Bruschetta all’olio EVO: un “assaggio” lungo venti metri
Nell’antica Trebula Mutuesca, oggi Monteleone Sabino, torna la Sagra della Bruschetta. L’evento è ideato e curato dal Museo Civico Archeologico con il sostegno della Regione, in collaborazione con il locale Gruppo Archeologico di volontari. Previsti incontri ed escursioni alla scoperta del territorio e delle sue tradizioni.
La Mutusca, descritta da Virgilio nell’”Eneide” come ricca d’ulivi, festeggia l’olio nuovo con la Sagra della Bruschetta, arrivata alla 25ª edizione. L’antica Trebula Mutuesca, l’odierna Monteleone Sabino, in provincia di Rieti, domenica 20 novembre torna a promuovere l’oro del mediterraneo con la tradizionale festa fra le case arroccate e le deliziose piazzette ben curate, fra misteri e antiche leggende dal sapore medioevale. Quello di Monteleone è un olio extravergine di oliva fra i più prelibati di tutta la penisola, che si ottiene ancora con la lavorazione “a freddo”.
La sagra punta sull’oro verde di questi territori, che sarà offerto con un pranzo a base di piatti della tradizione, dove le “fettuccine alla trebulana” fanno la parte del leone, e poi con la famosa “bruschettata”, quando sfilerà per le strade del paese un filone di pane lungo ben 20 metri. La festa però s’inquadra nell’ambito di una manifestazione più articolata alla scoperta del territorio e della sua antica storia, con la possibilità di visitare il Museo Civico Archeologico – che al mattino ospiterà una tavola rotonda – e l’Anfiteatro romano accompagnati da archeologi volontari. Francesca Lezzi, direttrice del Museo locale – che ha ideato l’iniziativa – fa notare come le fonti antiche testimonino la coltivazione di questa pianta, oggi presente con esemplari millenari, fino dai tempi di Numa Pompilio.
I romani furono dei profondi conoscitori dell’arte olearia tanto che adottarono ben otto denominazioni per indicare le categorie di prodotto. Dall’“Oleum ex albis ulivis” di altissimo pregio estratto dalle olive verdi all’“Oleum viride“, quello ricavato dalle olive prossime alla maturazione, dall’“Oleum caducum“, di qualità mediocre ricavato dalle olive cadute a terra all’“Oleum cibarium” quello ricavato dalle olive aggredite da parassiti. Un’anfora di Vulci datata al 520 a.C. ci fa persino vedere la raccolta delle olive che, come racconterà più tardi Varrone nel terzo libro del “Rerum Rusticarum”, doveva essere fatta rigorosamente a mano, magari utilizzando una scala. Insomma, a Monteleone due antichi patrimoni si sposano in un matrimonio di tutto rispetto, quello agronomico e quello archeologico, diventando il volano di un nuovo modo di fare cultura ed economia rispettando e riscoprendo antichi usi e costumi, che parlano della nostra terra e della civiltà mediterranea, apprezzate in tutto il mondo.
Del resto, basta pensare che in Sabina il legame dei contadini con gli ulivi è talmente forte che questi alberi finiscono per assumere connotazioni antropomorfe, come hanno fatto notare le antropologhe Alessandra Broccolini e Cristina Pantellaro, negli incontri che hanno preceduto la manifestazione su arte e gastronomia, farmacopea, olio d’oliva e patrimonio archeologico, di cui questo territorio è ricco. Nel pomeriggio dopo la grande “bruschettata”, come di consueto, si concluderà il Concorso “Olivifera Mutusca – L’Oro verde di Trebula Mutuesca”, che premierà l’olio migliore.