Quote latte: il 31 marzo cambia tutto
Un fondo di garanzia, un marchio 100% latte italiano, la spinta del comparto verso l’interprofessionalità e una campagna di comunicazione nelle scuole per incrementarne il consumo, sono alcune delle misure che il Governo sta predisponendo per aiutare allevatori e filiera ad affrontare la sostanziale liberalizzazione del mercato del latte che partirà dal prossimo aprile.
Il prossimo 31 marzo terminerà per tutti i Paesi Ue il regime delle quote latte, il sistema di calmieramento per il prezzo predisposto da Bruxelles che per circa 30 anni ha condizionato, protetto e sostenuto tutto il mercato lattiero- caseario nella Comunità europea.
Una condizione, ed insieme anche una sfida, che impone a tutti gli allevatori e all’intera filiera di affrontare senza più alcun paracadute la sostanziale liberalizzazione del mercato globale, obbligando tutti a raccogliere la concorrenza delle imprese più efficienti e innovative del settore, sia su scala nazionale che internazionale.
Un passaggio che nasconde parecchie insidie e che Governo e Parlamento, con tutti i protagonisti del settore, sono chiamati ad affrontare con misure e soluzioni capaci di evitare al comparto di essere travolto dalla fine di questo strumento della politica agricola comune.
Intervenuto in audizione davanti alle Commissioni Agricoltura riunite di Camera e Senato, il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha ribadito la necessità di misure che incidano nel breve periodo anche con interventi di sostegno diretto, ma che riescano poi a stimolare in più ampia prospettiva modelli di maggiore efficienza all’interno della filiera.
Il Governo, ha riferito, ha quasi ultimato lo schema di decreto che rende possibile l’accesso ai contributi del Fondo Qualità latte previsto dal piano di stabilità del 2015. I contributi erogati agli allevatori in regime di de minimis potranno essere finalizzati per le garanzie concesse da ISMEA o, in alternativa, per coprire parte degli interessi su prestiti finalizzati al miglioramento della qualità del latte. Il mix delle due componenti sarà lasciato alla scelta del beneficiario. L’accesso ai contributi sarà condizionato all’impegno per un piano di miglioramento della qualità del latte, vincolato ad un insieme di obbiettivi precisi: allungamento della carriera produttiva degli animali; gestione appropriata dei farmaci per prevenire l’insorgenza delle mastiti nelle bovine; miglioramento della gestione dell’allevamento e delle strutture produttive. I contributi saranno poi commisurati alla quantità di latte prodotto, mentre l’accesso al piano sarà supportato da una consulenza aziendale. Previsto un trattamento differenziato con un quid in più per le zone montane, mentre è stato definito che gli strumenti operativi di gestione del fondo verranno affidati a ISMEA.
Per cercare invece di arginare i fenomeni di concorrenza sleale si punta ad un rafforzamento delle norme contrattuali con l’introduzione della forma scritta come previsto dall’art 62 della legge 27/2012, ed insieme attraverso una previsione di durata del contratto di almeno un anno, oltre ad un monitoraggio sui costi di produzione effettuato da ISMEA.
Considerando poi la grande parcellizzazione del comparto e l’incapacità dimostrata negli anni dagli allevatori di aggregarsi autonomamente in unità produttive coordinate, il Ministero sta pensando di proporre l’introduzione di una normativa abbastanza stringente proprio per spingere la filiera a creare un organismo unitario interprofessionale.
Un respiro per il settore può arrivare dalla rateizzazione, sempre in regime de minimis, del pagamento delle multe sulle quote latte dell’ultima campagna, che è stata richiesta a Bruxelles e che , ha anticipato il Ministro Martina, è in procinto di essere accordata.
Nella speranza di poter incidere sul lungo termine, intercettando un desiderio espresso dai consumatori, il Ministero delle politiche agricole proporrà agli allevatori un vero e proprio marchio “100% latte italiano” (si potrà aderire su base volontaria) per definire e rendere riconoscibile l’eccellenza del prodotto nazionale.
A sostegno di una politica alimentare che incida più profondamente negli stili di vita degli italiani, come già fatto per la frutta, si sta pensando di introdurre nelle scuole la distribuzione del latte ed accompagnare questa azione con un adeguato piano didattico che illustri qualità e benefici del prodotto per una corretta e sana alimentazione.
Tutti strumenti che insieme dovrebbero riuscire ad aiutare un settore che pur presentando alcune distorsioni ( il prezzo pagato alla stalla spesso arriva al consumatore con maggiorazioni che raggiungono il 400% ), è stato in grado di produrre in un anno di crisi come il 2014 oltre due miliardi e duecento milioni di export solo per il comparto caseario.
di Cristiana Persia