Transizione ecologica nel segno di Ursula
Il neopremier Mario Draghi inaugura il nuovo dicastero. Ma gli ambientalisti ci stanno? In un comunicato congiunto spiegano le loro perplessità
“La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva”, consigliava un genio assoluto del secolo scorso, Albert Einstein. Certo, si tratta di un percorso difficile che l’Europa di Ursula von der Leyen ha sposato con il suo Green Deal europeo. “Questa crisi ha mostrato i limiti di un modello che ha messo la ricchezza al di sopra del benessere”, ha ricordato la presidente della Commissione Ue aggiustando il tiro del Recovery Fund.
Il meccanismo della “transizione giusta” contava di mobilitare almeno 100 miliardi d’investimenti nel periodo 2021-2027 per le regioni più colpite dalla nuova gestione verde, a cui poi si è aggiunto il piano pandemia, Next Generation, che prevede atri sostanziosi pacchetti economici. E allora cosa c’è di meglio di un Ministero per la Transizione Ecologica? L’ha messo sul tavolo del nuovo Governo il neopresidente Mario Draghi, accogliendo il suggerimento del leader Cinquestelle Grillo, all’anagrafe Giuseppe Piero.
Per sincero spirito ambientalista o per guadagnare il consenso del Movimento?
Una cosa è certa: sulla Piattaforma Rousseau è stato proposto alla base questo quesito: “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”.
Il nuovo Dicastero ha già il suo responsabile, il fisico Roberto Cingolani, già responsabile dell’innovazione tecnologica della vecchia Finmeccanica, oggi Leonardo Spa, e fondatore dell’Istituto italiano di tecnologia. Ancora è troppo presto per sapere quale sarà la sua articolazione, ma si ritiene che debba assorbire le competenze del Ministero dell’Ambiente e alcune funzioni dello Sviluppo Economico.
Non si tratta, comunque, di una novità assoluta ispirata alla nuova politica di Ursula. In Europa ci sono già altri due omologhi, in Francia e in Spagna. Ma gli ambientalisti cosa ne pensano? Con una nota congiunta le associazioni Amici della Terra, ENPA, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness e Federazione ProNatura hanno espresso forti perplessità sull’operazione. “Non è affatto chiaro come s’intende che questa operazione avvenga”, sottolinea il comunicato.
Secondo le associazioni si delinea un quadro molto incerto che preoccupa, tanto più alla luce della necessità di collocare bene e rapidamente le risorse del Recovery Plan e, soprattutto, di ripensare i suoi programmi, oggi gravemente carenti. “La transizione ecologica è il grande impegno dell’Italia e dell’Europa dei prossimi decenni. Non si può commettere l’errore di impostarla male”, affermano.
Secondo il WWF – che è stato incontrato da Draghi insieme a Legambiente e Greenpeace – in agricoltura è molto importante seguire quanto già previsto dalle strategie europee Farm to Fork e Biodiversità al 2030. Una cosa è certa, come diceva Ernest Hemingway, “La terra è un bel posto e per essa vale la pena di lottare”.