venerdì, Novembre 22, 2024
Ambiente

Sostenibilità, condivisione, inclusione: i pilastri dell’economia 4.0

rifkin3
Jeremy Rifkin ha aperto a Roma la 27^ edizione di Forum PA

di Cristiana Persia

Condividere, includere, essere sostenibili: sono i must che sorreggono la trasformazione alla base della terza rivoluzione industriale, quella che ci permetterà di vivere su questo pianeta senza distruggerlo e migliorare la qualità della vita di tutti, riducendo (per non dire annullando)  le macroscopiche disuguaglianze economiche  che hanno investito il mondo.

A dirlo è un grandissimo Jeremy Rifkin che ha aperto a Roma la 27^ edizione di Forum PA, manifestazione dedicata da quasi 30 anni alla proposta di soluzioni innovative per digitalizzare la Pubblica Amministrazione.

Nel corso di una lectio magistralis che nel palazzo dei Congressi dell’Eur ha incantato per quasi un’ora la platea, l’economista americano ha cercato di spiegare quanto importante sia – per politici e amministrazioni – concentrarsi per sviluppare, attraverso le grandi opportunità offerte dalla Rete, modelli di crescita più armonici  (che la stessa Rete ha già in parte formulato e diffuso)  e che alla cultura dell’ “usa e getta”, sostituiscano quella del “produco, condivido e riciclo”.

Siamo ancora al centro di una crisi dalle proporzioni immani – ha detto Rifklin –  frutto del declino di un modello di sviluppo economico (quello capitalistico-finanziario) oramai non più sostenibile, che nell’arco di meno di due generazioni potrebbe portare a decimare le specie esistenti sul pianeta Terra, compresa quella umana. Il clima è cambiato, con esso è cambiato il ciclo dell’acqua a causa degli altissimi livelli di CO2 presenti nell’aria,  che hanno quasi raggiunto il punto di non ritorno. Dobbiamo cambiare e farlo anche velocemente, sottolinea Rifkin. Fra l’altro gli attuali modelli di produzione non riescono più ad assorbire mano d’opera a sufficienza, generando in tutti i Paesi livelli di disoccupazione insostenibili. Di contro, la concentrazione di capitali ha portato ad una disuguaglianza fra i più ricchi e i più poveri talmente macroscopica da rendere  sempre più complessa per i vari Governi la stabilizzazione di tutti i suoi contesti sociali di riferimento.  Ma se questo è lo scenario attuale, a dir poco catastrofico, come cambiare?

rifklinRifklin concentra la sua attenzione sulla differenza dei modelli educativi e comportamentali di due generazioni che oggi più che mai appaiono completamente diverse. I figli della seconda guerra mondiale e quelli del baby boom, racconta l’economista,  sono stati cresciuti con l’obiettivo di porre la propria autonomia e la capacità di essere autosufficienti come elemento fondante della propria identità adulta. Allevati come guerrieri sono pronti a combattere da sempre per risorse che apparivano scarse e a sentirsi cittadini orgogliosi di nazioni in cui solidi confini servono a proteggerli dalle aggressioni esterne. Poi, 30 anni fa, è comparso Internet ed i più giovani, quelli nati e cresciuti nel corso della rivoluzione digitale che li ha investiti, hanno cominciato, nella sorpresa generale, a cambiare. A differenza di molti dei loro padri, i  “millennials” non hanno difficoltà a sostituire i principi cardine dell’economia del possesso e dell’accumulo di qualsiasi cosa con quella sharing e del riciclo. Condivisione e inclusione sono i termini chiave della nuova società che le opportunità della Rete stanno diffondendo e che una parte della popolazione (avendone intuite le infinite potenzialità) spinge con sempre maggiore forza  perché si affermi più velocemente.

Un posto dove la qualità della vita non si misura in termini di Pil e produzione di beni di consumo, ma in termini di scambio, di conservazione e riutilizzo delle risorse.   Milioni di persone condividono già foto, notizie, sapere,  musica, continua l’economista. I bambini vengono ormai educati a comprendere  qual è l’impronta ecologica di ogni loro azione. Tutti i giovani, sottolinea Rifklin,  preferiscono un servizio di car sharing elettrico al possesso di un’auto. La tecnologia 3D permetterà a breve di avere ciò di cui si ha bisogno senza ricorrere a grandi e costosi sistemi di produzione industriale, favorendo invece lo sviluppo di piccole e medie imprese.  La ricerca di un dialogo diretto con chi amministra la politica del Paese, la possibilità di accesso ai dati, la trasparenza delle strutture pubbliche sono tutte cose che Internet oggi rende possibile e che i giovani reclamano a gran voce. Anche i sistemi e la logistica dei trasporti verranno presto rivoluzionati. Auto, aerei, navi senza conducenti sostituiranno l’attuale sistema dei trasporti, permettendo livelli di efficienza e risparmio impensabili fino a poco tempo fa.   Allo stesso modo è ormai di pubblico dominio il fatto che la risorsa fondamentale per far crescere una nazione, l’energia,  non solo può essere prodotta da chiunque e ovunque, ma anche nell’arco di qualche decennio giungerà ad avere un costo marginale, prossima allo zero, cosa che renderà possibile la condivisione dei surplus annullando ogni desiderio di errato accumulo o spreco. La lungimirante Germania ha già avviato, anche se in scala ridotta, questo tipo di produzione. Quasi il 27% dell’energia in questo Paese è oggi prodotta dal sole e dal vento, ma non è tutto: un sistema diffuso di piccole cooperative permette a tutti –  anche a chi è solo in affitto – di convertirsi alle fonti rinnovabili. Azioni che consentiranno ai tedeschi di arrivare al 65% di energia da fonti rinnovabili entro il 2050.

rifkin2Ma proprio perché un rinnovamento del genere metterà in crisi parte dell’attuale sistema produttivo (lo stesso – ricorda Rifklin – che ha prodotto le cause che potrebbero determinare la fine del nostro ecosistema) diventa centrale il ruolo delle istituzioni per sostenere la trasformazione economica.  Se i governi continueranno ad investire – continua Rifkin –  in infrastrutture che sostengono i vecchi modelli economici, il cambiamento stenterà ad attuarsi. Fondamentale quindi predisporre normative che agevolino la costruzione di edifici pubblici e privati in grado di produrre energia rinnovabile, in modo che un numero sempre maggiore di persone possano diventare produttori e consumatori allo stesso tempo. Parimenti è necessario sposare l’audace obiettivo di rimpiazzare le fonti fossili e nucleari con quelle rinnovabili attraverso piani nazionali di sostegno basati su premi e incentivi. Essenziale poi favorire l’utilizzo di sistemi che possano immagazzinare l’energia in eccesso (accumulatori, idrogeno, sistemi di carica idrica) al fine di stabilizzare la distribuzione ottimizzata dell’elettricità e i picchi di rete. Sensori su ogni edificio permetteranno di sfruttare la razionalità di apposite smart grid, con efficientamento massimo della distribuzione dell’energia, mentre ogni parcheggio dovrà essere dotato di una stazione di ricarica per le auto elettriche e per quelle alimentate a celle di combustibile.

Grazie a queste azioni e con una nuova visione di sviluppo, nuovi posti di lavoro, redistribuzione del reddito, marginalità dei costi di produzione molto bassi, permetteranno non solo una vita qualitativamente migliore, ma anche meno cara, con maggiore tempo a disposizione in un’era che – oltre a salvare il pianeta e noi stessi – potrebbe avere i connotati di un vero nuovo Rinascimento per la nostra civiltà.

Autore

Hide picture