Olio extravergine di oliva italiano: uno stile di vita
Il nuovo anno si apre per l’olivicoltura italiana con importanti opportunità da cogliere, dettati dall’agenda internazionale e in particolare da due eventi interconnessi. Il nuovo mandato presidenziale americano per Donald Trump e il rinnovo dei vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Barack Obama nel suo discorso di commiato dopo otto anni alla guida degli Stati Uniti d’America ha ricordato l’emergenza del cambiamento climatico, ponendola come priorità da affrontare a partire da subito e di fatto incardinandola tra gli impegni ineludibili a cui sarà chiamata la nuova amministrazione statunitense. A maggio è prevista poi la nomina del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la quale l’Italia ha avanzato una candidatura ufficiale.
Una rinnovata attenzione verso la sostenibilità ambientale e la salute delle popolazioni, così come fissato nei 17 obiettivi indicati dall’ONU da raggiungere entro il 2030, e una più solida attenzione all’alimentazione come strumento di cura, offrono nei fatti nuovi scenari per l’olio extravergine di oliva italiano, così da ritrovare la considerazione che merita dal punto di vista nutraceutico.
“Guai a parlare di condimento – evidenzia Luigi Canino, presidente di UNASCO, consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli – l’olio extravergine di oliva è infatti un alimento dalle riconosciute qualità nutraceutiche. Nelle 500 varietà di olive coltivate nel nostro Paese risiede il vero segreto della dieta mediterranea, tanto apprezzata nel mondo quanto trascurata a casa nostra”.
Ripartire dalla genuinità, dalla trasparenza, dalla salvaguardia del territorio e dalla qualità del prodotto simbolo del made in Italy, significa – secondo UNASCO – imboccare la strada indicata a livello internazionale per salvare il pianeta. “L’olio extravergine di oliva – aggiunge Canino – non è un alimento come tutti gli altri, ma rappresenta per chi lo apprezza, uno stile di vita, una filosofia di approccio alle cose, fatta di valori come il rispetto per la terra, la relazione tra chi coltiva il campo, chi produce l’olio e chi lo gusta a tavola”.
Uno scenario, quello del 2017, che rappresenta una sfida per la filiera olivicola italiana, che sarà vinta solo se tutte le sue componenti: coltivatori, produttori, frantoiani, industria e distributori, sapranno condividere un approccio di sistema verso un prodotto di qualità che non trova eguali nel mondo, a condizione che ne venga garantita la purezza e la genuinità.