OfficinA AlimentarE: dove il cibo diventa esperienza e cultura
In viaggio tra sapori, saperi e territorio con Rossella Angius, nella bottega-laboratorio appena nata all’Isola Sacra di Fiumicino
Abbiamo incontrato Rossella Angius di Officina Alimentare, un luogo che non ha troppa voglia di essere un ristorante ma un posto dove mangiare qualcosa di buono e poi una bottega, un laboratorio, uno spazio eventi, una occasione di fare ‘esperienza’ nel mondo del cibo. Con la sua passione travolgente e una vision ambiziosa, Rossella ci ha guidato in un racconto appassionato, fatto di idee audaci e un impegno costante verso la qualità, il territorio e l’autenticità. Officina Alimentare, nel variegato e a tratti blasonato panorama gastronomico di Fiumicino, vuole offrire esperienze di gusto che vanno oltre il semplice consumo, invitando a vivere e comprendere il cibo come un viaggio multisensoriale di storia, cultura e tradizione. In questo spazio dinamico e multifunzionale, il cibo si fa linguaggio, racconto, connessione e scoperta, creando un incontro unico tra chi lo produce e chi lo assapora.
Ecco cosa ci ha raccontato Rossella della sua visione e della sua creatura.
- Qual è stata l’idea o l’ispirazione che ha guidato la creazione di questo spazio? Cosa speri di trasmettere ai tuoi clienti/visitatori e come li vuoi intrattenere?
L’idea alla base di Officina Alimentare è semplice ma ambiziosa: creare un luogo dove le persone possano essere felici, scoprire prodotti di altissima qualità, divertirsi esplorando nuovi sapori e vivere un’esperienza multisensoriale unica. È uno spazio nato dalla mia passione per la cultura del cibo, un luogo dove il sapere e il gusto si incontrano.
Immagino Officina Alimentare come un centro pulsante di esperienze: corsi per adulti e bambini che svelano l’eccellenza dei prodotti, principalmente del centro Italia ma non solo, perché la ricerca è continua e senza confini. Qui, chiunque potrà prendersi una pausa, rilassarsi con una tazza di tè e biscotti, sorseggiare un buon caffè mentre lavora, o chiacchierare in compagnia.
E poi ci sono gli aperitivi: un’autentica celebrazione dei sapori, con salumi e formaggi selezionati tra i migliori produttori della nostra regione e dintorni, accompagnati da vini pregiati e oli extravergine che ho imparato a valorizzare anche grazie alla mia certificazione come assaggiatrice di olio.
Officina Alimentare ha anche un’anima di bottega: un angolo dove acquistare prodotti che hanno conquistato il palato, perfetti per ricreare a casa propria un aperitivo speciale o stupire gli ospiti con un sapore nuovo e autentico.
Spero che ogni visitatore, entrando qui, trovi qualcosa che lo colpisca e lo ispiri, sia che voglia vivere un’esperienza coinvolgente o semplicemente godersi un momento di relax. Questo è il mio sogno, ed è solo l’inizio di un viaggio che non vedo l’ora di condividere.
- Quanto è importante il legame con il territorio e i suoi prodotti nella filosofia del tuo locale? Come selezioni i produttori e le materie prime?
Il legame con il territorio è l’anima di Officina Alimentare. Celebriamo la materia prima e il lavoro appassionato di coltivatori e produttori locali, con un focus particolare su Roma e il Lazio. Siamo orgogliosi di aderire al programma che valorizza i vincitori del Premio Roma, portando in tavola vini pregiati, oli extravergine d’oliva, formaggi artigianali, birre di eccellenza, pane e specialità da forno che rappresentano il meglio della nostra terra.
La selezione dei produttori avviene con cura e passione: privilegiamo realtà locali, ma chi lavora con valori e qualità sarà sempre benvenuto, sosteniamo coloro che condividono i nostri punti fermi, autenticità e sostenibilità. Ogni ingrediente che entra nel locale è il risultato di una ricerca attenta, pensata per garantire ai nostri clienti un’esperienza autentica e indimenticabile. Officina Alimentare è un tributo alla ricchezza del territorio e alle persone che lo rendono unico.
- Il tuo spazio può essere descritto come un luogo dove si fondono sapere e sapori. Come pensi di riuscire a bilanciare l’aspetto educativo con quello esperienziale?
Per me, il cibo è naturalmente il punto d’incontro tra esperienza e cultura: ogni piatto racconta una storia, ogni sapore evoca un viaggio. La vera sfida è trovare il linguaggio giusto per condividere ciò che ho nel cuore e nella mente, senza mai rendere questo spazio troppo serioso o simile a un’accademia del cibo. Voglio che Officina Alimentare sia un luogo vivo, dove il sapere si trasmette divertendo.
Immagino eventi che intrecciano il cibo con altri mondi: serate dedicate alla storia degli alimenti, incontri dove esploriamo il legame tra cibo e letteratura, o sfide poetiche a tema culinario per omaggiare la buona tavola. Il mio obiettivo è offrire esperienze uniche, dove la cultura si assapora e il divertimento diventa il ponte tra sapere e sapore.
Non sono sola in questo viaggio: ho al mio fianco soci di grande valore come Patrizia, Lucia e Roberto, oltre a professionisti esperti di comunicazione e marketing che mi sostengono ad ogni passo. Tanti amici e la mia famiglia che mi stanno sostenendo tantissimo, produttori meravigliosi che stanno credendo nel progetto con me. Con questa squadra e tanta passione, non vedo l’ora di lanciare format innovativi che rendano ogni evento indimenticabile.
- In che modo il tuo spazio aiuta le persone a comprendere meglio il valore del cibo, dalla qualità delle materie prime alla sostenibilità?
Officina Alimentare nasce per essere un ponte tra chi produce il cibo con passione e chi lo ama e lo consuma con curiosità. Il mio obiettivo è creare un dialogo autentico, ma anche divertente, tra produttori locali, food lovers, nutrizionisti e cuochi, unendo competenze e storie per valorizzare il patrimonio enogastronomico locale. Il mio è uno spazio multifunzionale dove ciascuno può essere attore, divulgatore, apprendista ed esploratore consentendo da un lato ai produttori di mostrare l’unicità e la sapienza del proprio prodotto e ai clienti di scoprire o carpire i segreti della buona e sana tavola attraverso esperienze guidate immersive.
Ogni evento sarà creato per trasmettere il valore del patrimonio enogastronomico, creando connessioni autentiche e momenti di apprendimento che ispirano.
Spero che i clienti, partecipando a queste esperienze, possano ‘riportarsi a casa’ non solo il piacere di un buon sapore, ma anche una maggiore consapevolezza di ciò che significa scegliere la qualità e rispettare il territorio. In fondo la sostenibilità parte dall’acquisizione di coscienza e conoscenza. Officina Alimentare non è solo un luogo dove mangiare bene cose buone, ma un viaggio attraverso la cultura del cibo e il rispetto per chi lo rende possibile. Ho scelto anche stoviglie e bicchieri dai mercatini e dalla credenza di nonna, per ridargli nuova vita ed ascoltare le storie che mi vorranno raccontare.
- Quanto conta il rapporto con i produttori locali e con il pubblico? Ci sono storie o collaborazioni che l’hanno particolarmente colpita?
Il rapporto con i produttori è il cuore pulsante di Officina Alimentare. È grazie a loro che possiamo offrire ai nostri clienti il meglio, raccontando storie di passione, dedizione e sostenibilità. Questo legame diretto non è solo una questione di qualità, ma anche di condivisione di valori e rispetto per il lavoro artigianale.
Tra le collaborazioni, sostegno dell’avvio c’è l’azienda Agricola Acquaranda, di Trevignano, un’eccellenza regionale ed il presidio Slow Food Caciofiore della campagna romana, realizzato come faceva Columella col caglio vegetale, e poi l’Azienda Agricola biologica l’Oca Bianca, col suo cacio di Genazzano anch’esso presidio Slowfood e le sue noci e verdure biologiche, quella con Podere 676, le loro birre artigianali, non pastorizzate, un birrificio agricolo situato a Testa di Lepre, nella campagna di Fiumicino, tra 700 piante di luppolo e 4 ettari di orzo, coltivati con cura e passione. C’è poi il Caffè Fantini, una torrefazione storica della nostra regione e una – per ora- piccola selezione di prodotti DOL, di Origine Laziale, un progetto di altissimo livello. Altra partnership è quella con ‘Ciarcia’ affinatore di prosciutti e salumi dall’Irpinia, poi ‘la mia pasta’ di Paolo Troiani, che coltiva il proprio grano e poi ci realizza una pasta artigianale digeribilissima e sana, oltre che buona. Molte altre le sto siglando in questi giorni. Collaborazioni come queste mi ispirano ogni giorno e mi ricordano perché ho scelto di intraprendere questo percorso.
- Ci sono programmi o eventi in arrivo che vorresti condividere con noi? Come immagini l’evoluzione del tuo spazio nei prossimi mesi/anni?
Officina Alimentare è un progetto in continua evoluzione, proprio come il mondo del cibo che amo raccontare. Vi invito a seguire le nostre pagine social per rimanere sempre informati. Per ora la prima programmazione prevede per il prossimo 30 gennaio un pomeriggio dedicato al pane e della pasta madre mentre per l’11 Febbraio un pomeriggio per i più piccini, i bimbi imparano ad impastare, gli accompagnatori si godono un bel the con i dolcetti. Non voglio svelare troppo ma da febbraio 2025 poi, nuove iniziative pensate per coinvolgere e sorprendere il nostro pubblico. Con il mio team stiamo lavorando a format innovativi che metteranno al centro l’esperienza, il dialogo con i produttori e la scoperta delle eccellenze locali. Per il futuro immagino uno spazio sempre più dinamico e ricettivo, capace di intercettare i segnali deboli e cogliere nuove tendenze. Saremo in ascolto costante del territorio, dei produttori che ci ispirano e dei clienti, che vogliamo non solo fidelizzati, ma pienamente soddisfatti e coinvolti. Officina Alimentare è un viaggio multisensoriale, e ogni tappa sarà una nuova occasione per sorprendere e creare connessioni autentiche.
- Cosa rappresenta per te, personalmente e professionalmente, questo progetto? In che modo riflette la tua passione per l’enogastronomia?
Questo progetto è la sintesi di un viaggio che dura da più di dieci anni, un percorso fatto di esperienze straordinarie con Slow Food: dalle fiere internazionali agli incontri con produttori di tutto il mondo. Ogni tappa ha alimentato la mia curiosità e il mio desiderio di comprendere a fondo ciò che accade dietro le quinte dell’enogastronomia, dal lavoro instancabile del produttore nei campi, in cantina o al frantoio, fino alla maestria del cuoco in cucina.
Questa passione mi ha spinto ad approfondire, a studiare: ho conseguito un Master in Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche all’Università di Tor Vergata e ho partecipato a innumerevoli Laboratori del Gusto, non solo come discente, ma anche come docente per la materia del caffè e volontaria a supporto dei docenti. Ho avuto il privilegio di lavorare accanto a cuochi straordinari in cucine immense e di raccontare i prodotti e il loro straordinario viaggio dalla terra al piatto. Ogni esperienza, ogni momento, vive ancora in me, come se fossi lì.
Officina Alimentare è tutto questo: la fusione di passione, studio e vissuto. È il luogo dove posso condividere e celebrare l’autenticità, l’eccellenza e le storie che rendono il cibo una vera cultura.