L’Etna rischia di collassare in mare
L’ipotesi sul futuro del più grande vulcano d’Europa confermata da uno studio su Science Advances
di Gianluca De Angelis
Un nuovo studio pubblicato su Science Advances ha aiutato a confermare quello che era già emerso tempo fa: l’Etna sta scivolando verso il mare alla velocità di 2 o 3 centimetri all’anno. Ma, oltre alla velocità impressionante, quello che dovrebbe preoccupare maggiormente è la causa: nonostante le ipotesi iniziali avessero dato praticamente per scontato che fosse una conseguenza naturale delle scosse sismiche e delle eruzioni, il fattore principale di questo spostamento, in realtà, sarebbe la forza di gravità.
L’Etna, quindi, sta praticamente collassando su se stesso, con il rischio che crolli improvvisamente senza la possibilità di fare una previsione realistica di come e quando accadrà. Le osservazioni sono state compiute da un gruppo di ricercatori italiani del Geomar, un istituto tedesco, tra l’aprile 2016 e il luglio 2017 installando cinque sensori subacquei sui fianchi del vulcano: questo ha permesso di effettuare delle operazioni di monitoraggio sul fondale marino lungo la costa. Dopo i primi 15 mesi durante i quali non era accaduto nulla, in soli otto giorni, poi, il fianco sudorientale dell’Etna si è mosso improvvisamente di 4 centimetri verso est. Questo ha contribuito a dimostrare non solo che il movimento effettivamente c’è, ma che è episodico: il dato è rilevante, infatti, per capire che non è legato ai moti del magma sottostante, ma spiegabile solo con la forza di gravità.
Le conseguenze che si potrebbero venire a creare non sono del tutto chiare, anche se gli scenari più accreditati sono disastrosi: le enormi rocce, infatti, piombando in acqua potrebbero addirittura creare uno tsunami. Senza contare i danni irreparabili che andrebbero a destabilizzare completamente, in un istante, un intero ecosistema.
«È la prima volta che misuriamo deformazioni sottomarine dell’Etna», ha spiegato all’agenzia Ansa Alessandro Bonforte, uno dei ricercatori che ha compiuto lo studio, che ha poi aggiunto come «i nuovi dati spostano adesso la causa del movimento in mare, dove si trova la scarpata ibleo-maltese. È come se il vulcano lì non avesse i piedi».
L’Etna è il vulcano attivo più grande d’Europa e ha circa 500.000 anni: è proprio questa sua origine antichissima a rendere complicata la situazione e, per avere un quadro più preciso, ci sarà bisogno di un costante monitoraggio. L’imprevedibilità di eventuali frane e di un collasso totale, tuttavia, mantengono i livelli di allerta molto alti.