sabato, Maggio 18, 2024
Territorio

Viaggio dentro Roma: il Municipio II Parioli Nomentano

Intervista alla Presidente Francesca Del Bello sui temi del green, del decoro e della vivibilità. Alla scoperta di un Municipio popoloso come Perugia, grande come Sondrio

La terza tappa di Viaggio dentro Roma, la nostra indagine sulla città alla scoperta dei Municipi e dei Presidenti di questi enti locali, ci porta nel Municipio II: quello che comprende i Parioli, uno dei quartieri più conosciuti della Capitale, quello della “Roma bene”, una sorta di icona, pariolino come status symbol, quasi una definizione antropologica per i suoi residenti.

Però il Municipio Roma II è molto di più; il fantastico quartiere Coppedè; il Villaggio Olimpico realizzato per le Olimpiadi del 1960 e gli impianti sportivi collegati, lo stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport; il complesso dell’Auditorium; la Moschea e il centro culturale islamico; la città universitaria sede de La Sapienza; il quartiere San Lorenzo a ridosso di via Tiburtina, nato come insediamento industriale e artigianale a servizio della Stazione Termini e del cimitero del Verano, quartiere popolare, oggi uno dei luoghi della movida cittadina. Meglio fermarsi qui però, perché descrivere anche solo una parte di Roma impegnerebbe troppo tempo e spazio e per fortuna ci sono molti libri che di certo lo fanno con più compiutezza.

Il Municipio Parioli-Nomentano, racchiude la parte nord-est del centro della città contenuta all’interno della tangenziale, un territorio omogeneo, con aree consolidate, zone molto urbanizzate con residenze e servizi. In una eventuale classifica con gli altri quindici Municipi sarebbe l’ultimo per grandezza con 19,66 kmq, che comunque equivale al territorio di una città come Sondrio, mentre per popolazione sarebbe decimo con quasi 170.000 abitanti, al pari di un capoluogo come Perugia; numeri che lo mettono al secondo posto per densità abitativa con oltre 8.500 ab/kmq. Il Municipio II ha quasi 3.500.000 mq di verde pubblico, il quarto se facessimo una graduatoria, ma la caratteristica che lo rende unico è che ha la maggiore quantità di verde storico della città, basti pensare a villa Borghese, villa Ada, villa Torlonia, villa Glori, villa Chigi, villa Nomentana, villa Leopardi, il parco Virgiliano, tutti nel suo territorio insieme ad altri parchi e giardini più piccoli. Insomma un grande capitale verde colmo di storia e ricco di cultura, luoghi di socialità, di relax e di attività sportive e per il tempo libero, senza tralasciare il contributo che danno alla lotta contro l’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici.

Roma per estensione corrisponde alla somma delle otto città italiane più grandi, è sette volte Milano per intenderci, e ogni Municipio corrisponde a una grande città italiana, nel caso del Municipio Roma II, relativamente di piccole dimensioni, appare ancora più evidente l’importanza di questi enti locali di prossimità e la rilevanza di chi li guida.

Anche le vicende politiche rendono particolare il Municipio II. Nelle sette elezioni dirette che si sono succedute dal 1997 a oggi il centrosinistra ha vinto cinque volte e la Del Bello (che vinse anche nel 2016, resistendo all’ondata cinquestelle che conquistò tutti gli altri tranne Roma I), si è confermata anche nel 2021 con un travolgente successo al ballottaggio dopo che il primo turno era stato segnato da un certo equilibrio con Patrizio Di Tursi del centrodestra e Caterina Boca di Azione, terza con poco scarto. E’ una delle roccaforti del centrosinistra che lo governa dal 2013, da tre mandati consecutivi.

Francesca Del Bello, nonostante la giovane età, ha alle spalle una lunga militanza politica cominciata da studentessa del liceo Tasso e poi cresciuta nel tempo. Giovane consigliera del Municipio Roma III prima dell’accorpamento con il II nel 2013, poi anche vicepresidente ed assessora, segretaria della sezione PD San Lorenzo, incarichi anche nella Regione Lazio, nel 2016 – come già accennato – vince le elezioni e diventa presidente del Municipio II, dove viene confermata nel 2021. Una lunga storia politica e istituzionale che permette alla Del Bello una notevole esperienza e conoscenza delle dinamiche amministrative.

La Presidente accetta con disponibilità di incontrarci ma ricavare il tempo tra i suoi molti impegni non è facile; alla fine si riesce a trovarlo perché la voglia di comunicare prevale. Ahimè la modalità del colloquio è quella che sta diventando quasi di uso comune e a cui stiamo facendo una certa abitudine ma che riduce il livello di confronto e volendo anche le difese che ci aiutano a capire meglio l’interlocutore. Per le precauzioni suggerite dalle disposizioni contro la pandemia, a volte seguite con un pizzico di zelo di troppo o forse per un’assuefazione a queste modalità che speriamo sparisca insieme al virus, la conversazione con la nostra ospite è al telefono, ciò ci priva dell’empatia dell’incontro. Ma cominciamo.

  • Nonostante la giovane età è in politica da parecchio, però da molto tempo della politica si ha una concezione piuttosto negativa. Per lei cos’è?

«Intanto grazie per la giovane età ma … – si sente che sta sorridendo – Eh! La politica. La politica è un impegno di vita. Ho iniziato molto giovane, durante gli anni dell’università e anche prima da studentessa liceale per me è sempre stato un impegno. Fare politica con l’obiettivo di cambiare la società è veramente un impegno di vita e lo si fa in maniera continua: sono stata anche segretario della sezione PD San Lorenzo, si rivestono anche ruoli nelle istituzioni… Sì, una militanza costante, poi quando decidi di metterla a disposizione delle istituzioni è anche una scelta di vita perché si opera per cambiare, fare delle cose e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Per me la politica è innanzitutto questo».

Abbiamo rotto il ghiaccio. Andiamo avanti.

  • Una passione che diventa mestiere?

«Un lavoro, questo sì. Fare politica è un lavoro vero perché bisogna farlo con interesse, con dedizione, spendendo il proprio tempo a disposizione, è un lavoro perché è un impegno ma non bisogna dargli un’accezione negativa».

  • Vincere le elezioni non è mai facile nonostante sondaggi e impressioni, riconfermarsi poi ancora di più perché non è legato a una voglia di cambiamento o una speranza nel meglio, ma è anche un giudizio su quello che si è fatto. C’è una soddisfazione diversa ad essere riconfermata?

«Sì. Sì c’è una soddisfazione molto grande. Ovviamente non è mai facile vincere, ci sono tanti fattori che intervengono in una campagna elettorale, tante condizioni diverse, ogni elezione è condizionata da fattori sia interni che generali – precisa – Il giudizio negativo sulla giunta Raggi di sicuro ha portato a un risultato elettorale che ha restituito fiducia al centrosinistra e credibilità alla proposta di governo di Roberto Gualtieri, di questo anche noi abbiamo beneficiato come Municipio II – poi prosegue facendo notare due particolari – Vincere è stato ancora più soddisfacente perché è stata una campagna elettorale complicata per noi, difficile, avevamo innanzitutto il bisogno di far vedere il lavoro condotto sul territorio rispetto alle responsabilità della giunta capitolina sulla gestione di alcune vicende: penso per esempio alla questione dei rifiuti, molto spesso i cittadini non fanno differenza immediata tra chi governa il Municipio e chi invece ha responsabilità di governo cittadino  – e il secondo – In più avevamo l’incognita di Calenda che nel nostro municipio ha avuto il suo risultato migliore dell’intera città. E’ stata una campagna elettorale faticosa, bella anche per questo, perché l’abbiamo fatta rivendicando i risultati, parlando di cose concrete, affrontando anche i temi, i problemi del nostro territorio e della città. Al comune Calenda ha avuto il 36%  Gualtieri era secondo e Michetti terzo, questo risultato invece a livello municipale si è invertito perché noi siamo stati i più votati poi la destra e poi Calenda, i fattori determinanti che hanno fatto la differenza sono stati la politica sul territorio e la personalizzazione tra virgolette che ha riguardato la squadra che abbiamo messo in campo, ci hanno dato un grande risultato al ballottaggio e una grande responsabilità per il futuro».

Idee generali chiare. La presidente Del Bello ci introduce così nella nostra conversazione.

  • Il suo è il Municipio dei Parioli. A torto o ragione viene identificato con il quartiere bene di Roma, naturalmente c’è anche molto altro. C’è un’attenzione particolare? Si sente una pressione in più a governare quel territorio?

«Il nostro Municipio viene identificato con i Parioli, questo è vero, diciamo che è una condizione giornalistica se si vuole, ma è anche quello del Flaminio, di piazza Bologna, è quello che ha il reddito pro capite più alto della città. Ai nostri cittadini sta molto a cuore la questione del decoro proprio perché sanno di vivere in una parte di città bella. Abbiamo pezzi di architettura moderna e contemporanea, abbiamo tanti luoghi di pregio della città, tanti istituti culturali, insomma un municipio che offre opportunità molto significative, pensiamo solo al fatto che ha le due università più importanti La Sapienza pubblica e la LUISS privata. Ecco, governare un municipio che viene giornalisticamente identificato come il municipio bene della città vuol dire prestare maggiore attenzione su alcuni elementi, che però devono valere per tutta la città».

  • Con meno di 20 kmq è il più piccolo di Roma ma comunque corrisponde a Sondrio come estensione e con ca 170.000 abitanti equivale a un capoluogo come Perugia numeri che fanno capire le dimensioni dei Municipi di Roma. E’ un territorio omogeneo, una porzione di città consolidata quasi racchiusa nella parte nord-est della capitale compresa nell’anello della tangenziale seppure con quartieri e zone con difficoltà specifiche. Come affronterete le specificità di ogni quartiere? Avete un’attenzione zona per zona oppure vi regolate in maniera diversa?

«E’ vero, il rapporto tra il numero di abitanti e l’estensione del territorio determina una delle condizioni di maggiore densità abitativa, in più abbiamo un’altra caratteristica, essendo un municipio centrale siamo uno dei municipi più attraversati anche perché ospita tante infrastrutture, tante strutture pubbliche e private. Abbiamo la sede del comando generale della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, la sede dell’ENEL a viale Regina Margherita, tantissimi uffici nel quartiere Parioli e moltissime attività commerciali; le grandi strade consolari, via Salaria, via Nomentana, via Tiburtina fino al Verano, via Flaminia fino al fiume. Insomma è un municipio che aggiunge la caratteristica di essere attraversato da chi arriva a Roma e questo è un elemento che si deve tenere in considerazione – e precisa – Abbiamo qualificato la nostra proposta di governo offrendo ai cittadini del Municipio II, un programma differenziato quartiere per quartiere: l’abbiamo proprio pensato così, proprio perché all’interno di un territorio così complesso, vasto e caratterizzato, ci sono delle specificità ed è giusto che l’istituzione municipale riconosca all’interno dell’unicità del territorio delle caratteristiche diverse, perché questo rafforza l’identità e dà anche una dimensione più giusta di un governo del territorio. In questi cinque anni faremo quindi delle cose diverse, specifiche per il Trieste-Salario, per San Lorenzo, per il Nomentano Italia, per il quartiere Parioli-Pinciano, per il quartiere Africano».
Entriamo nello specifico.

  • Roma è la città più verde d’Europa, il Municipio II ha circa 3400 kmq di aree verdi complessive perlopiù composte da ville storiche: anzi voi avete la concentrazione di ville storiche più grande di Roma ma ci sono diversi parchi e giardini, luoghi di socialità oltre che polmoni verdi utili a contrastare l’inquinamento e aiutare il clima. Qual è la situazione? Cosa vi proponete di fare?

«La presenza delle aree verdi, delle grandi ville storiche e delle grandi strade alberate (perché pure quello è verde da tutelare) è molto significativo e importante nel territorio del secondo municipio anche per il fatto che è un municipio piccolo. Una parte consistente del municipio ospita due delle ville storiche più grandi della città: Villa Ada e Villa Borghese, Il Pincio è sul territorio del primo municipio ma il resto della villa è nel nostro, inoltre ci sono una serie di ville storiche più piccole come villa Chigi, villa Glori anche quelle dei polmoni verdi. C’è una differenza anche su questo. Alcuni quartieri forse per le loro dimensioni un po’ più ridotte hanno meno spazi verdi rispetto ad altri, per esempio San Lorenzo è un quartiere più piccolo limitrofo alla ferrovia, incastonato tra le mura aureliane e la città universitaria, ha meno luoghi verdi grandi e noi pensiamo che si debba fare una differenza – poi nel concreto – Innanzitutto là dove possibile aprire nuove aree verdi e renderle fruibili ai cittadini, migliorare quelle che hanno delle potenzialità per essere delle aree verdi godibili: su questo abbiamo alcuni progetti in corso di realizzazione di nuovi spazi verdi attrezzati come per esempio quello del parco urbano in via della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico; e la riqualificazione di piazzale del Verano, il nostro obiettivo è quello di farne una grande area pedonale con un parco urbano all’interno. In questo momento abbiamo in bilancio, già dallo scorso anno, un investimento di 1.800.000 euro per realizzare questa grande piazza pedonale di fronte alla Basilica di San Lorenzo e al Cimitero Monumentale del Verano, altre aree verdi da aprire, nuove e che adesso non sono utilizzabili, come via Cesare De Lollis che ha un’area archeologica su cui abbiamo avviato una manifestazione d’interesse per una sponsorizzazione – prosegue allargando il discorso – Il verde del secondo municipio ha bisogno di interventi non solo di manutenzione ordinaria, è un verde che va curato anche con interventi di manutenzione straordinaria. Ad esempio all’interno di Villa Ada abbiamo tanti immobili che sono in disuso, abbandonati, che vanno recuperati: questo è un obiettivo che abbiamo ben presente a livello di amministrazione capitolina e faremo questo doppio lavoro, apertura di nuove aree verdi e un’attività di manutenzione e valorizzazione dell’esistente, compresa la piantumazione di nuove essenze arboree per la riforestazione delle aree verdi di Roma, un programma che corrisponde agli obiettivi del PNRR – e conclude – Il nostro è un verde che va curato, penso alla questione dei pini e alla cura del fungo che li sta in pratica abbattendo quasi tutti; penso a Corso Trieste, dove di recente è crollato un altro albero; è un verde che va curato per il suo pregio di natura ambientale ma anche architettonica perché il verde ha anche degli elementi di valore per il decoro urbano».

Villa Ada – La Palazzina Reale

La presidente parla con calma e precisione, mostra determinazione e voglia di far sapere cosa si sta facendo e quello che si vorrà fare, vuole comunicare il senso della sua attività e che si capisca che è il frutto di un’azione collettiva. Il tono è riflessivo ma mira al concreto delle cose.

  • Oltre alla manutenzione parchi e giardini hanno anche il problema della gestione ordinaria. Avete un modello in testa, come pensate di fare?

«Raccoglieremo l’indirizzo della giunta capitolina e dell’assessora Alfonsi di decentrare ai municipi le aree verdi al di sotto dei 20.000 mq come prevede il regolamento sul decentramento amministrativo. Al momento gestiamo circa 100.000 mq, però sono delle aree piccole quelle al di sotto dei 5.000 mq, penso a piazza Verbano, piazza Bologna con questo ulteriore decentramento gestiremo anche gli spazi più grandi come il Parco dei Caduti del 19 luglio, oppure villa Balestra per esempio. Avremo impegni maggiori per la cura e la manutenzione perché un’area verde che ha un’area giochi dove le altalene sono rotte e non hanno il dondolo, dove non ci sono spazi verdi attrezzati per i bambini, dove le panchine sono scassate e non ci sono le fontanelle non è un parco. La gestione implica anche un livello di manutenzione attento agli elementi più piccoli, più minuti che però sono significativi. Il modello è con la compartecipazione della cittadinanza che è molto attenta alla cura degli spazi pubblici. Almeno nel nostro municipio c’è un’attenzione elevata e anche una voglia di compartecipare alla gestione degli spazi comuni. Il nostro modello impegna l’amministrazione municipale nella manutenzione ma favorisce l’attivismo della cittadinanza, è un modello che abbiamo sperimentato in questi cinque anni in tante occasioni».

  • L’emergenza rifiuti. Roma Capitale sta dando attualmente una risposta e vedremo come andrà, c’è il progetto del decentramento dell’AMA e l’ipotesi di realizzare impianti nei Municipi. Voi avete un centro raccolta all’Acqua Acetosa: verrà potenziato? Che farete?

«Condividiamo con l’amministrazione capitolina l’indirizzo di decentrare alcune attività legate alla gestione del ciclo dei rifiuti ai Municipi. In particolare la realizzazione delle AMA di Municipio ci darà finalmente la possibilità di indirizzare le attività di svolgimento del servizio sul territorio perché abbiamo scontato il fatto che molto spesso il contratto di servizio che Roma Capitale sottoscrive con l’azienda municipalizzata per l’ambiente è tarato su esigenze che non sono poi quelle reali sul territorio. Un esempio: se il contratto prevede che AMA debba passare su una strada una volta a settimana quando invece quella è una strada di scorrimento dove appunto ci sono tante attività commerciali, dove ci passano tante persone perché magari è una strada di attraversamento per raggiungere una scuola, una piazza importante, quella strada avrà bisogno di essere pulita più spesso – prosegue – quindi il decentramento della gestione del ciclo di rifiuti dando importanza ai territori, soprattutto nelle decisioni legate allo svolgimento del servizio, è una cosa fondamentale e questo accadrà tra qualche mese perché a maggio scade il contratto di servizio di AMA – e chiarisce – Oggi abbiamo il responsabile di Municipio con cui collaboriamo attivamente, indirizziamo le attività di spazzamento e di pulizia per quanto è possibile al momento – e riferisce – Abbiamo fatto una pulizia straordinaria del quartiere San Lorenzo con i macchinari, è stata un’attività che ha impegnato oltre cinquanta lavoratori – poi un’anticipazione – La replicheremo, a breve faremo un intervento simile al Villaggio Olimpico. Per noi questo è un sistema di gestione che deve diventare ordinario nel prossimo contratto, dobbiamo avere la possibilità come Municipi di dire all’AMA cosa deve fare sul territorio – e una notizia sulle isole ecologiche, argomento scottante a cui la Presidente non si sottrae – Abbiamo un tema che riguarda la disponibilità di spazi da destinare a questi luoghi, quello dei Campi Sportivi è uno spazio che va potenziato, poi capiremo; adesso abbiamo un incontro con l’assessore all’ambiente del Comune, con Sabrina Alfonsi, e vedremo se ci sono altri luoghi nel territorio del Municipio che possono essere messi a disposizione per attività legate alla gestione del ciclo dei rifiuti, piccoli impianti di compostaggio, luoghi dove conferire rifiuti speciali quali possono essere gli olii che possono essere riciclati; vediamo, è un lavoro che bisogna fare con molta attenzione ovviamente».

  • Il decoro della città è dato anche dalle scritte vandaliche, dai tag non rimossi sui muri, le erbe spontanee che crescono un po’ ovunque e non vengono sfalciate, piccole discariche che nascono qua e là, strade e marciapiedi non spazzati, lavori che apparentemente non richiedono grandi mezzi. Le persone fanno fatica a capire: perché non si fa questa manutenzione? Cambierà questa situazione? E se sì come?

«Questa attività di manutenzione non si fa per una erronea organizzazione del lavoro e della competenze e questo bisogna dirlo – ci dice la nostra interlocutrice – le attività di diserbo negli anni passati era affidata ad AMA, ora questa attività è diventata di competenza dell’Ufficio Decoro Urbano del Comune il quale non è riuscito a svolgere la gara d’appalto per lo svolgimento del servizio quindi l’ha destinata provvisoriamente ai Municipi con delle risorse veramente ridicole, troppo poche almeno per le necessità. E’ un modello che va riorganizzato, non funziona perché male organizzato e questo vale anche per le piccole discariche. Abbiamo fatto con l’assessore Alfonsi alcune attività di bonifica sulla Tiburtina, a via Livorno, adesso le chiederemo di farlo anche nei sottopassi di Corso d’Italia, c’è bisogno di organizzare queste attività perché è vero che non è una cosa impossibile da fare e lo ha dimostrato il fatto che in questi mesi si è intervenuti su alcune situazioni. Qualche giorno fa l’AMA era in viale Etiopia a fare questo lavoro con il nostro assessore all’ambiente, prossimamente lo faremo al Flaminio. Va organizzata  – ribadisce per maggior chiarezza – con il coinvolgimento del Municipio perché se segnaliamo che lì c’è una situazione di degrado dobbiamo sapere che l’azienda preposta va a svolgere quel servizio dove glielo abbiamo segnalato. In questi mesi sta accadendo, però non succedeva prima, c’era una farraginosità nella esecuzione dell’intervento perché andava segnalato e siccome non fa parte del contratto, AMA doveva presentare un preventivo che doveva essere valutato dal Dipartimento Tutela Ambiente del Comune che doveva mettere i soldi a bilancio. Tutto questo durava sette otto mesi e il risultato non c’era mai. Ora invece si sta proponendo un modello diverso con la collaborazione tra AMA e i Municipi nella segnalazione e nel coordinamento delle attività – e precisa – finalmente abbiamo anche un elemento che qualifica l’azione amministrativa, l’immediatezza dell’intervento, non esiste più un percorso burocratico così complicato ma si opera direttamente anche per il diserbo. Questo servizio sarà via via decentrato ai Municipi e con le adeguate risorse dovremo essere noi a intervenire. Al momento è ancora in quota parte responsabilità del Municipio e in quota parte del Comune, ma questo è un modello che non funziona, si sta andando verso l’individuazione dell’ente che deve intervenire quando c’è un problema di questo tipo e deve essere uno e chiaro».

  • Ricordava prima i pini di Corso Trieste, gli alberi abbattuti perché pericolanti sono parecchi anche nel suo Municipio. Ma perché rimangono i ceppi e non vengono espiantati e sostituiti con rapidità? Sarebbe anche un modo per rispondere alle esigenze di decoro e della riforestazione urbana che ricordavamo prima. Perché se si taglia un albero non viene sostituito nel giro di pochi giorni?

«Molto spesso quando si taglia un albero lo si fa perché c’è una situazione d’emergenza, perché sta per cadere o per evitare che cada – con un pizzico di spirito – o lo si taglia o lo si toglie dalla strada perché è cascato. Non c’è un’immediatezza nella sostituzione perché è un’attività che va programmata – e ci porta un esempio internazionale – A Parigi c’è la sostituzione regolare delle alberature quando arrivano alla conclusione del ciclo vitale dell’albero, questa è una cosa che si deve fare anche a Roma. Ora non vengono immediatamente sostituiti perché si interviene in emergenza, invece deve essere un’attività programmata – poi precisa – gli alberi vanno potati, vanno curati, vanno difesi dagli agenti funginei quando sono nel pieno del loro ciclo vitale. Bisogna curarle le piante, come le persone, vanno curate se stanno male e vanno salvaguardate e poi, arrivati al ciclo finale, sappiamo che un albero, un pino in città non riesce ad essere vitale oltre i 70 anni, va espiantato e sostituito con un albero sufficientemente giovane che possa garantire lo stesso livello di equilibrio ambientale. Un’azione programmata, un diverso modello di gestione del verde».

Piazza Istria
  • Un’altra emergenza, perché a Roma certo non ce le facciamo mancare, sono i marciapiedi sconnessi, le strade dissestate, lavori stradali e rattoppi continui e non parliamo del traffico sempre più caotico e la doppia fila come costante di parcheggio e i monopattini e le bici lasciate ovunque. Avete in programma di intervenire? Sono vere e proprie barriere architettoniche a volte per disabili, mamme con carrozzine, anziani…

«Nei cinque anni precedenti con le risorse messe a disposizione abbiamo avviato un programma di manutenzione delle strade e dei marciapiedi in una condizione davvero molto problematica perché alcune strade, alcuni marciapiedi non venivano manutenuti da decenni – esempio concreto –  faccio sempre l’esempio di viale della Moschea, una strada che abbiamo trovato in condizioni drammatiche. L’abbiamo dovuta chiudere agli inizi del 2016 più volte perché era piena di buche; tra l’altro è la strada che collega il quartiere Parioli con la Tangenziale Est, quindi una strada di scorrimento. Siamo intervenuti e abbiamo scoperto che era una strada senza il sottofondo e quindi si ammalorava molto più rispetto all’usura normale di una strada ben fatta. E’ un’attività che bisognerà implementare ancora di più in questi prossimi cinque anni ma ovviamente dipende dalle risorse a disposizione: però è una cosa che si può fare, si deve fare e va fatta. Siamo un Municipio di attraversamento, l’ho già detto, noi abbiamo questo problema, le nostre strade stanno messe peggio proprio perché l’attraversamento continuo le usura di più. Quindi, è un impegno che ci siamo assunti e stiamo lavorando con il nuovo assessore ai lavori pubblici di Roma Capitale, Ornella Segnalini, che ha grande sensibilità e metterà in campo delle soluzioni amministrative che potranno rendere più veloce l’intervento. Per esempio l’idea di fare degli accordi quadro per la manutenzione straordinaria di strade e marciapiedi è un’idea giusta, è una forma di svolgimento delle gare che prevede di poter affidare il lavoro a una impresa per più tempo e con una capienza economica che può aumentare nel corso degli anni, quindi evitare di fare continuamente gare con una procedura ovviamente prevista dal codice degli appalti – poi la presidente si addentra nelle procedure di gestione finanziaria e burocratica a dimostrazione che questa idea produrrebbe una velocizzazione delle opere e un miglior impiego delle risorse; quindi risponde sulla questione traffico – Per quanto riguarda la doppia fila noi siamo maggiormente interessati proprio perché siamo un municipio di attraversamento; ovviamente c’è la necessità di garantire i presidi della polizia locale, però c’è un modo di utilizzo della città da parte degli automobilisti, ma non solo eh, anche questa cosa delle biciclette elettriche, dei monopattini che li trovi dappertutto, sui percorsi loges, c’è una cultura dei cittadini romani che è terrificante perché uno pensa di poter lasciare la macchina in doppia fila, non c’è un’educazione da questo punto di vista, siamo male educati o diseducati – sorridendo – bisognerà cominciare da quelli che stanno dentro i passeggini, dai bambini».

La Presidente Del Bello parla volentieri, vuole spiegare e farsi capire, ma nel microfono del telefono che ci collega entrano suoni e rumori che ci fanno pensare ai suoi altri impegni, quindi andiamo verso la conclusione del nostro colloquio.

  • Facciamo un patto, stabiliamo un arco di tempo, non corto ma nemmeno troppo lungo, diciamo sei mesi, un decimo della consigliatura: quali saranno le vostre priorità in questo periodo?

«Abbiamo alcuni obiettivi da raggiungere nell’arco di questi sei mesi, obiettivi specifici al di là dell’attività ordinaria. Se avremo l’opportunità di gestire le aree verdi al di sotto dei 20.000 mq con le risorse assegnate si vedrà una differenza; la situazione della raccolta dei rifiuti migliorerà  con le nuove AMA municipali, è un’attività più legata al rapporto con Roma Capitale, però penso che nei prossimi sei mesi si potrà determinare una differenza sostanziale rispetto agli anni passati e il miglioramento sarà percepito di più per quanto riguarda le attività di governo del nostro municipio. Abbiamo alcune priorità che sono legate a iniziative e a progetti che vogliamo realizzare nel territorio, la Città della Scienza al Flaminio, il centro sportivo di via Como e altri come li abbiamo definiti in campagna elettorale perché se uno si candida lo fa per fare le cose che dice».
Conclude la Del Bello con un sorriso (percepito) che accompagna la frase. I suoni e i rumori che escono dal microfono aumentano e ci fanno capire che le incombenze della Presidente si fanno pressanti e chiedono la sua attenzione. Benché si sia trattato di pochi minuti il colloquio è stato interessante, proficuo e cordiale; rimangono delle curiosità e delle domande che saranno argomenti per un prossimo incontro.

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