Orlando e Poletti e i rappresentanti del mondo agricolo. Le indicazioni del ddl vanno per il verso giusto anche se, a giudizio degli operatori, sono ancora necessarie misure correttive. Previsto l’inasprimento degli strumenti penali 

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Un momento della riunione al Ministero delle Politiche Agricole

La lotta al caporalato “non va in vacanza”. Il disegno di legge proposto dal Governo e che sarà discusso in Parlamento (prima al Senato) rappresenta una “occasione per una svolta” nel contrasto a uno dei fenomeni più drammatici nell’agricoltura. Lo ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che stamattina ha presieduto la riunione della “cabina di regia” alla quale hanno partecipato i ministri Andrea Orlando (Giustizia) e Giuliano Poletti (Lavoro), il presidente dell’Inps, Tito Boeri, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil  e delle imprese della filiera agricola.

“E’ un fenomeno da contrastare – ha detto Martina – oggi facciamo il punto della situazione sulle iniziative da mettere in campo. Il Ddl segna una svolta. Il lavoro è continuo, quotidiano, e proseguirà. Ci rivedremo nelle prossime settimane. Il 2016 deve essere l’anno della svolta. Il Ddl è la traccia fondamentale dell’impegno del Governo, poi c’è la Rete del lavoro agricolo e di qualità”. Bisogna tuttavia crederci nella “Rete del lavoro agricolo di qualita”, un ”tratto discriminante in positivo” che oggi però conta l’adesione di circa 200 imprese, ”appena un’impresa su mille”, precisa la Fai-Cisl, tra quelle del comparto primario.

Resta il fatto che la lotta al caporalato proseguirà no stop, con un inasprimento delle pene che contemplerò anche quelle patrimoniali, “ancora più temute di qualche mese di carcere”, ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è inoltre necessario “un rafforzamento dei controlli che questa estate hanno verificato un 50% di irregolarità. Siamo di fronte ad un fenomeno che ha una lungo storia alle spalle e che oggi non è in emergenza ma è urgente. Dobbiamo risolverlo, vogliamo veramente bonificare”. ”E’ importante la tutela delle vittime del caporalato dopo l’intervento repressivo” ha ricordato infine il ministro Orlando.

Queste, in quattro punti, le principali novità del ddl per la lotta al caporalato e al lavoro nero in agricoltura:

  1. Rete del lavoro agricolo di qualità: si estende l’ambito dei soggetti che possono aderirvi; ampliate le funzioni della Cabina di regia della Rete stessa, presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.
  2. Accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali: le amministrazioni statali direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo.
  3. Indennizzi per le vittime: per la prima volta si decide di estendere le finalità del Fondo sulle vittime della tratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro.
  4. Inasprimento degli strumenti penali: estensione dell’arresto obbligatorio anche al delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro; introduzione della responsabilità amministrativa degli enti per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro; estensione da un lato della confisca obbligatoria, anche per equivalente, al delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dall’altro dell’istituto della confisca estesa o allargata.

Per la Presidente della Commissione d’inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro, Camilla Fabbri, che ha preso parte al tavolo di confronto al Mipaaf, “il ddl del Governo è una misura positiva e speriamo sia approvato in tempi rapidi anche dal Parlamento, consentendo un’estensione delle responsabilità e un inasprimento delle pene. Altrettanto positivamente valutiamo la Rete del lavoro agricolo di qualità che, come segnalato anche oggi, deve realizzare una svolta in termini di partecipazione, ancora troppo scarsa”.

“Il Governo sta dimostrando la volontà di sconfiggere il caporalato con misure strutturali e non propagandistiche. Affinché tutte queste iniziative risultino efficaci è indispensabile, però, affrontare un nodo centrale, emerso dall’indagine aperta dalla nostra Commissione dopo la morte della bracciante Paola Clemente. Mi riferisco  – spiega Camilla Fabbri – all’esistenza di una nuova forma di caporalato, frutto amaro di un uso distorsivo dei contratti di somministrazione gestiti dalle agenzie per il lavoro, che richiede un maggiore controllo da parte del Ministero del Lavoro. Indispensabile, poi, il potenziamento del controllo sul territorio, grazie al nuovo ispettorato unico oppure tramite un maggiore coordinamento tra le forze preposte. Infine sarebbe importante la revisione del decreto Fornero sulla semplificazione della sorveglianza sanitaria in materia di lavori stagionali in agricoltura”.

Per Serena Sorrentino, della segreteria nazionale Cgil, e da Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil, quello che si è tenuto oggi al ministero delle Politiche agricole è stato “un incontro positivo. Importante è che sia stato rimesso in piedi il tavolo e che si incardini in tempi rapidi il Ddl presentato dal Governo sul Caporalato e il contrasto al lavoro sommerso. Su questo testo – seppur con alcuni distinguo – c’è una sostanziale condivisione tra le parti. Ora è necessario accelerare affinché’ il Ddl abbia tempi brevi di approvazione così da essere pronti per le nuove campagne”.

La Cgil e la Flai hanno evidenziato alcuni aspetti che dovrebbero essere inseriti nel Ddl a cominciare, spiegano Sorrentino e Crogi, “dal ruolo delle commissioni provinciali CISOA (presso l’inps), dove si dovrà attuare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, questione dirimente e centrale per il contrasto al caporalato. Nella formulazione attuale le convenzioni vengono attivate dalla Cabina di Regia che si avvarrà delle commissioni CISOA solo per quel che riguarda ‘le informazioni in possesso’ alle stesse senza demandargli alcun ruolo. In tal modo si accentra tutta l’attività prevista mentre la nostra proposta, così come approvata anche nel Collegato agricolo, era di demandare al territorio questa funzione e ruolo, perché è dal territorio che si può operare per un vero contrasto a forme di sfruttamento, intermediazione illecita e lavoro nero. Inoltre manca un ulteriore requisito per le imprese che chiedono di iscriversi alla Rete, cioè essere in regola con l’applicazione dei CCNL e CPL del settore agricolo stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Se si procederà su questa direzione avremo uno strumento importante ed efficace per contrastare il caporalato ed il lavoro nero, colpendolo da più versanti e, attraverso la Rete del lavoro agricolo di qualità, attaccandolo alla radice”.

“Al tavolo sono stati posti temi concreti come il coordinamento tra ciò che è previsto dal DdL l’esigenza di potenziare l’attività di vigilanza del nuovo ispettorato del lavoro proprio su congruità e rispetto degli orari di lavoro così come previsto dai contratti collettivi, e con la necessaria modifica alle norme sul soggiorno per i lavoratori migranti che denunciano i caporali, così come il convogliare una quota di risorse verso piani territoriali di servizi dedicati ai lavoratori agricoli: assistenza sanitaria, alloggi, trasporti. Per debellare la piaga del caporalato è necessaria una buona legge ma non basta, occorre un’altra cultura di impresa che metta la qualità del lavoro e del prodotto al centro delle politiche di settore, così ci guadagnano tutti prima di tutto il prodotto “made in Italy”. “Adesso – concludono le sindacaliste – occorre che il Parlamento acceleri l’approvazione del DdL e che le reti del lavoro agricolo di qualità si attivino subito”.

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Lotta al caporalato. Il tavolo dell’incontro al ministero della Politiche Agricole

Anche Confagricoltura giudica nel complesso positiva l’iniziativa dei ministri delle Politiche agricole, del Lavoro e della Giustizia . L’apposito disegno di legge viene reputato necessario anche a tutela delle tante imprese che operano nel rispetto della legalità anche se, secondo l’associazione sarebbero ancora necessarie alcune modifiche.

Con riguardo all’inasprimento del sistema sanzionatorio per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, infatti, Confagricoltura esprime l’auspicio che le norme penali ipotizzate siano “equilibrate e vadano a colpire i veri criminali, ossia coloro che organizzano l’attività di intermediazione illecita e se ne avvantaggiano economicamente”. E’ inoltre “essenziale” introdurre misure finalizzate a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e avviare una riflessione sul perché le richieste di adesione alla Rete del lavoro agricolo di qualità siano state inferiori alle aspettative. ”La rete non ha dato i risultati aspettati perché i requisiti previsti per l’iscrizione, soprattutto di carattere amministrativo, sono eccessivamente rigidi e precludono la possibilità di aderire alla Rete anche ad aziende destinatarie di sanzioni amministrative per violazioni lievi e di carattere meramente formale, rispetto alle quali hanno già provveduto alla regolarizzazione della violazione ed al pagamento della sanzione”, spiega il presidente Mario Guidi che chiede anche una ulteriore “rassicurazione” e una adeguata “incentivazione” per quelle imprese che si iscrivono alla Rete.

Netta contrarietà di Confagricoltura, invece, sull”introduzione di un criterio induttivo di valutazione della congruità della manodopera occupata, al quale potrebbe essere legata non solo l’iscrizione alla rete, ma anche l’eventuale concessione di agevolazioni e erogazioni. ”Una misura di dubbia legittimità costituzionale che rischia di penalizzare, paradossalmente, proprio le aziende innovative, che ottimizzano i fattori di produzione e che razionalizzano l’utilizzo di risorse umane”.

Da parte sua la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), riferendosi alle norme di tipo normativo-amministrativo proposte nel DDL, quali il monitoraggio occupazionale tramite il sistema Uniemens e l’introduzione di indici presuntivi di accertamento di manodopera, ritiene “che non si possa combattere il caporalato a colpi di burocrazia perché questa non andrà che ad insistere sulle aziende regolari, lasciando indisturbato chi opera nell’ombra dell’illegalità. Per cui  ben vengano norme che inaspriscono le pene per i reati gravi di sfruttamento e di intermediazione  purché siano norme capaci di colpire in modo mirato il caporalato e chi se ne avvale in modo consapevole e si affermi definitivamente l’orientamento dell’azione ispettiva verso le situazioni di grave violazione delle norme e dei contratti”.

“Vanno, invece, affermate norme premiali , anche sotto forma di semplificazione, per le imprese che aumentano l’occupazione e scardinati quei meccanismi che non invogliano né le aziende né i lavoratori a denunciare giornate di lavoro realmente effettuate”, sottolinea la CIA, secondo cui “la Rete del lavoro agricolo di qualità che il DDL vuole rafforzare è uno strumento utile  ma ancora troppo poco diffuso per poter pensare di concentrare su di esso tutta la premialità e gli incentivi al settore. Tuttavia fa parte di quel cambio di passo nella pubblica amministrazione  che ha compreso l’importanza delle azioni positive e non solo di quelle repressive. Accanto a queste serve un’azione concertata a livello locale tra istituzioni e parti sociali per trovare soluzioni pratiche, semplici ed intelligenti nei casi di picchi di fabbisogno di manodopera dovuti ad emergenze produttive o alle campagne di raccolta”.

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari).

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