mercoledì, Maggio 8, 2024
Agricoltura

La FAO pubblica l’Atlante delle migrazioni rurali dell’Africa Sub Sahariana

Con uno studio estremamente articolato, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione cerca di analizzare gli scenari presenti e futuri di un continente dalla matrice profondamente rurale con una popolazione che è perennemente in marcia, all’interno e al di fuori dei confini dell’Africa

Colpite più di altre dalle carenze infrastrutturali, da un’istruzione spesso inesistente e dalle alterazioni dei cambiamenti climatici, milioni di persone in Africa migrano costantemente, alla ricerca di quelle prospettive che il proprio territorio preclude.

Lo studio della FAO ‘L’Africa rurale in movimento. Dinamiche e fattori chiave della migrazione a sud del Sahara’ in particolare evidenzia che mentre  la grande maggioranza degli africani a sud del grande deserto (il 75%) migrano all’interno dell’Africa,  la stragrande maggioranza dei Nord africani (il 90%) emigrano verso l’Europa.

Nell’Africa Subsahariana nel 2015 questi fenomeni interregionali hanno interessato quasi 9 milioni di persone.  Solo in Nigeria la migrazione, all’interno o al di fuori dei confini del Paese,  ha coinvolto l’80% della popolazione.

L’alto tasso demografico delle aree di quella che un tempo veniva definita Africa Nera (fra il 1975 e il 2015 qui la popolazione ha avuto un incremento di 645 milioni di persone e si prevede che tale aumento arrivi  1,4 miliardi nel 2050) si scontra già oggi con un agricoltura che non riesce in molti casi a soddisfare le comunità locali e con un connettivo economico, anche nelle grandi città,  talmente arretrato da non essere in grado di assorbire  il grande numero di giovani che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro.  E’ stato stimato che entro il 2030 saranno quasi 380 milioni i giovani africani che cercheranno un’opportunità lavorativa,  220 milioni di loro si troveranno nelle aree rurali.

“La sfida – ha affermato Kostas Stamoulis, Direttore Generale Aggiunto della FAO per il Dipartimento Sviluppo Economico e Sociale – è generare abbastanza opportunità per assorbire questa forza lavoro in piena espansione. È in questa prospettiva che l’agricoltura e lo sviluppo rurale possono essere parte integrante di ogni risposta ai movimenti migratori di grandi dimensioni”.

L’Atlante sulla migrazione rurale, frutto di una partnership fra  il Centro di Ricerca Agricolo per lo Sviluppo Internazionale francese (CIRAD) e la FAO, con un sostegno tecnico del Centre for the Study of Governance Innovation (GovInn) del Sud Africa, diventa così fondamentale per la predisposizione di quegli strumenti analitici esiziali a tutte le azioni che verranno disposte  per affrontare questo fenomeno.

Lo studio mette ad esempio in evidenza come proprio i Paesi a sud del Sahara siano poi quelli più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. La mancanza pressoché totale di una rete irrigua, rende queste aree particolarmente dipendenti dalla pioggia. Siccità e desertificazioni che vanno vieppiù intensificandosi rendono così praticamente obbligatorio l’abbandono dei campi da parte di fette sempre più grandi della popolazione per sfuggire alle carestie.

Le proiezioni indicano inoltre che le regioni tropicali sperimenteranno a breve una riduzione drastica dei loro raccolti di mais e cereali, con perdite che potranno raggiungere picchi fino al 20% della produzione.

Se si combinano queste informazioni con quelle legate all’aumento della popolazione – sottolineano dalle Nazioni Unite – il quadro diventa decisamente allarmante.

Mentre la complessità dei fattori interconnessi che conducono alla migrazione rende però comunque impossibile prevedere esattamente la dinamica migratoria del futuro, l’Atlante richiama l’attenzione su variabili cruciali – come la dimensione della popolazione rurale; la localizzazione e la presenza di eventi meteorologici estremi; i livelli di povertà e di fame; le opportunità di lavoro; la qualità della gestione governativa – al fine per individuare possibili scenari futuri necessari a predisporre politiche per migliorare la situazione.

Dalla FAO fanno infatti  notare che la decisione per una persona di migrare non dovrebbe essere dettata dalla sopravvivenza o dalla semplice ricerca di una vita dignitosa ma ispirata invece dal desiderio di confrontarsi con nuove esperienze. Affinché questo non rimanga un miraggio per la popolazione di questo continente, le Nazioni Unite sollecitano interventi per investire nell’agricoltura e nello sviluppo rurale di questi luoghi, anche attraverso una prospettiva territoriale diversa, promuovendo ad esempio quei collegamenti rurali-urbani che caratterizzano l’economia dei Paesi più sviluppati e che potrebbero trasformare le aree rurali dell’Africa in “paradisi sicuri”, dove vivere e crescere i propri figli,  offrendo una vita migliore a tutti.

Cristiana Persia

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