domenica, Maggio 5, 2024
Ambiente

Agricoltura in campo contro il dissesto idrogeologico

Nella Giornata della Terra, e in una fase di profondi cambiamenti del commercio mondiale innescati dall’emergenza Covid-19, l’agricoltura rilancia i suoi primati non solo in termini di qualità e sicurezza alimentare, ma anche di sostenibilità e presidio del territorio.

Un impegno forte per arginare i guasti provocati da un consumo smisurato negli ultimi 50 anni del suolo agricolo e dai cambiamenti climatici che, per esempio, in questi giorni presentano il conto in Italia di una siccità che rischia di mettere in ginocchio ancora una volta le eccellenze agroalimentare del Sud.  Ma la priorità per gli agricoltori è rispedire al mittente le critiche che periodicamente mettono l’attività dei campi e delle stalle  sul banco degli imputati  rea di produrre inquinamento. Analizzando il rapporto Ispra la Coldiretti ha ricordato che “solo il 7% delle emissioni di gas serra in Italia arrivano dall’agricoltura”. Ad incidere sono infatti l’industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5%.

Per quanto riguarda la presenza di polveri sottili nell’aria il 55,2% – sottolinea ancora l’organizzazione agricola – deriva dalle emissioni da riscaldamento, il 15,1% da quelle dei gas di scarico dei trasporti, per il 12,7% da industria e processi industriali e solo per l’11,8% riguardano suoli agricoli e allevamento.  L’agricoltura italiana dunque, secondo il report dell’Ispra, conquista a pieno titolo la patente di sostenibilità con 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti a fronte dei 76 milioni di tonnellate della Francia, 66 milioni di tonnellate della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna. Biologico, Dop, Igp e Stg e agroenergie sono il volto di un’agricoltura che ha puntato e investito sull’attività green. Ma bisogna comunque fare i conti con la realtà di un Paese che ha bruciato ettari ed ettari di suolo agricolo e che non riesce a fermare questo scippo nonostante da anni stia vagando tra le Commissioni parlamentari una proposta di legge per arginare l’emergenza presentata per la prima volta dal ministro delle Politiche agricole del Governo Monti, Mario Catania e riproposta negli anni successivi.

La legge non è arrivata al traguardo, si continua a cementificare e non si arresta il dissesto idrogeologico figlio anche di eventi meteo eccezionali che oscillano tra siccità e piogge torrenziali. L’ultimo allarme sul rischio di non disporre di acqua a sufficienza è stato lanciato proprio in occasione della Giornata della Terra dall’Anbi, l’associazione dei consorzi di bonifica e irrigazione. Preoccupante, secondo l’Osservatorio Anbi sullo stato delle risorse idriche, la situazione del Po con una portata dimezzata rispetto a quella storica con impatti pesanti in Piemonte ed Emilia-Romagna. Ma non va meglio in Veneto. Più tranquilla la situazione del Centro Italia. Anbi ha invece lanciato l’SOS per le regioni del Sud dove “appare irrimediabilmente pregiudicata la stagione irrigua 2020 in Puglia (-113 milioni di metri cubi d’acqua circa ), Basilicata (-121 milioni di metri cubi circa), Sicilia (-107milioni di metri cubi circa);  problematica anche la situazione calabrese, dove le piogge invernali hanno registrato un calo del 40% ed è esemplare la condizione del bacino di Sant’Anna, sul fiume Tacina, alla quota minima degli anni più recenti: 7,59 milioni di metri cubi”.

“Nella Giornata della Terra – ha dichiarato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – vorrei ricordare che su una popolazione mondiale di oltre 7 miliardi e mezzo, circa un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, mentre circa due miliardi e mezzo non dispongono di acqua a sufficienza per le pratiche igieniche ed alimentari.”

“La siccità – ha aggiunto Massimo Gargano, direttore generale della stessa associazione – è la prima causa di carestie nel mondo che per effetto dei cambiamenti climatici e senza adeguate infrastrutture, rischia di diventare un fenomeno endemico anche nel Sud Europa. Per questo è necessario aumentare la capacità di stoccare l’acqua quando c’è, per utilizzarla nei momenti di bisogno. Occorre adottare politiche di controllo capaci di garantire la produzione di cibo, la coesione tra Regioni e Stati, la sicurezza alimentare per favorire il contenimento dei flussi migratori provocati dal fabbisogno idrico”.

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