Sviluppo rurale in Africa è argine a immigrazione
Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, è intervenuto al meeting in corso alla FAO sulla “Cooperazione tra organizzazioni degli agricoltori europee e africane” organizzato a Roma da Copa-Cogeca e AgriCord. Servono risorse a sostegno delle comunità agricole locali per favorire il passaggio da aziende di sussistenza a imprese aperte al mercato. Puntando sui giovani.
Per lo sviluppo rurale in Africa servono risorse e progetti concreti ed efficaci, solo così si può frenare il flusso dei migranti. La Cia è pronta a scendere in campo, anche con le altre organizzazioni, per sostenere le popolazioni del Sud del mondo attraverso l’agricoltura. Il presidente nazionale Dino Scanavino ha illustrato posizione e priorità della Confederazione al seminario sulla “Cooperazione tra organizzazioni degli agricoltori europee e africane” organizzato in partnership da Copa-Cogeca e AgriCord.
I lavori, presso la sede FAO di Roma, si sono svolti ieri nell’ambito della Conferenza dei ministri dell’Agricoltura di Europa e Africa.
“Siamo impegnati da tempo a supportare e aiutare le comunità agricole e rurali del Sud, anche tramite la nostra Ong Ases -ha detto Scanavino-. Meeting come questi sono molto importanti, perché lo scambio tra le organizzazioni degli agricoltori provenienti dall’Europa e quelle dai Paesi in via di sviluppo è un potente strumento per accrescere le capacità reciproche, rafforzare la tutela delle comunità rurali, aumentare le innovazioni e favorire iniziative e finanziamenti per l’accesso al mercato delle aziende locali, soprattutto dei giovani”.
Un impegno, quello per l’Africa e i Paesi emergenti, che può offrire soluzioni anche rispetto all’emergenza migranti. “L’Europa -ha evidenziato il presidente della Cia- è chiamata con urgenza ad adottare politiche efficaci per contrastare le tragedie umanitarie che si consumano lungo i suoi confini. In questo senso, l’agricoltura può essere protagonista, come dimostra il progetto sui migranti proposto dalla Confederazione. Un piano in cui, attraverso una serie di scambi formativi e il trasferimento di conoscenze utili a rafforzare le capacità imprenditoriali dei Paesi mediterranei, il settore primario si candida a essere un argine all’immigrazione”. Con l’idea forte che l’investimento in agricoltura può facilitare l’integrazione dei migranti, il ritorno dai migranti ai loro Paesi d’origine e può fermare la migrazione delle popolazioni rurali.