giovedì, Settembre 19, 2024
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Nasce “ConfagriBio”, l’associazione per la promozione dei prodotti biologici

Nasce “ConfagriBio”, associazione dedicata alla tutela, promozione e valorizzazione dei prodotti, delle filiere e delle imprese impegnate nell’agricoltura biologica.

Questa nuova realtà vede la luce in casa Confagricoltura, la più antica organizzazione di rappresentanza degli operatori agricoli italiani, con una visione ben precisa: “quella di un’agricoltura perfettamente integrata e in equilibrio con le risorse naturali che coniughi l’adozione di pratiche sostenibili e innovative con la tutela dell’ambiente, della fertilità del suolo, della salvaguardia del paesaggio, della qualità e dell’identità culturale degli alimenti”, come si legge in una nota di Confagricolutura.

La nota spiega anche quali sono le finalità principali dell’associazione: “la valorizzazione e la diffusione dell’agricoltura, della zootecnia, dell’acquacoltura biologica e delle relative pratiche agricole, nonché la promozione della ricerca, della sperimentazione e del trasferimento tecnologico. Con una specifica attenzione alla diffusione della produzione biologica nelle aree interne e nelle aree protette, anche al fine di supportare lo sviluppo economico, sociale e ambientale delle suddette aree”.

Presidente di ConfagriBio è Paolo Parisini, imprenditore agricolo da anni impegnato nel settore, componente del consiglio direttivo dell’Unione di Bologna, presidente della sezione Agricoltura Biologica della Confederazione in Emilia-Romagna e già presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Bio.

Parisini indica l’intenzione di voler rispondere in termini qualitativi e quantitativi alle richieste dei consumatori, assicurando un reddito adeguato ai produttori soci e ponendosi come obiettivo la valorizzazione delle loro produzioni biologiche. 

Un piano di lavoro in linea con i dati del recente rapporto Ismea sull’andamento del settore biologico italiano che, a fronte di alcuni dati positivi, non nasconde alcuni aspetti da monitorare. 

Il quadro che emerge dal rapporto, infatti, registra tra gli aspetti favorevoli una crescita del 4,5% delle superfici investite a biologico (dati al 2023 rispetto al 2022), con la Toscana al primo posto con 37,5% di terreni dedicati, seguita dal 36,3% della Calabria e ben sei regioni (Toscana, Marche, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia) che hanno già superato l’obiettivo del 25% di Superficie Agricola Utilizzata dedicata al biologico sul totale, da raggiungere entro il 2030 secondo la strategia Farm to fork dell’Unione Europea. 

Nel contempo, però, viene sottolineato un rallentamento nella crescita del numero di imprese del settore (+1,8%, rispetto al +7,7% del 2022) e un consumo di prodotti bio che, per quanto cresciuto in volume del 5,2% a conferma del trend positivo iniziato nel 2022, genera per il comparto un valore che si attesta su livelli inferiori rispetto a quello del totale del paniere agroalimentare, con +8,1%.

Una crescita con il freno tirato, insomma, che è dovuta anche a fattori che esulano dalla buona volontà degli operatori economici: il sovraccarico di oneri in capo alle imprese agrocole, una PAC non sempre rispondente alle esigenze del settore, un non sempre giustificato inasprimento di vincoli e sanzioni, con effetti negativi sia sulla diffusione del sistema di certificazione del comparto, sia sulla fiducia delle imprese.

Ecco dove vuole intervenire ConfagriBio perché, nelle parole del suo presidente Parisini, «è in gioco la tenuta del sistema del bio italiano e la sua capacità competitiva, minata anche dal perdurare del fenomeno inflattivo e dai diversi problemi produttivi causati dai cambiamenti climatici».

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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