martedì, Maggio 14, 2024
Enologia

Dalle vigne toscane alla Sicilia, una scommessa vinta

L’entusiasmo è quello di chi ama il proprio lavoro. E Matteo Cantoni, contitolare insieme con il fratello Nicola e i suoi genitori dell’azienda vinicola Fibbiano, non lo nasconde. Quando parla dei prodotti della sua azienda lo fa con la passione di chi è innamorato della propria attività. Un’attività nata nel 1997, grazie alla volontà del padre, Giuseppe, di tornare alle origini: all’agricoltura. Lui, figlio di contadini lombardi da generazioni, aveva vissuto una vita diversa. Lontana dalla terra che però è rimasta nel DNA suo e dei suoi figli. E così quando si è presentata l’occasione ha rilevato una fattoria a Terricciola, vicino Pisa, e si è inventato vignaiolo. Trascinando in questa attività la moglie e soprattutto i figli. Accanto al padre, che si occupa della gestione generale dell’azienda, c’è Matteo, addirittura astemio all’inizio di questa avventura familiare, ed ora grande conoscitore di vini, promotore e autentico testimonial dell’azienda, e il fratello Nicola, più attratto dal lavoro in cantina.

Nicola (a sin.) e Matteo Cantoni

La Fattoria Fibbiano si trova nella valle dell’Era, vicino a Terricciola, una zona ricca di testimonianze della presenza di grandi insediamenti etruschi.  La tenuta si sviluppa su una zona collinare, intorno ai 150 metri di altitudine, per 25 ettari di cui 21 piantati a vigneto. È situata ad una ventina di chilometri dalla costa, fra Pisa e San Gimignano. Milioni di anni fa era una fascia costiera sommersa dal mare. Ed ora il terreno, fondamentalmente calcareo, è ricco di conchiglie fossili e resti di una barriera corallina.

L’inizio è stato difficile. I Cantoni trovano in questo podere vitigni antichi, addirittura con impianti pre-fillossera, e desueti, soprattutto in un territorio dove i “supertuscans” la fanno da padrone. Ma loro vogliono puntare su prodotti autoctoni. E allora nei primi anni Duemila si presentano sul mercato italiano con vini fuori dalla norma, realizzati con le uve del territorio: Colombana, Ciliegiolo, Canaiolo, Colorino, Sangiovese Forte, Sangiovese Polveroso. La Colombana, tra l’altro, ha una storia singolare. Portata in Toscana nel Seicento da San Colombano, un frate irlandese fondatore del Monachesimo colombaniano e dell’Abbazia di Bobbio, vicino Piacenza, che la pianta a Peccioli, una località della zona. Fino al 1960 era considerata uva da tavola o utilizzata per fare del Vin Santo. Riscoperta a Fibbiano, è stata ripiantata e vinificata in purezza.

Quelle che presentano al mercato italiano sono etichette che non sono in linea con le tendenze del momento, pontificano gli esperti. Ma all’estero è tutt’altra storia. I vitigni autoctoni sono apprezzati e l’azienda inizia a correre. Undici ora i vini in gamma: tre bianchi, un rosè, uno spumante, sei rossi. 180 mila bottiglie, prezzi alla vendita che vanno dai 15 ai 55 euro. In cantina accanto a Nicola c’è l’enologo Attilio Pagli. L’export arriva all’80-90 per cento. I mercati principali, dove va la metà delle esportazioni, sono Usa e Canada. Insomma, un successo che premia impegno, lavoro e sacrifici. La Fattoria Fibbiano è ormai una realtà solida e avviata e cammina spedita sulle sue gambe.

Ed allora perché non tentare un’altra avventura? Capitata per caso sulle pendici dell’Etna, la famiglia Cantoni si innamora di questa terra e decide di accettare un’altra scommessa. Nel 2020 rileva il podere Antica Cavalleria, in località Castiglione di Sicilia, con sei ettari e vigneti in sei diverse contrade, e avvia la produzione di due nuove etichette: un Etna rosso e un Etna bianco. Prezzi di vendita fra i 22 e i 25 euro. Già la prima annata è degna di nota e fonte di soddisfazioni. Tanto che Matteo, il portavoce della famiglia, indica quali sono ora le priorità: far partire l’azienda siciliana, costruire una nuova cantina, riattivare la parte ricettiva, che esiste ma è ferma da un paio d’anni, con cinque camere più cucina e degustazioni.

E a proposito di degustazioni, questi sono i vini che abbiamo provato in una giornata romana, presso il ristorante Al Ceppo. Dal Colombano, un bianco ottenuto in purezza con uve di raccolta tardiva, con procedimento di criomacerazione, al Ciliegiolo, anche questo al 100 per cento di uve omonime, all’Aspetto, un rosso frutto di un uvaggio al 50 per cento di sangiovese e canaiolo. Dal Sangiovese forte, anche questo in purezza, al Ceppatella, ottenuto con uve di sangiovese di un vigneto antico, addirittura pre-fillossera, ritrovato nel podere, recuperato e ripiantato grazie anche alla collaborazione delle Università di Pisa e di Siena. Tutti vini affinati con un passaggio in vasche di cemento, dai 4 mesi ai due anni, e poi almeno per un anno in botti grandi di legno, per poi essere messi in bottiglia da un minimo di sei mesi fino a due anni prima di essere messi in vendita. Insomma, un processo lungo e paziente i cui risultati sono all’altezza di tanto impegno.

Accanto ai cinque prodotti toscani, abbiamo assaggiato i due giovani vini siciliani: l’Etna bianco e il rosso. Anche qui il procedimento di vinificazione è lo stesso, con un passaggio in vasche di cemento per un anno e un altro anno in botti grandi di legno. Una produzione per ora contenuta, meno di diecimila bottiglie, ma che con la nuova cantina è destinata senz’altro ad aumentare.

Autore

  • Sandro Marini

    Ha mosso i primi passi nel mondo del giornalismo in un quotidiano di partito. Era il lontano 1988. Qui ha fatto il suo apprendistato e svolto il suo praticantato. Qualche anno dopo, nel 1993, è entrato in Rai. Dapprima al Giornale Radio, per poi passare al Tg3 e, per una breve parentesi, al Tg1, per tornare infine al Giornale Radio, dove ha vissuto le esperienze professionali più interessanti e gratificanti. In tutte queste testate ha lavorato principalmente nelle Redazioni economiche, occupandosi un po’ di tutto, dalla Politica economica del governo, al mondo del lavoro, alla finanza, alla vita delle aziende, all’attività delle associazioni del mondo del lavoro, sia imprenditoriali che sindacali. Ha seguito congressi, convegni, manifestazioni, trattative sindacali ed eventi di ogni tipo. In Italia e all’estero. Nel corso degli anni ha anche curato programmi settimanali, in particolare su Radio Uno, occupandosi di economia, viaggi, motori, enogastronomia. Nel 2022 si è conclusa la sua esperienza lavorativa in Rai e da allora indossa i panni del freelance, portando avanti qualche collaborazione con siti di informazione e agenzie di stampa. Libero da vincoli redazionali, ora può dedicarsi a quello che più gli interessa: il mondo del travel e quello del food.

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