mercoledì, Maggio 8, 2024
Agricoltura

Il simbolo dell’8 marzo, la mimosa, in pericolo per colpa di Burian

Danni considerevoli per tutta l’agricoltura, in particolare per i prodotti ortofrutticoli, a causa delle gelate della scorsa settimana

 

di Gianluca De Angelis

La tempesta siberiana Burian si è abbattuta durante la scorsa settimana in tutta la Penisola: oltre a tenere per giorni e giorni nella morsa di un freddo polare tutti gli italiani, il gelo ha provocato soprattutto ingenti danni sui raccolti ortofrutticoli italiani e sulle piantagioni arboree.

Il fenomeno delle gelate, dopotutto, viene ritenuto ancora abbastanza raro nel nostro Paese: dopo la pioggia, in realtà, è soprattutto l’umidità che ne sussegue a causare i principali danni alle piantagioni, provocando uno shock termico che raggiunge temperature ben inferiori a quelle della neve. In alcuni casi, per intenderci, il gelicidio riesce a causare delle vere ustioni da freddo, bruciando così i tessuti verdi: le foglie, dopo che il ghiaccio formatosi sulla superficie si scioglie, presentano sin da subito un colore marrone, e i giovani rami possono addirittura creparsi o rompersi.

C’è da dire che non sempre le gelate sono dannose, perché spesso riescono a indurre un diradamento naturale del prodotto: oltretutto, in Italia vi sono già state alcune rare ondate di gelo diffuso come il Burian (che non hanno ridotto il Paese a una landa desolata), più precisamente nel 1929, nel 1956 nel 1985 e nel 2012. In queste annate la durata delle gelate fu molto lunga, superando in alcuni casi i dieci giorni.

Quest’anno, tuttavia, le condizioni sono estremamente particolari, dato che il problema deriva dal repentino calo delle temperature a breve distanza da quelle mediamente più alte (anche rispetto alla media stagionale) delle settimane scorse, con un conseguente risveglio anticipato delle gemme.

Confagricoltura, che sta monitorando attivamente le conseguenze del gelo grazie a una task force specializzata e le proprie strutture territoriali, ha rilevato che tra le prime “vittime” del fenomeno potrebbe esserci anche una pianta tipica di questa stagione: la mimosa. “Sono molti i raccolti ortofrutticoli andati persi a causa dell’ondata di freddo siberiano sul nostro Paese. Ora si cominciano a contare i danni; la prima conseguenza tangibile del maltempo sarà la minore presenza di mimose, almeno di quelle italiane ed in particolare liguri. Il gelo ha distrutto gli splendidi fiori sugli alberi”, ha sottolineato infatti l’associazione, stimando danni in tutta Italia.

“Si sono persi ovunque – ha aggiunto Confagricoltura – i raccolti in campo di verdure, ma anche gemme delle piante da frutto, con la conseguenza di meno prodotti estivi . Difficoltà anche per gli impianti di produzione; danni strutturali, anche per il vento forte, alle serre a tunnel e, per il gelo, alle condutture idriche per le stalle. Costi in aumento per il riscaldamento delle serre”.

Ma facciamo una breve panoramica sulla situazione in Italia. In Liguria, ad esempio, è stato richiesto lo stato di calamità naturale, con i danni più gravi che hanno afflitto limoni e aranci. Un po’ ovunque nella regione, anche le condutture per l’irrigazione delle serre fortemente danneggiate dal gelo, a causa delle temperature che hanno raggiunto picchi di -10 C°. Per quanto riguarda i fiori, è andato anche perso almeno il 30% della produzione floricola della Regione. Per quanto riguarda invece Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna le temperature hanno raggiunto anche i-10/-12 C° e si temono forti ricadute che potrebbero risultare gravi soprattutto per kiwi, albicocco, pesco e ciliegio, tutti alberi che resistono meno a basse temperature. Numerosi problemi si riscontrano anche nell’ambito delle serre: gli impianti di riscaldamento, infatti, rimangono costantemente accesi per evitare che gelino le tubature e per riscaldare le colture ma, a causa degli alti prezzi del gasolio, ciò comporta un ulteriore problema per il settore.

Per quanto riguarda il Centro Italia, le gelate hanno compromesso soprattutto le piante di ulivo in Toscana, comportando un danno incalcolabile per gli impianti produttivi, mentre nel Lazio, ad esempio, gli alberi più colpiti sono stati quelli in fiore (pesche, susine, ciliegie), oltre che le produzioni orticole prossime alla raccolta (broccolo romanesco, carciofi, fave, finocchio, lattuga e spinaci).

Anche il Sud Italia non è stato risparmiato: in Puglia, ad esempio (anche se sono ancora da valutare i danni agli oliveti), sono stati colpiti soprattutto mandorli e ciliegi, ma anche finocchi, carciofi, cavoli, verza, cicoria e broccoli. In Sardegna, infine, oltre alla neve i danni principali sono da imputare alla grandine, che ha colpito fortemente la regione danneggiando così colture come quelle di carciofi, finocchi, sedano, cavolo e fave ma anche alberi frutticoli (soprattutto peschi).

C’è però anche una buona notizia: sta già piovendo abbondantemente nel Sud Italia e nelle isole, una condizione che favorirà la crescita più robusta delle piantagioni future e di quelle sopravvissute. Anche al Nord, in fondo, la grande quantità di neve potrebbe avere delle conseguenze positive, ricaricando i laghi che, nel 2017, avevano sofferto per la siccità.

Insomma, i danni di Burian dovranno essere ora stimati con puntualità, ma si possono già indicare intorno ad alcune centinaia di milioni di euro. Il tutto in attesa della nuova ondata di gelo siberiano, prevista per la fine di questa settimana e per cui tutte le città si stanno già attrezzando. Da segnalare è anche il rischio elevato di speculazione, conseguenza quasi inevitabile dopo la moria dei raccolti italiani: infatti le primizie (come fragole, asparagi, pisellini e fave) sono già cominciate ad apparire sui banchi, con prezzi elevati che potrebbero impennarsi del 20-30% nei prossimi giorni.

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