giovedì, Novembre 21, 2024
Ristorazione

Fine wines e ristoranti, 2022 più roseo con 35% consumatori pronto a spendere di più

Rapporto Nomisma-Igm, la ristorazione ha sofferto ma è aumentata l’attenzione alla qualità. La scelta dei fine wines è trainata dall’importanza data alla denominazione, alla provenienza locale e ai vitigni autoctoni. Aumenta l’importanza data ai vini sostenibili, +22%

Il Covid come opportunità per apprezzare di più la qualità e i fine wines che la esprimono. È successo anche questo nei primi due anni di pandemia. All’annus horribilis 2020 in cui le vendite di food & wine nella ristorazione italiana hanno perso fortemente terreno (a poco più di 54 miliardi dagli 85,5 del 2019) è seguito un 2021 che ha segnato un buon recupero (+22,3% sull’anno precedente), oltrepassando i 66 miliardi di euro. Un rimbalzo che fa ben sperare per le prospettive dei fine wines, per i quali la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica, e con un apprezzamento che ha tenuto e si è anzi rinforzato nei due anni pandemici, tanto che l’88% nel 2021 ha ritenuto importante la presenza dei marchi a denominazione sul vino da ordinare fuori casa (contro l’86% del 2019), così come la marca/cantina nota che resta all’82%, la provenienza locale (80% contro il 78% precedente) e i vitigni autoctoni (79% contro il 77% del 2019). Nel 2021 la quantità totale del vino consumato fuori casa è salita al 9% dal precedente 6%, la differenza tra chi ha aumentato e diminuito la spesa di vino nel fuori casa è passata dal -27% del 2020 al -19% del 2021 e il 35% dei consumatori prevede che nel 2022 la spesa di vino fuori casa crescerà, soprattutto perché si andrà più ristoranti.

È questo il quadro che emerge dal rapporto “Vino e ristorazione tra Covid e dintorni, posizionamento e prospettive per i fine wines nel mercato italiano”, curato da Nomisma-Wine Monitor per conto di IGM (Istituto Grandi Marchi) e presentato nel salone della Stampa Estera a Roma. Lo studio si è svolto in due diverse fasi temporali: ottobre 2020 e settembre 2021. Uno spazio di circa un anno, inquadrato in un periodo pandemico che ha mutato e riposizionato le scelte e le abitudini dei consumatori, e che ha alla fine ha comunque dato l’indicazione positiva “dell’irrobustimento della percezione della qualità dei fine wines”, come ha dichiarato il presidente di Istituto Grand Marchi, Piero Mastroberardino.

Mentre i ristoranti soffrivano sul piano delle vendite di cibo e vino, il settore enoico si è consolato con l’aumento delle vendite su canali alternativi che hanno dato spinta come mai accaduto in passato: tra Iper, super, cash&carry, discount e e-commerce di siti generalisti (catene retail+Amazon) – ha rilevato il rapporto – l’aumento è stato del 5% nel 2021 rispetto al 2020 e del 12% nel 2021 rispetto al 2019. Tutto questo mentre l’export ha continuato in terreno positivo e nel 2021 le consegne di vino italiano all’estero sono aumentate del 12% rispetto al 2019, arrivando a quota oltre sette miliardi.

Mastroberardino ha espresso l’appoggio e la vicinanza dell’Istituto al settore della ristorazione, considerato cruciale per i fine wines, che ha molto sofferto per le troppe restrizioni dettate dalla pandemia, soprattutto nell’anno iniziale dell’emergenza. “Non è certo un caso che il nostro gruppo, nella fase più dura della pandemia – ha detto – abbia dimostrato in tutti i modi possibili la propria vicinanza al settore ristorativo, con iniziative dedicate alla promozione di questa grande risorsa della socio-economia nazionale”.

A parziale e piccola consolazione per i ristoranti, il fatto, secondo quanto rileva la ricerca Nomisma-Igm, che sono stati la tipologia di locale che nell’outdoor ha fronteggiato meglio la contrazione dei consumi (-41% dei consumatori di vino fuori casa ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar). Secondo la ricerca Nomisma-Igm, i Millennials sono fortemente orientati al consumo di vino fuori casa, con un 55% che rappresenta il profilo del consumatore tipo che inoltre é in prevalenza uomo, del Nord Italia, con un titolo di studio e un reddito medio alto. Se nel 2020, l’anno duro della pandemia, c’era un 34% di user di vino fuori casa, nel 2021 si era passati al 54%.

Per quanto riguarda le scelte di consumo al tavolo del ristorante, pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice, e le occasioni meno penalizzate sono state quelle “speciali” (feste e compleanni), mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro). Per quanto riguarda i driver di scelta, come abbiamo detto sono trainanti i vini a denominazione, i brand noti e la provenienza locale o da vitigni autoctoni ma la ricerca Nomisma-Igm, evidenzia anche la maggiore attenzione del consumatore per gli aspetti “green” e quindi il 64% dichiara massima attenzione per ambiente e salute, mentre il 22% attribuisce più importanza al vino sostenibile rispetto al 2019.

“Dopo due anni di convivenza con il coronavirus – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale”.

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