giovedì, Novembre 21, 2024
Cultura del Cibo

La nostra identità culinaria potrà diventare “patrimonio dell’umanità”

I Ministeri dell’Agricoltura e della Cultura hanno consegnato a Parigi, al responsabile UNESCO, il relativo dossier per considerare tale la “cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”

Ma è proprio vero che “Siamo quello che mangiamo”, come sosteneva nell’ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach? Certamente la cucina italiana è una sapienza antica che fa parte delle nostre radici, capace di riportarci con un semplice profumo indietro nel tempo, nella cucina di quando eravamo ragazzi. È un patrimonio di tutti, da custodire con molta cura, perché non ci racconta solo la tavola delle nostre mamme e delle nostre nonne, ma ci dice molto della nostra cultura millenaria delle tante regioni del Paese.

Locandina Il futuro che ci aspetta – Casa Artusi

L’antropologo Claude Levi-Strauss per l’appunto sosteneva che “La cucina di una società è il linguaggio nel quale essa traduce inconsciamente la sua struttura”. Proprio per questi motivi il Ministero dell’Agricoltura – oggi anche della Sovranità Alimentare – insieme a quello della Cultura, hanno lanciato la candidatura della “cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura – MIC

Da parte mia ci sarà tutto il sostegno, perché cucina italiana significa promuovere l’idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari“, ha detto il ministro Sangiuliano.“Con questa iniziativa, per la quale ringrazio il ministro Sangiuliano, vogliamo rilanciare la nostra Italia nel mondo, valorizzando quel patrimonio che abbiamo in tutti i settori, ha dichiarato il ministro Lollobrigida. Dobbiamo solo saper raccontare, difendere e proteggere le nostre eccellenze, ha proseguito, che rappresentano un valore aggiunto per la nostra Nazione”.

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste – MASAF

 Insomma, la cucina italiana non è solo cibo o un semplice ricettario ma soprattutto un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro. È il rito collettivo di un popolo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario. Si tratta di una partita che coinvolge 140 milioni d’italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all’estero, ha rimarcato il sottosegretario alla Cultura con delega all’UNESCO, Gianmarco Mazzi, auspicando una partecipazione collettiva.

Particolare della copertina della prima edizione del ricettario di Pellegrino Artusi (1891) – Comune di Forlimpopoli

La candidatura, supportata dal Comitato scientifico, preseduto dal professor Massimo Montanari, è promossa dall’Accademia Italiana della Cucina, fondata nel 1953, dalla Fondazione Casa Artusi, comunità gastronomica ispirata a Pellegrino Artusi, che con il suo celebre ricettario, pubblicato per la prima volta nel 1891, mise insieme le ricette delle famiglie rispecchiando l’identità nazionale, e dalla più antica rivista gastronomica ancora in edicola, La Cucina Italiana, nata nel 1929, che ha lanciato anche una raccolta adesioni online di sostegno. Il dossier della candidatura è già stato consegnato al responsabile UNESCO a Parigi. Adesso non rimane che attendere l’esito dell’’iter di valutazione, che si dovrebbe concludere entro il 2025.

Consegnato il dossier della candidatura UNESCO – La Cucina Italiana

Per sostenere la candidatura: https://www.lacucinaitaliana.it/unesco-sostieni-la-candidatura

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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