La Terra vista dalla Società Geografica Italiana
La Giornata Mondiale della Terra è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1970 per sensibilizzare i governi e i popoli sulla importanza e la necessità di proteggere e salvaguardare le risorse naturali del pianeta, oggi viene celebrata in 193 paesi e di fatto è il più potente richiamo per la sostenibilità e la protezione del mondo, è l’evento dedicato ai temi green più partecipato con una stima di oltre un miliardo di persone coinvolte. Per approfondire i temi della Giornata ne abbiamo parlato con Claudio Cerreti professore di Geografia Culturale e Umana all’Università Roma Tre e presidente della Società Geografica Italiana, ente storico fondato nel 1867 e che da allora si impegna a diffondere e promuovere la cultura del territorio e dell’ambiente.
Le precauzioni della pandemia del coronavirus ci suggeriscono di tenere la nostra conversazione per telefono e ci impediscono, almeno momentaneamente, di visitare la sede della società ospitata nel cinquecentesco Palazzo Mattei in Villa Celimontana a Roma, impreziosita da affreschi, pitture e arredi di varie epoche e dove sono conservate ricchezze archivistiche uniche. Ma ci saranno altre cose da dire e saranno occasioni per visitare lo splendido luogo quando il virus avrà ridotto la sua morsa. Intanto si può dare un’occhiata alla SGI e alla magnifica sede su www.societageograficaitaliana.net. Ma cominciamo.
Professore cosa fa la Società Geografica Italiana? A chi vi rivolgete? Chi sono i vostri interlocutori? Esperti? Istituzioni? Società civile?
“Diciamo tutti e tre questi target e non solo la società civile nel suo insieme genericamente inteso ma anche alcuni settori particolari, come gli studenti, le generazioni in formazione e i formatori. La nostra è prevalentemente una attività di tipo documentale che si fonda su una biblioteca di circa 400.000 pezzi, un archivio storico piuttosto importante soprattutto per quanto riguarda viaggi e esplorazioni dell’800 e del primo ‘900, una fototeca anche questa di circa 500.000 pezzi, di tutto il mondo e principalmente riferita in gran parte a periodi piuttosto antichi. Questa è la dotazione documentaria e il patrimonio a cui facciamo riferimento quando organizziamo le nostre attività, progetti di ricerca, partecipazione a bandi nazionali e internazionali, attività di formazione, di divulgazione, incontri di studio, convegni, presentazione di libri, corsi di vario genere.”
Una possente banca dati di geografia…
“Poi c’è la raccolta cartografica. Tante carte molte antiche e pregiate su tutto il mondo e sull’Italia in particolare. Sono la base su cui costruiamo i nostri progetti, le nostre proposte, le ricerche, le pubblicazioni. La nostra è la più antica rivista accademica in Italia e una delle più antiche al mondo. Attualmente stiamo preparando una pubblicazione sulla geografia della scuola in Italia perché ci siamo accorti che con la dad la strutturazione degli istituti scolastici nei vari ordini non è equamente distribuita e ci sono problemi in alcune parti del paese.”
La Giornata Mondiale della Terra, il nostro focus. Il 22 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra, quest’anno è la 51esima edizione. L’ONU l’ha istituita per suscitare l’attenzione dei popoli e le azioni dei governi sui problemi ambientali del pianeta. Ci sono anche altre Giornate Mondiali legate a temi analoghi ad esempio la natura, le foreste, l’acqua, l’ambiente, gli oceani, ecc. Ritiene che questi appuntamenti siano utili?
“Sono comunque appuntamenti che almeno per un giorno risvegliano l’attenzione della cittadinanza e questo è importante. Alcuni giorni fa insieme agli studenti del mio corso facevo mente locale sugli avvenimenti più importanti di questi anni. La Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano è del 1972, sono passati cinquant’anni, la Conferenza di Rio de Janeiro sulla Terra, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, quando fu lanciata l’Agenda 2030, è del 1992, il Protocollo di Kyoto è del 1997, l’Accordo di Parigi sembra ieri ma è del 2015. I giovani arrivano adesso e magari possono pensare che questi problemi siano nati da poco ma stanno lì da più di mezzo secolo. Non è possibile che stiamo ancora discutendo delle stesse cose.”
Il professor Cerreti ci introduce così nell’argomento della nostra conversazione.
“Ero bambino e alle medie si parlava di inquinamento, di salvaguardia dell’ambiente, sembrano essere cose nuove ma non è così. – poi continua – Come cittadini, in quanto esseri umani, dobbiamo ottenere dal sistema politico e dal sistema economico, che poi è quello che pesa di più in materia, un cambiamento di rotta deciso, netto, evidente. E’ possibile. Oggi è possibile, è sempre più possibile grazie a una serie di processi che devono puntare sulla tecnologia ma moltissimo sulla sensibilità delle persone che nel frattempo è maturata. Quindi iniziative di questo genere se servono a sollecitare l’attenzione sono molto utili.”
Quest’anno, con la pandemia, la celebrazione assume anche un significato diverso. Ogni edizione della Giornata Mondiale della Terra ha un titolo, il tema 2021 è “Restore Our Earth”, ripristina la nostra Terra. Suona come un invito a riparare gli errori fatti fin qui.
“Non è la prima volta che si invitano i popoli della Terra a riparare gli errori. La pandemia ci ha messo nella condizione di renderci conto che buona parte dei nostri consumi, delle nostre abitudini ordinarie quotidiane sono rinunciabili. Una prospettiva interessante. – poi precisa – Non so quando e cosa succederà quando finalmente potremo tornare a una normalità, però se si mantenessero alcuni livelli di consumi attuali da un punto di vista ambientale sarebbe un vantaggio, pensiamo alla riduzione dell’utilizzo degli idrocarburi e all’inquinamento ad esempio, ma soprattutto da quello mentale potremmo renderci conto del fatto che tutta una serie di cose alle quali credevamo non si potesse rinunciare in realtà sono rinunciabili e sarebbe un bel passo in avanti.”
Cerreti parla con calma ma dal suo tono traspare passione e partecipazione. Proseguiamo.
Questa pandemia ha messo in rilievo la fragilità della nostra civiltà, ha mostrato chiaramente quanto siamo interconnessi tra di noi anche oltre le volontà. La risposta dell’Europa al coronavirus è stato il piano Next Generation Eu che disegna una rivoluzione green della nostra società, il suo fulcro è proprio nella transizione ecologica. Praticamente mette l’ambiente al centro di una trasformazione radicale. Secondo lei c’è una reale consapevolezza delle necessità che occorrono per procedere su questa strada?
“Beh diciamo che dal 1972, da Stoccolma ad oggi, sicuramente la consapevolezza è aumentata. Sì, secondo me è aumentata e si è anche perfezionata. Per il tipo di attività professionale lavoriamo molto con interviste sul campo, sviluppiamo delle micro-indagini sul territorio, parliamo con le persone, cerchiamo di capire cosa sentono, quali sono i problemi, le situazioni e ci siamo resi conto che una serie di idee sono passate, la gente certe cose le sa, le ha capite.”
I temi ambientali spesso sono apparsi circoscritti a gruppi di esperti oppure delegati alla politica. Se possiamo dire, quasi un paradosso, la pandemia ha avuto il merito di mettere tutti di fronte a queste urgenze ecologiche. Il vostro è un punto di osservazione privilegiato, vedete una maggiore coscienza su questi argomenti?
“Direi di sì senz’altro. Forse un punto di vista privilegiato non so, certo da geografi per noi le questioni ambientali sono le questioni. Non solo in senso naturalistico ma anche in senso antropico perché poi le due cose non possono essere separate e sarebbe sbagliato farlo. Probabilmente c’è stata in passato una sorta di fuga in avanti di quei gruppi che vedevano nella conservazione a tutti i costi della naturalità, presunta per altro perché purtroppo non esiste quasi più sulla faccia della Terra, un obiettivo che era troppo radicale. Sarebbe valsa la pena di ragionare di più, forse avrebbe aiutato a diffondere una consapevolezza più equilibrata ma anche decisa nel pretendere di più dalla politica e dall’economia che è il vero motore.”
Come celebrerete la Giornata Mondiale della Terra?
“Con la Fondazione Univerde partecipiamo a Obiettivo Terra, un concorso fotografico che ha un buon impatto mediatico e una rilevante visibilità per richiamare attenzione sui problemi dell’ambiente, sulla qualità dei parchi naturali e delle aree protette che sono i soggetti delle foto. Il programma Obiettivo Terra è ormai una lunga consuetudine. Però la nostra missione si svolge soprattutto altrove e in maniera più diffusa.”
Il contest si può seguire su www.obiettivoterra.it. Il professor Cerreti poi ci dà una notizia in anteprima.
“Si stanno aprendo anche altre prospettive. Nel mio ateneo l’anno prossimo partirà, primo in Italia e tra i primissimi al mondo, un corso di laurea in studi umani per l’ambiente, Scienze Umane per l’Ambiente. Lo scopo è rendere l’idea relativa all’ambiente che non è proprio o soltanto dei geologi, dei botanici, agronomi, ecc. che chiaramente hanno un’importanza fondamentale nell’analizzare certi aspetti del sistema Terra. C’è poi tutto il resto perché è un sistema interrelato di cui bisogna considerare le varie voci e tra queste il peso della componente umana e tecnologica che ne deriva da sempre. L’ambiente non può prescindere dal ruolo degli esseri umani si rischia di portare a delle soluzioni parziali.”
Salvaguardia e tutela ambientale sono frutto di scelte politiche gigantesche ma anche di piccoli gesti quotidiani da parte di ognuno di noi. Se potessimo citare, è la somma che fa il totale. Un gesto concreto che ognuno di noi può fare il 22 aprile per celebrare nel proprio micro questa ricorrenza. Che potremmo fare?
“Mi raccontavano di un ragazzo che ha fatto una sorta di scommessa con gli amici. Avrebbe cercato di non consumare nulla di plastica per un anno. E’ diventato praticamente pazzo perché alcune cose sono impossibili. I tubetti dei dentifrici sono tutti in plastica ai miei tempi quando ero giovane erano di stagno insomma di metallo adesso sono di plastica. Ecco una cosa di questo genere, porsi come obiettivo di ridurre il consumo di certi prodotti. Un obiettivo ambizioso ma fino a un certo punto. Ci sono alcune cose che sarebbero semplicissime pretendere dalla grande distribuzione, per esempio non impacchettare con film di pvc o in vaschette di polistirolo. Ci sono paesi che sono molto avanti in questo e l’opinione pubblica può aver un ruolo importante spingendo un po’ e orientando i consumi.”
Ci sarebbe da dire molto altro ma il tempo è volato via veloce. Così che rimarranno argomenti per un prossimo appuntamento.