No (per adesso) al semaforo sull’etichetta
Dissolte per il momento le preoccupazioni destate dall’ipotesi di stampare sulle confezioni dei prodotti agroalimentari allarmi dissuasivi per lo più ingiustificati
di Gianluca De Angelis
Forti preoccupazioni per il “made in Italy”, soprattutto quello riguardante il comparto agroalimentare erano state recentemente destate dall’ipotesi di un provvedimento quanto mai discutibile: a causa del contenuto in sale, zucchero e grassi in alimenti tipici della nostra cultura enogastronomica, infatti, alcune organizzazioni e istituzioni internazionali avevano proposto di stampare allarmi, avvertenze o immagini shock sulle confezioni di questi prodotti per cercare di limitarne il consumo.
Fortunatamente, anche grazie all’intervento attento della Coldiretti, almeno per il momento è stato ottenuto un dietrofront sull’idea: nella versione definitiva del documento del Terzo Forum delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili, infatti, non vengono più menzionati questi ipotetici strumenti dissuasivi.
L’idea, ricordiamolo, di applicare etichette che cercano di far diminuire il consumo non è così astrusa come potrebbe sembrare ad un primo impatto: questo tipo di segnalazione è già stata implementata, ad esempio, in Cile – dove viene usato un bollino di colore nero per indicare i prodotti potenzialmente dannosi per la salute in seguito ad un consumo eccessivo – ma anche in Gran Bretagna. Lì viene usato l’ormai tristemente famoso sistema di classificazione “a semaforo”, che però finisce spesso con l’escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle nostre tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Sulla necessità di agevolare l’export dei nostri prodotti si è detto più che convinto anche il ministro e vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, in visita alla “Città contadina” della Coldiretti a Roma, annunciando un altro provvedimento governativo – dopo quelli già attuati negli ultimi anni – per tutelare maggiormente il “made in Italy”, soprattutto quello agroalimentare che, in ogni caso, continua a crescere: nel 2018 è stato rilevato un nuovo record per quanto riguarda le esportazioni, con un +3% nei primi sei mesi dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017.