sabato, Maggio 18, 2024
Ambiente

Luci ed ombre sullo stato dell’ambiente in Italia

Presentato il primo “Rapporto” dopo l’istituzione del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA)

di Gianluca De Angelis

Il primo rapporto generale sullo stato dell’ambiente italiano arriva ad un anno dall’entrata in vigore della Legge 132/2016, che ha istituito il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), ed è frutto di un complesso lavoro di ricerca che ha visto coinvolte l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e il sistema delle Arpae (Agenzia Regionale per la Prevenzione, l’Ambiente e l’Energia).

La  presentazione del rapporto si è svolta pochi giorni fa a Roma, e ha affrontato i molti temi coperti dal report: agricoltura, pesca, energia, trasporti, turismo, industria, biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, indice pollinico allergenico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, consumo di suolo, rifiuti, agenti fisici, pericolosità geologiche, agenti chimici, valutazioni, autorizzazioni, controlli e certificazioni ambientali, conoscenza ambientale.

Ed è un rapporto non certo confortante per la salute ambientale del nostro Paese.

Notizie ben poco rassicuranti arrivano, ad esempio, andando ad analizzare le condizioni dei nostri fiumi e laghi: per quanto riguarda l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono la soglia di sostenibilità mentre se andiamo ad analizzare lo stato chimico, l’obiettivo di qualità si attesta sul 75% dei fiumi e sul 48% dei laghi.

Ancora alto, inoltre, il livello di contaminazione da pesticidi: sono risultati inquinati 370 punti di monitoraggio (il 23,8% del totale) di acque superficiali, così come le acque sotterranee, che superano la soglia di tolleranza in 276 punti (8,6% del totale).

In crescita anche la produzione dei rifiuti urbani (+2%), che d’altronde risulta piuttosto similare a quelli che sono gli indicatori socio-economici: nello specifico, siamo passati dal produrre un consumo di rifiuti pro-capite di 487 kg l’anno nel 2015 a 497 kg nel 2017. Ancora basse anche le cifre per la raccolta differenziata, che si attesta intorno al 52,5% della produzione totale di rifiuti urbani.

Nell’ambiente urbano, però, sorprendentemente un tipo di inquinamento (di cui si parla molto poco) che risulta essere uno dei principali problemi ambientali è l’inquinamento acustico: solo il 59% dei Comuni italiani, infatti, ha approvato un piano di classificazione acustica utile per pianificare e gestire sul territorio questo tipo di problematica. Ricordiamo come l’inquinamento acustico, infatti, provochi danni all’individuo con conseguenze spesso irreversibili o di difficile individuazione tanto quanto quello atmosferico, fino a portare ad una destabilizzazione della biodiversità di alcune aree rurali.

Per fortuna non sono emersi solo lati negativi dal rapporto, anzi: un trend positivo riguarda la qualità dell’aria, ad esempio,  visto che le emissioni dei principali inquinanti sono in calo. Un segnale sicuramente incoraggiante che fa sperare in un’inversione di tendenza per dei numeri ancora elevati e che troppo spesso superano gli standard normativi.

In continua diminuzione anche le emissioni provocate dalle autovetture, grazie anche all’aumento dei veicoli ibridi e full electric.

Notizie positive anche per quello che accade nelle campagne, riguardanti la produzione agricola: oltre 300.000 ettari, nel 2016, sono stati convertiti al biologico, per un’area totale che arriva quasi a quella dell’intera regione della Valle d’Aosta. In incremento anche il numero di operatori del settore (+20,3%) che ha deciso di non ricorrere a sostanze chimiche per alimentare i propri raccolti.

C’è da dire, tuttavia, che il consumo di suolo in Italia si attesta ancora su cifre molto elevate: circa 23.000 chilometri quadrati del territorio nazionale, infatti, sono ormai persi irrimediabilmente. Si pensi che, solo tra il 2015 e il 2016, sono stati consumati ben 5000 ettari di territorio, equivalenti a 5700 campi di calcio.

Una serie di dati, quindi, che da un lato incoraggia ma dall’altro invita anche ad affrontare i problemi ambientali del nostro Paese dati alla mano, con maggiore consapevolezza e chiarezza.

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