La pasta italiana leader in Europa (e nel mondo)
di Gianluca De Angelis
La pasta italiana è sempre più apprezzata all’estero: a fare il punto della situazione su uno degli alimenti-simbolo della gastronomia nostrana nel mondo, infatti, è una ricerca di Aidepi (l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane), che fornisce tutta una serie di dati su questa costante crescita.
Il dato delle esportazioni è di rilievo: oltre il 56% di tutta la pasta prodotta nella penisola è infatti destinata all’estero, con quasi il 100% dei pastifici (corrispondenti al 10% per quanto riguarda le aziende agroalimentari).
I Paesi importatori di pasta Made in Italy, infatti, sono ormai circa 200, con un aumento complessivo, rispetto a 25 anni fa, di circa il +34% (stiamo parlando praticamente di più di un raddoppio di quantità, da 740mila a circa 2 milioni di tonnellate di pasta totali).
I dati confermano anche come resti ancora l’Europa il maggior bacino di esportazioni dell’Italia: su 4 piatti di pasta consumati nel continente, 3 arrivano dai pastifici tricolore. I mercati più importanti restano ancora una volta Germania, Francia e Regno Unito, con circa 1 miliardo di piatti di pasta consumati in un anno, per un valore di circa un miliardo di euro.
In Francia, ad esempio, è diventata una vera e propria moda tra i giovanissimi quella di mangiare pasta diverse volte la settimana: i preferiti sono gli spaghetti (arrivati perfino a 8 kg pro-capite l’anno). Anche nel Regno Unito un piatto di pasta a settimana è sempre più una tradizione (qui il consumo è di 3,5 kg pro-capite), sempre più spesso accompagnato con il vino anziché con la birra. Infine la Germania, dove si mangiano oltre 700mila tonnellate di pasta, la cui metà è italiana: i tedeschi però tendono a “personalizzarla” a modo loro, unendola ad altre pietanze di carne o pesce o addirittura rendendola un dessert.
Ma non solo Francia, Regno Unito e Germania: la pasta italiana si mangia regolarmente anche in Spagna, dove l’export ha registrato il +22%, in Belgio (+14%), Ucraina e Bielorussia (+32%) e Lituania (+52%). In ripresa anche la Russia, con 23mila tonnellate e una crescita prossima al +9%. “La pasta piace a quanti hanno un approccio etico al cibo” ha spiegato anche Luigi Cristiano Laurenza, segretario dei pastai italiani di Aidepi, che ha aggiunto: “per un recente studio Nielsen 2 consumatori su 3 sono disposti a pagare di più pur di avere un prodotto attento all’ambiente, e la pasta ha una impronta ecologica minima e un packaging completamente riciclabile”.
Il fatto certo è che ormai, in Europa, la pasta si è ormai trasformata in qualcosa di molto diverso da un piatto “etnico”: ormai è un alimento diffuso nelle dispense di tutto il mondo, dove viene usata sia ricorrendo a ricette provenienti dal nostro Paese, sia adattando quelle locali al nuovo “ingrediente”, in un meraviglioso connubio di prodotti e di sapori.
Questo vero e proprio boom per la pasta sta però aumentando anche il rischio di contraffazioni, così come l’aumento di produttori esteri (notevole la crescita del mercato turco): tuttavia, la pasta italiana ha già preso la sua posizione, puntando sulla qualità e sulla sicurezza anche se ad un costo leggermente più elevato. E infatti, secondo un’indagine Doxa su 2.800 consumatori europei italiani, francesi, inglesi e tedeschi, tutti si sono detti disposti a spendere di più per la pasta italiana: un chiaro segnale degli ideali di piacere, gusto, qualità, sicurezza e salute incarnati dal prodotto: “In un mercato sempre più competitivo, con nuovi e più aggressivi concorrenti, possiamo vincere solo puntando sulla qualità”, ha puntualizzato infatti Laurenza.