Europee: il PD candidi i preti di strada
Alle europee il PD candidi i preti di strada. Torniamo indietro, agli anni dei Liberi e Forti, a don Sturzo.
Qualcuno di buona volontà spieghi a Elly Schlein che tra dieci mesi si vota. E si voterà con il sistema proporzionale per cui ciascun partito conterà in Europa, e in Italia, per i voti che avrà ottenuto. E i voti si raccolgono mettendo in lista candidati capaci, esperti e soprattutto conosciuti. Occorre fantasia e conoscenza del territorio.
Perché non mettere in lista, per esempio, i don Patricello ed altri Preti di strada? Non hanno bisogno per la campagna elettorale di essere distolti dalla loro missione quotidiana nelle periferie più degradate perché, quella, la fanno tutti i giorni accanto alla gente. E la gente lo sa, se ne accorge e può uscire dal chiuso delle case per andare a votarli.
È un’idea ma altre alla segretaria del PD dovrebbero (non potrebbero) venirle. Importante è non commettere l’errore dello scorso anno quando, divisi e sparpagliati, si è consentito alla Destra – anch’essa divisa al suo interno ma intelligentemente unita in un’unica lista perché questo richiedeva il maggioritario – di stravincere e gettare le basi per un governo di legislatura.
La Schlein si deve un po’… pannellizzare, non solo nel Palazzo ma anche nelle piazze, si deve far vedere, sentire. Non è possibile accendere il televisore e vedere il ministro Sangiuliano chiamare a rapporto, e “cazziare”, il sindaco di Roma per i rifiuti della Capitale e i topi “in fila” con i turisti, ma senza biglietto, davanti ai nostri monumenti più noti.
Quella “reprimenda” l’avrebbe dovuta fare – e da tempo – la segretaria del PD. Questo significa un Partito presente anche nelle periferie, che si rende conto delle esigenze del Paese e fa la voce grossa.
Portare la Premier a Caivano, dove sono state stuprate due bambine, per sollecitare la bonifica di quel territorio, l’avrebbe dovuto fare la giovane segretaria del PD, non don Patricello.
E così nelle altre “roccaforti” della malavita e delle piazze dello spaccio che tutti conoscono e per le quali non si fa nulla.
Inutile ironizzare su Vincenzo De Luca quando denuncia l’assenza dello Stato e chiede “l’assedio militare” della zona per un anno, perché dice una cosa giusta e la gente lo sa. Lo sanno i pochi che vanno a votare e i molti che disertano le urne perché hanno perso fiducia in chi avrebbe il compito di governarci.
Questo dovrebbe fare un Partito che giustamente vuole tornare a contare.
A giugno si voterà con il sistema proporzionale e – piaccia o non piaccia – per il PD c’è bisogno del contributo di tutti, in tutta Italia. Non si può fare gli schizzinosi e sognare un Partito diverso che non si può costruire alla vigilia di un importante appuntamento elettorale nazionale. La politica, diceva Rino Formica, è sangue e merda. Lo ricordi Elly Schlein.
Diversamente, per essere belli e puri e non sporcarsi le mani, si rischia di consegnare, per esempio la Campania, al ministro Sangiuliano: dico Sangiuliano e… mi taccio.
Idem per regioni come la Puglia e l’Emilia-Romagna dove i Governatori, giunti al loro terzo mandato, come De Luca, non dovrebbero essere ricandidati. Un’autentica sciocchezza: se uno ha lavorato bene e la popolazione lo apprezza e lo segue, che senso ha sostituirlo?
La politica è una giostra dalla quale far scendere solo chi ha lavorato male.