venerdì, Maggio 17, 2024
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Clima, salute e sviluppo sostenibile al centro del G20 di Roma

Il summit ha rappresentato una tappa importante sulla strada verso la riunione COP26 a Glasgow

Clima, salute e sviluppo sostenibile: questi i temi centrali del summit del G20 di Roma. Sotto la guida del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, e alla presenza di alcuni dei principali leader globali, il summit di Roma segna la conclusione della presidenza di turno italiana. Fra i capi di Stato e di governo presenti all’evento figurano il presidente statunitense Joe Biden, il francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca, Angela Merkel – al suo ultimo summit – ma anche il premier indiano Narendra Modi, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, e i presidenti della Commissivone e del Consiglio Ue, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Fra gli assenti “di spicco”, invece, i presidenti di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin, che comunque hanno seguito i lavori in videoconferenza.

Il primo appuntamento di lavoro è stato una tavola rotonda dedicata al tema “Economia globale e salute globale”, un’opportunità per discutere dello stretto rapporto fra questi due elementi. Come riferito da Palazzo Chigi, infatti, la discussione è partita dai piani di ripresa economica adottati dai vari Paesi membri del G20, con l’intento di sfruttare questi programmi per affrontare le prossime sfide globali e garantire un futuro migliore alle generazioni future. D’altronde, come riferisce la presidenza italiana del G20, la pandemia ha dimostrato drammaticamente come la salute di tutti gli esseri viventi sia inestricabilmente legata e la necessità di lavorare con i Paesi meno sviluppati e rafforzare l’approccio multilaterale a prescindere dal tema che si andrà ad affrontare. In questo senso, il G20 ha messo in evidenza l’importanza di non trattare i problemi in modo isolato ma, restando in costante contatto, di trovare i mezzi per finanziare le prossime sfide globali. Ricordiamo i concreti impegni presi al Global Health Summit del 21 maggio scorso a Roma, in particolare per quanto concerne la distribuzione di vaccini contro il Covid-19.

La prima giornata del summit romano ha segnato anche un accordo sulla Minimum Tax del 15% verso le grandi società multinazionali. Al termine della prima giornata, il premier italiano Draghi ha dichiarato che “Il multilateralismo è la migliore risposta. Dalla pandemia, al cambiamento climatico, a una tassazione giusta ed equa, fare tutto da soli non è un’opzione possibile”.

Domenica 31 ottobre i lavori sono stati segnati da eventi dedicati alla lotta al cambiamento climatico. Il tema del riscaldamento globale ha occupato un ruolo preminente nei colloqui fra i leader, trovando adeguato spazio anche nel comunicato finale. La presidenza italiana del G20 ha insistito sul fatto che nessuno al mondo può pensare di essere al sicuro finché quest’affermazione non varrà per tutti sul Pianeta e che risulterà inutile perseguire degli obiettivi climatici se non si contribuisce alla riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di CO2 utilizzando strumenti simili. È chiaro che il negoziato sul clima presenti alcune criticità, legate in particolare al coordinamento della scadenza indicata per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni di CO2. La minaccia rappresentata dal riscaldamento globale e dal cambiamento climatico è una questione comune ma, al contempo, è un dato di fatto che i vari Paesi membri del G20 abbiano un livello diverso di sviluppo e ambizioni per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni.

La riunione ha visto i grandi della Terra impegnati a definire alcuni temi centrali dell’agenda per i prossimi anni. Sul tavolo: un obiettivo di lungo termine sulla dismissione del carbone come fonte di energia (tema che mette in difficoltà India, Russia e Cina). Nelle ultime settimane, come riferiscono fonti di Palazzo Chigi, si sono riscontrati segnali positivi da parte dei vari Paesi del mondo sulla ratifica dell’accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico e, nonostante alcune differenze, c’è fiducia sul fatto che si riuscirà a trovare un’intesa. G20 e Cop26, e che vedrà i leader trasferirsi a Glasgow, in Scozia, hanno rafforzato la cooperazione ma restano su piani diversi: il G20 è un foro un confronto fra le politiche economiche dei 20 Paesi più importanti al mondo, mentre la Cop26 è un evento aperto ai firmatari dell’accordo di Parigi del 2015 e rappresenta una sorta di check up periodico sul livello di attuazione degli obiettivi sottoscritti da tutti i membri di tale accordo.

Il presupposto della presidenza italiana del G20, peraltro, è che partendo dai risultati raggiunti e concordati a Roma, si possa rafforzare anche l’operato della Cop26. L’Italia, d’altronde, co-presiede la Cop26 con il Regno Unito, e per questo motivo il raggiungimento di una deadline condivisa sull’obiettivo delle emissioni zero potrebbe aiutare i lavori della conferenza di Glasgow.

La presidenza italiana, in questo contesto, metterà in evidenza come non si debba sottovalutare l’importanza che la finanza ha per il clima. D’altronde, diversi firmatari dell’accordo di Parigi del 2015 sono Paesi non sviluppati o mediamente sviluppati e, quindi, necessitano di un aiuto finanziario a livello internazionale per portare avanti i loro processi di transizione ecologica. In tema di “grandi assenti” non si può non tenere presente il fatto che al summit di Roma non hanno partecipato Xi Jinping e Vladimir Putin, i capi di Stato di Cina e Russia. Dalla presidenza italiana del G20 fanno sapere che con le delegazioni cinese e russa, a livello di sherpa e non solo, sono stati portati avanti negoziati molto positivi in tutte le riunioni ministeriali svoltesi nel corso dell’anno.

Limature fino all’ultimo momento, nel comunicato finale, soprattutto per superare le perplessità relative al non perfetto allineamento fra le rispettive scadenze per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni di CO2, ma la presidenza italiana ha tenuto anche conto delle circostanze nazionali dei singoli Paesi. Tutti gli Stati membri del G20, secondo fonti di Palazzo Chigi, sono coinvolti nell’ambizione e nel desiderio di riqualificare i propri mix energetici, ma è giusto tenere presente, in particolare quando si parla della produzione da fonti rinnovabili, che non tutti abbiano le stesse opportunità e capacità.

L’assenza di Xi Jinping e Putin, peraltro, è stata pienamente compresa dalla presidenza italiana del G20, in quanto ampiamente giustificata dalla situazione sanitaria in cui versano i rispettivi Paesi. I due capi di Stato hanno comunque assistito ai lavori in videoconferenza. Cina e Russia, peraltro, sono state degnamente rappresentate ai lavori dai rispettivi ministri degli Esteri, Wang Yi e Sergej Lavrov. Comunque, il presidente Xi Jinping ha partecipato in video conferenza da Pechino alla prima sessione del 16° vertice dei leader del G20 e ha pronunciato un importante discorso. Xi Jinping ha sottolineato che, in quanto principale forum per la cooperazione economica internazionale, il G20 deve assumersi le sue dovute responsabilità, aderire all’apertura e all’inclusione, alla cooperazione vantaggiosa per tutti, praticare un vero multilateralismo e promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità.

Xi Jinping ha avanzato cinque suggerimenti: primo, lavorare in solidarietà per combattere il COVID-19; in secondo luogo, rafforzare il coordinamento per promuovere la ripresa; terzo, abbracciare l’inclusività per raggiungere uno sviluppo comune; in quarto luogo, perseguire l’innovazione per sfruttare il potenziale di crescita; quinto, promuovere una coesistenza armoniosa per raggiungere uno sviluppo verde e sostenibile.

Le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% delle emissioni globali e sono divise tra Paesi industrializzati e quelli di più recente industrializzazione (guidati dalla Cina e dal Brasile), che sostengono che la responsabilità storica delle emissioni appartiene ai primi. La congiuntura non gioca a favore. Negli Stati Uniti non si è raggiunto un accordo al Congresso per una nuova legge sul clima, tema che mette in imbarazzo Joe Biden. L’impennata dei prezzi dell’energia sta sparigliando le carte: la Gran Bretagna ha riacceso le sue centrali elettriche a carbone; i prezzi della benzina in America hanno raggiunto i 3 dollari al gallone; i blackout hanno travolto Cina e India, mentre l’Unione europea si prepara ad affrontare un inverno caratterizzato da un costo del gas esorbitante. Da Londra arrivano le critiche dei Labour sull’operato di Sharma e dei ministri Tory: «Manca una strategia per convincere le nazioni altamente inquinanti a impegnarsi nel taglio delle emissioni», ha denunciato il leader laburista Ed Miliband, «mentre viene data priorità agli accordi commerciali».

Secondo il World Energy Outlook 2021, pubblicato dall’Iea (l’Agenzia internazionale dell’energia) la scorsa settimana proprio in vista della Cop26, la transizione energetica si sta compiendo troppo lentamente e di questo passo la temperatura media globale è destinata ad andare ben oltre i + 2°C rispetto ai livelli preindustriali entro la fine del secolo. Il tempo per invertire la rotta sta per esaurirsi. La Cop26 di Glasgow ha tutto il sapore di un’ultima chiamata per evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici.

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