lunedì, Maggio 20, 2024
Territorio

Nascere e rinascere in Etruria

Nel cuore di Roma alla scoperta del Ciclo della vita nell’antica civiltà dei tirseni. La mostra è allestita nelle sale affrescate del Piano nobile del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Il giorno di ferragosto l’ingresso sarà gratuito.

di Barbara Civinini

Ebbene anche loro, i favolosi tirseni – così com’erano chiamati gli etruschi dai greci – temevano la morte, ma cercavano di esplorare questo paese sconosciuto da cui nessun viaggiatore è tornato, per dirla con Shakespeare. Tanto che affrontare la vecchiaia rientrava tra le dodici fatiche di Ercole, come racconta il pelike attico a figure rosse, del 480 a.C., che reca la disputa tra Ercole e Geras – la personificazione della senectutem – proveniente dalla famosa necropoli della Banditaccia di Cerveteri. Tuttavia, secondo le testimonianze provenienti da alcune iscrizioni, gli etruschi più longevi non superavano i cinquant’anni.

Le testimonianze archeologiche raccolte dalla mostra Nascere e rinascere in Etruria, allestita al Museo Nazionale Etrusco (ETRU) di Villa Giulia, che si potrà visitare sino al 6 ottobre, ci raccontano come i passaggi fisiologici della vita erano percepiti dalle antiche genti italiche come talmente importanti da essere posti sotto la protezione degli dei e sanciti da riti e cerimonie corali.

Ecco allora che in mostra troviamo le forme della religiosità popolare dell’Etruria e delle aree vicine, per le quali la fecondità dei suoli e la fertilità umana sono alla base della sopravvivenza della specie. Il racconto è affidato così ai doni offerti alle divinità in occasione delle nozze per favorire la fertilità, incoraggiata dal coinvolgimento dell’eros. Gli dei proteggevano anche la maternità in tutte le sue fasi, dal concepimento alla crescita dei figli. Il tema della natalità è centrale: basti pensare alla variegata gamma di rappresentazioni degli uteri in terracotta che, fra l’altro, rivelano le conoscenze anatomiche di questo popolo.

Altro tema ricorrente nel mito e nell’immaginario delle genti etrusche, fin dal VII secolo a.C., è quello della sconfitta della malattia e della vecchiaia e, in definitiva, della morte. Magnifici vasi destinati al consumo del vino nei banchetti aristocratici ci narrano dei vani sortilegi della maga Medea per soddisfare il sogno dell’eterna giovinezza, dell’impossibilità di Eracle di sconfiggere la vecchiaia, dell’immortalità raggiunta da Arianna, attraverso la fedeltà dell’amore coniugale di Dioniso.

In quest’ottica, intrecciando mondo etrusco-italico e attualità, i due poli estremi del percorso della vita – la nascita e la morte – si fondono nel tema sempre eterno della malattia e della vecchiaia.

La mostra è stata realizzata, grazie ad un accordo di collaborazione, dal Museo Nazionale Etrusco insieme alla Fondazione “San Camillo-Forlanini” di Roma, al Museo di Storia della Medicina e al Polo Museale Sapienza. E per i Romani c’è una sorpresa: il 15 agosto l’ETRU non solo sarà aperto ma l’ingresso sarà anche gratuito.

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