Pignoletto DOCG Colli Bolognesi: se lo conosci, lo ami
La vitivinicoltura italiana è caratterizzata dalla estrema frammentazione delle produzioni: poche aziende dalle grandi dimensioni, ma tantissime piccole e medie cantine con relativamente poche bottiglie prodotte, però per la quasi totalità contenenti vini di eccellenza. Dopo gli anni bui dello scandalo del metanolo i nostri vignaiuoli hanno capito che è la qualità che conta, che producendo – e vendendo – vini dall’animo profondo possono ottenere molto di più economicamente e, perché no?, guadagnando consensi e fama mondiale.
D’altronde l’Italia può contare su terreni e uvaggi, compresi alcuni tipi autoctoni sfuggiti all’imbarbarimento, di sicuro successo. Vini DOC e DOCG che hanno saputo conquistarsi la vetta nella classifica mondiale o che si apprestano a scalarla. È il caso, ad esempio, di un vino non molto conosciuto fuori dalla zone di produzione: il Pignoletto, fermo o frizzante che sia, un DOCG dei Colli Bolognesi.
Ci siamo fatti spiegare le sue caratteristiche da uno dei più appassionati produttori: Carlo Gaggioli che, a Zola Predosa – patria di Francesco Raibolini detto il Francia – da poco più di trent’anni ha deposto la sua borsa da veterinario e si è dedicato alla coltivazione dell’uva e alla vinificazione del Pignoletto.