La 50.a edizione della Giornata Mondiale della Terra
Causa la pandemia, per quest’anno il 22 aprile Earth Day Italia ha organizzato la maratona multimediale “One People, one Planet”: ne parliamo con il presidente dell’organizzazione, Pierluigi Sassi.
“Buongiorno Sassi vorremmo scambiare con lei qualche parola sulla Giornata Mondiale della Terra”. “Si certo volentieri. Però non ora. L’epidemia ci ha costretti a rivoluzionare il programma delle celebrazioni su cui stavamo lavorando da un anno. Dobbiamo rifare tutto in pochi giorni e abbiamo tante cose da fare ancora. Sentiamoci tra un po’. Stasera”. Pierluigi Sassi è il presidente di Earth Day Italia la diramazione italiana di Earth Day Network l’organizzazione che si occupa di celebrare la Giornata in tutto il mondo.
L’Earth Day è stato istituito dall’ONU nel 1970 a seguito di un disastro ambientale causato dall’esplosione di un pozzo di trivellazione per il petrolio al largo della California nel 1969. Dunque quest’anno è il cinquantesimo anniversario. Si celebra il 22 aprile di ogni anno e coinvolge 193 paesi in tutto il mondo. Un evento dal forte impatto mediatico che come tutto il resto, quest’anno deve subire le conseguenze dell’epidemia provocata dal coronavirus. Giornata che fino allo scorso anno è stata festeggiata con la realizzazione del Villaggio per la Terra all’interno di Villa Borghese a Roma un vero e proprio happening lungo una settimana e luogo di incontri, dibattiti, approfondimenti, testimonianze e momenti ludici con esperti, personalità e celebrità dello spettacolo e dello sport.
Sassi è il presidente di Earth Day Italia da oltre 9 anni. Questa volta sono alle prese con un’emergenza assoluta ma la voglia di comunicare prevale e si riesce a ritagliare il tempo per il nostro colloquio nei modi a cui ci costringe la quarantena. Eccoci qui. Cominciamo.
Il coronavirus ha dato un duro colpo alla nostra società e forse non vediamo ancora tutti gli effetti. Qual è la vostra considerazione?
“La grave crisi sociale ed economica da una parte ha reso difficili le celebrazioni della Giornata Mondiale, dall’altra ci chiama a rilanciare il tema della sostenibilità sociale ed economica che oggi mostra tutta la sua urgenza. Il nostro evento globale è un’occasione straordinaria” poi prosegue “Importanti università, Harvard in testa, hanno evidenziato la stretta connessione tra contagio pandemico e inquinamento. Non per portare acqua al nostro mulino ma questa è in realtà una risposta del pianeta ai danni che stiamo facendo”.
Cosa vi proponete?
“Desideriamo lanciare al mondo un messaggio di speranza. Vogliamo richiamare con forza tutti a un rinnovato impegno perché con il coronavirus ci siamo accorti di quanto i modelli economici troppo speculativi finiscano per azzerare ogni forma di solidarietà e consumare il pianeta oltre le sue capacità di rigenerarsi”; e puntualizza “Gli scienziati ci dicono che consumiamo 1,7 volte quello che il pianeta è in grado di rigenerare. È un suicidio collettivo. Un virus impercettibile ha messo in ginocchio un’economia che non è basata sulla solidarietà e sulla cooperazione ma su concetti esasperati di profitto, competizione non in grado di rendere felice l’uomo”.
L’evento organizzato da Earth Day Italia, con la collaborazione del Movimento dei Focolari, è una maratona multimediale; One People One Planet. La manifestazione riprende lo spirito del Villaggio per la Terra portandolo in una staffetta che il 22 aprile vedrà 12 ore di diretta su RAI Play, dalle 08.00 alle 20.00, con interventi in altri programmi RAI, passaggi anche su Vatican Media, TV2000, Radio Italia, NSL, Rinnovabili.it e Lifegate e in diretta live sulla piattaforma internet www.onepeopleoneplanet.it
One People One Planet rappresenterà tutti i temi consueti del Villaggio. Educazione ambientale, tutela della natura, sviluppo sostenibile, solidarietà, partecipazione e sarà animata da molti contributi video appositamente realizzati dai partner dell’evento, una galassia di associazioni, istituzioni, enti, testimonial, esponenti del mondo della cultura, della scuola, dello spettacolo e dello sport.
Quest’anno è il cinquantenario della Giornata. Un’occasione per un bilancio.
“Le celebrazioni dell’Earth Day nascono nel 1970 da un movimento studentesco e credo che il miglior bilancio che si possa fare è la considerazione di quanto oggi i giovani si siano risvegliati su un tema che sembrava ghettizzato a una ristretta schiera di intellettuali. Invece è un’emergenza globale, i giovani se ne sono accorti e hanno paura di non avere tutta la bellezza e la vivibilità di un pianeta che dovranno ereditare. La nostra è forse l’ultima generazione chiamata ad intervenire efficacemente nel contrasto al cambiamento climatico e credo che in questa eccezionale emergenza sanitaria ci si sia resi conto di come l’impronta umana sia straordinariamente importante nella qualità del clima, dell’aria e dell’ecosistema”.
Facendo uno sforzo di positività il coronavirus ha avuto il merito di portare alla luce la fragilità su cui è fondato il sistema di sviluppo attuale. Può essere una spinta per ripensare la nostra organizzazione civile?
“Credo che sia una spinta fondamentale non solo perché avremo da combattere duramente per la ricostruzione ma anche perché ha inciso in maniera profonda nel cuore delle persone. Tutti si sono accorti per esempio dell’importanza delle relazioni umane che noi ormai avevamo emarginato all’interno di un social network”, risponde Sassi.
La pandemia ci segnala anche quanto siamo interconnessi e globalizzati a volte anche contro la nostra volontà e capacità di gestione. Dobbiamo seguire ancora questa strada oppure cercarne altre?
“Siamo ormai tutti consapevoli che questo pianeta è uno, che la famiglia umana è una e che le tante divisioni geopolitiche, geoeconomiche e anche un po’ razziali che ci dividono sono delle sovrastrutture da superare”.
Sassi parla con trasporto e la passione per quello che fa traspare dalle sue parole e dal tono della voce.
La Giornata Mondiale della Terra si celebra in 193 stati è un grande evento mondiale ma la Terra e i confini non reggono contro una minaccia come quella del coronavirus. C’è una lezione in tutto questo?
“Ci sono tante lezioni e avremo tempo per riflettere. È importante che da questa pandemia non si esca cercando di recuperare quello che si è perduto ma si esca cercando di costruire quello che ci eravamo dimenticati. Quindi andare avanti con un approccio nuovo cancellando gli errori del passato”.
Il tempo scorre veloce e ci avviamo verso la conclusione.
Una delle vittime del covid-19 potrebbe essere anche l’ambiente e le risorse necessarie per la sua salvaguardia?
“Non credo succederà che si riducano ancora di più gli investimenti sulla green economy, sulla sostenibilità, sull’ambiente. Saremo chiamati a una ricostruzione che inevitabilmente avrà bisogno di risorse infinite ma non si può ricominciare senza criteri di sostenibilità. Non credo che ci sarà un calo delle risorse economiche pubbliche alla green economy”.
La Giornata Mondiale della Terra è un’occasione per riflettere ma anche per fare. Qual è una cosa che potrebbero fare i nostri lettori per dare un contributo concreto?
“La maratona del 22 aprile darà moltissimi spunti per vivere in maniera costruttiva. Vuole proprio essere un grande messaggio di solidarietà al mondo intero. Non abbiamo voluto perdere questa occasione per offrire una chiave di lettura che vuole essere di speranza e costruttiva”.
Poi Sassi conclude: “Il ruolo dei consumatori lo paragono a chi entra in un negozio per comprare qualcosa. Non comanda il commesso ma l’acquirente. Siamo noi che quando compriamo decidiamo il destino del mercato, decidiamo sulle scelte di produzione, decidiamo tante cose. Dobbiamo riappropriarci della capacità di scelta. Il coronavirus ci ha aiutato facendo diventare le nostre scelte più responsabili e nello stesso tempo più belle perché quando si agisce in maniera green si è più in armonia con il pianeta, collaboriamo con le altre persone e quindi si è più realizzati come persona”.
Ci sarebbero ancora tante cose di cui parlare ma le rimandiamo a una prossima occasione. Il brusio di sottofondo che esce dal microfono del presidente ci fa capire che Sassi ha ancora diversi impegni da affrontare. Allora ci salutiamo.