mercoledì, Maggio 8, 2024
Fitoterapia

Il fungo chaga: una promessa siberiana

Aleksandr Isaevič Solženicyn, dissidente russo e premio Nobel per la letteratura nel 1970, si ammalò di cancro durante l’esilio in Kazakistan e fu sul punto di morire. Considerato incurabile, nel 1954 fu ricoverato in un ospedale dell’Uzbekistan: una sorta di cronicario per malati terminali.

Ma non morì. 

Anni dopo, scrisse il romanzo Padiglione Cancro (tradotto in Italia anche come “Divisione cancro” e “Reparto C”), dove racconta della guarigione del suo alter ego letterario, curato con infusi di fungo “chaga” (Inonotus obliquus). Nella storia è un’infermiera a introdurre, un po’ clandestinamente, la pozione di Inonotus nell’ospedale. Alcuni biografi sostengono che quella storia fosse in realtà autobiografica e che il “miracolato” di quella cura fosse proprio l’autore.

Sta di fatto che Solženicyn, gravemente malato di cancro negli anni ‘50, guarisce – non si sa come – e vive fino al 2008 in barba alla malattia, e con grande cruccio per il regime sovietico.

Il dottor Sergej Nikitovič Maslenikov era un “medico distrettuale” in Siberia, qualcosa di simile al nostro medico condotto. Aveva notato che nel suo distretto tutti bevevano infusi di chaga, per un’atavica e folkloristica abitudine, e nessuno si ammalava di cancro. Intuì che questa popolare bevanda dovesse avere straordinari effetti preventivi e curativi. A lui si attribuisce la conoscenza e la diffusione del chaga nel mondo sovietico.

Nel 1955 l’Accademia di Scienze Mediche russa riconobbe le proprietà anticancro di Inonotus obliquus. Successivamente il governo sovietico approvò l’uso del fungo per lo sviluppo di farmaci antineoplastici. Anche se non si videro mai grandi sviluppi.

È un mito di regime come Popov? (forse i più giovani non conoscono questo mitico personaggio, cui la stampa sovietica attribuiva tutte le invenzioni fatte nel mondo occidentale). È un mito letterario in chiave antisovietica?

In effetti, il fungo siberiano è un po’ mitico. È stato trovato addosso a Otzi, la mummia congelata del ghiacciaio di Similaun, risalente a circa 5000 anni fa: certo è che, non essendo commestibile, il fungo poteva servire soltanto a scopo medicinale. 

È un fungo nero, duro come il legno, della famiglia delle Hymenochaetaceae, che cresce sulle betulle in Siberia, Scandinavia e Canada: un po’ in tutta l’area subartica.  

Ma c’è sostanza, al di là del mito? Per toglierci d’impaccio, andiamo come al solito a cercare nella letteratura medica “ufficiale”.

La (solita) banca dati MEDLINE contiene 248 lavori scientifici sul fungo chaga – search terms (“inonotus obliquus”[All Fields]) OR (“inonotus obliquus extracts”[All Fields]) – di cui 81 sull’uomo, ma nessun trial clinico randomizzato e controllato (al 16/03/21). 

Eh già: gli istituti di ricerca riescono a fare lavori di tipo sperimentale in vitro o sull’animale, ma non hanno abbastanza soldi per uno studio clinico, che costa di più. E alle case farmaceutiche che gliene importa di un prodotto non brevettabile? Ma forse è anche un problema di cultura: i funghi sembrano essere poco scientifici.

Dagli studi risulta una comprovata azione terapeutica, soprattutto antineoplastica: un’azione complessa, multi-target (come per la generalità dei funghi e per la gran parte dei rimedi fitoterapici) i cui meccanismi biochimici sono stati solo in parte esplorati. Tale azione si esplica per 4 principali modalità.

Prima di tutto, un’azione diretta sulle cellule neoplastiche: le fa crescere di meno, le fa morire, le fa differenziare. 

  • Arresta la mitosi in fase G0/G1, secondo studi in vitro sulla linea cellulare HepG2 (carcinoma epatico) con estratto acquoso.
  • Si è riscontrata l’induzione dell’apoptosi in cellule neoplastiche di colon carcinoma umano HT-29 e di carcinoma gastrico umano BCG-2823 (estratto acquoso).
  • Si è altresì constatata l’induzione della differenziazione cellulare su linee cellulari di melanoma B16-F10, sia con estratto acquoso, sia con estratto alcoolico. In parole povere: le cellule neoplastiche tendono a tornare dalla malignità (anaplasia) alla normalità (differenziazione).

È importante notare che in nessuno studio si sono evidenziati effetti antimitotici o citotossici sulle cellule sane.

In secondo luogo, si è riscontrata un’azione antineoplastica indiretta, mediata dalla risposta immunitaria:

  • Gli endopolisaccaridi di micelio di Inonotus o., pur essendo privi di effetto citotossico sulle cellule neoplastiche, bloccano la crescita del melanoma murino (B16F10, in vivo) attraverso la stimolazione della risposta immunitaria. In particolare, attivano in modo significativo l’attività macrofagica contro le cellule neoplastiche.
  • I polisaccaridi di Inonotus o. (corpo fruttifero) promuovono la secrezione di TNF-α, l’attività di fagocitosi dei macrofagi e la secrezione di IFN-γ/IL-4α; hanno effetto co-mitogeno sugli splenociti, come si è visto in studi sperimentali su topo.

Ma sono diversi gli studi comprovanti che i polisaccaridi di “chaga” hanno effetti antineoplastici mediati dal sistema immunitario.

È stata, inoltre, riscontrata un’importante azione anti-neoangiogenetica, che ormai costituisce un importante caposaldo della terapia antineoplastica: come una strategia di guerra che impedisce l’approvvigionamento alle truppe nemiche.

L’estratto acquoso di Inonotus o. riduce la vascolarizzazione delle masse neoplastiche in uno studio su modello animale (carcinoma polmonare) valutato mediante analisi istologica ed immunoistochimica. 

Esistono poi altri meccanismi di azione antineoplastica

L’azione antiossidante del fungo previene la carcinogenesi (cioè la “nascita” dei tumori), attraverso meccanismi di protezione del DNA e delle proteine, e riduce l’effetto neo-angiogenetico del monossido d’azoto, uno dei prodotti dei fenomeni ossidativi.

L’estratto etanolico ha una potente azione SOD-like (superossidodismutasi) e anti radicali liberi, che favorisce l’apoptosi delle cellule di colon carcinoma. 

Inoltre, alcuni indicatori (riduzione di LDH, MDH, GOT ed aumento dell’attività catalasica) suggeriscono che un ulteriore meccanismo d’azione del fungo sia il rallentamento del metabolismo delle cellule neoplastiche. 

Ad un’azione così complessa corrisponde una notevole ricchezza in sostanze attive: Inotiodolo (steroide vegetale antinfiammatorio), acido betulinico, triterpeni. β-glicani, SOD (superossido dismutasi), precursori della vitamina D2, acido trametenolico, tannini, melanina, mannitolo, polifenoli, sostanze aromatiche, per citare le più importanti. 

L’attività farmacologica “multi-target” è stata recentemente studiata in un modello sperimentale in vivo: in ratti Sprague-Dawley è stato indotto il diabete (streptozoocina) e il carcinoma mammario (dimethylbenzanthracene). La scelta del modello sperimentale è dovuta alla frequente concomitanza delle due patologie, tra le quali si ipotizza una correlazione.

Ai ratti malati è stato somministrato Inotiodolo da fungo chaga. Ecco i risultati: riduzione della glicemia, del colesterolo e dei trigliceridi; aumento dei fenomeni di apoptosi delle cellule neoplastiche. 

In conclusione, le evidenze sperimentali in vivo ed in vitro dimostrano l’azione antineoplastica, immunostimolante, antiossidante del fungo che ha, inoltre, azione prebiotica, antivirale ed antibatterica, ipoglicemizzante, ipolipemizzante, anti-aging e adattogena.

Analogamente a molti rimedi fitoterapici, si comporta come “multi target drug” (cioè farmaco multibersaglio).

Nonostante le prove sperimentali e le osservazioni sugli effetti del chaga nelle popolazioni siberiane (etnomedicina), su MEDLINE non sono riportati, come si diceva, studi clinici su Inonotus obliquus. 

La mancanza di trials clinici randomizzati e controllati rende oggi prematuro l’impiego del fungo come principale agente di cura nelle malattie neoplastiche e metaboliche.

Tuttavia i dati di etnomedicina e i lavori sperimentali lo candidano a diventare un importante presidio di medicina complementare ed integrata in diverse e gravi patologie.

Per concludere, l’Inonotus obliquus è un esempio interessante del ruolo complesso e dei multipli meccanismi d’azione dei funghi medicinali: un capitolo ancora aperto ma molto promettente della medicina, purtroppo ancora scioccamente confinato nell’ambito della cosiddetta “medicina alternativa e complementare”.

Cesare Pirozzi

Autore

  • Cesare Pirozzi

    Laureato in medicina, specialista in chirurgia generale e chirurgia pediatrica, per quarant'anni ha esercitato a tempo pieno la professione di chirurgo e, in minor misura, di docente. Ritiratosi dal lavoro ospedaliero nel 2014, specializzatosi in Fitoterapia, ha proseguito nell'insegnamento presso l'Università della Tuscia (Viterbo) ed ha dato finalmente spazio alla sua passione per le humanae litterae (sue pubblicazioni: "Canto segreto", piccola raccolta di poesie; "Il segreto di Dante", saggio in cui propone la sua interpretazione del senso anagogico della Divina Commedia; "La natura delle cose", frutto del suo mai sopito interesse verso la scienza e la filosofia, particolarmente verso le aree del sapere che entrambe le discipline, apparentemente così lontane, tornano oggi a condividere). Oltre che su mediaquattro.it scrive articoli di divulgazione medica, di attualità politica e di costume su varie riviste cartacee e online.

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