giovedì, Maggio 9, 2024
Agricoltura

Dal Friuli 10 vitigni immuni dalle malattie

Frutto di oltre quindici anni di lavoro di ricerca dell’ateneo di Udine e dell’Istituto di genomica applicata (IGA), sono i primi costituiti in Italia dopo centinaia di incroci, decine di migliaia di piante valutate, oltre 500 micro-vinificazioni ripetute negli anni

Grappolo-di-Uva

“Una giornata davvero importante per l’agricoltura, per la ricerca ma anche per l’esercizio virtuoso della nostra specialità regionale”. Così l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali Cristiano Shaurli, in occasione della presentazione – alla presenza del delegato del ministro delle Politiche agricole, Salvatore Parlato – delle 10 nuove varietà vite, 5 a bacca rossa e 5 a bacca bianca, resistenti alle malattie iscritte dall’agosto di quest’anno nei registri e quindi disponibili alla coltivazione.

Frutto di oltre quindici anni di lavoro di ricerca dell’ateneo di Udine e dell’Istituto di genomica applicata (IGA), i primi vitigni resistenti alle malattie costituiti in Italia sono stati selezionati dopo centinaia di incroci, decine di migliaia di piante valutate, oltre 500 micro-vinificazioni ripetute negli anni presso l’Unione Italiana Vini di Verona e i Vivai Coopertaivi di Rauscedo. Gli incroci sono stati eseguiti presso l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” di Udine, dove a oggi si sono valutate oltre 24 mila piante derivanti da incrocio.

“Un esempio positivo – sottolinea Shaurli – perché nasce da una forte sinergia tra pubblico e privato, con aziende pronte a co-partecipare e l’istituzione Regione lungimirante nel dare il suo sostegno decennale al progetto. Positivo perché – aggiunge l’assessore – riconosce le eccellenze della nostra regione e che vanno dalla filiera lunga del vino alla leadership mondiale nel vivaismo viticolo, visto che oltre il 40 per cento delle barbatelle da vite mondiali sono prodotte qui, e perché dimostra quanto siano infondati i timori reciproci fra agricoltura e ricerca se si hanno chiare le scelte di politica agricola.

“Rimaniamo contrari a colture massificanti in mano solo alle multinazionali – osserva Shaurli – ma ciò non vuol dire non capire che le nuove sfide dell’agricoltura passano anche dalle nuove tecnologie proprio a partire dalla sostenibilità ambientale, dal biologico, alla riduzione di fitofarmaci e consumo d’acqua. Si tratta di un esempio ancor di più positivo perché la nostra piccola regione conferma di essere all’avanguardia sui temi della ricerca e mette a disposizione della comunità internazionale le primi viti resistenti registrate in Italia, a conferma che credere e puntare su formazione, ricerca ed innovazione e’ una scelta fondamentale per affrontare le sfide del futuro”.

“Oggi inoltre siamo davvero orgogliosi, come ha rimarcato il delegato del ministro Martina, perché questo rappresenta un esercizio pieno della nostra specialità ed autonomia e nello stesso tempo è la dimostrazione di un sistema Regione capace di cercare con le proprie eccellenze anche le risposte per ridare nuova e più forte competitività al nostro settore agricolo e agroalimentare”, ha concluso Shaurli.

I vitigni – i “magnifici dieci” come li chiamano i ricercatori udinesi – hanno ottenuto nel 2015 la copertura con brevetto europeo e internazionale e sono stati inseriti nel registro nazionale italiano presso il ministero delle Politiche agricole. Questi i nomi dei vitigni: Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos, Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos, Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius, i primi 5 a bacca bianca, i secondi a bacca rossa.

Il progetto di ricerca è stato avviato nel 1998 con il principale scopo di ridurre l’utilizzo di pesticidi in questo settore della produzione agricola e rispondere alla situazione critica della viticoltura in Europa, attività agricola tra le più impattanti sull’ambiente, che, pur occupando soltanto il 3,3% della superficie agricola, utilizza ben il 65 per cento di tutti i funghicidi impiegati in agricoltura.

Il commento del ministro Maurizio Martina

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“L’Italia si conferma punto di riferimento per la ricerca in campo agroalimentare, ma possiamo fare ancora di più”, ha commentato da parte sua il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. “Gli studi condotti dai centri della Regione Friuli Venezia Giulia – ha detto Martina –  dimostrano che abbiamo grandi professionalità, in grado non solo di cogliere le opportunità, ma di anticipare le sfide di mercato. Aver iniziato già nel 1998 un lavoro attento ed efficace su vitigni più resistenti e quindi che contribuiscono alla sostenibilità della nostra agricoltura ne è evidente dimostrazione. Ora siamo pronti a fare un salto di qualità ulteriore, attraverso il nostro piano per lo sviluppo delle biotecnologie sostenibili. Con pratiche come il genome editing e la cisgnesi, infatti, risultati come quelli presentati oggi si potranno ottenere anche in tempi meno lunghi e tutelando la nostra biodiversità con ancora più strumenti. La vite sarà uno dei punti centrali del piano, perché mantenere la leadership in un settore che vale per l’Italia oltre 14 miliardi di euro significa investire con convinzione in ricerca pubblica. Siamo stati protagonisti, insieme alla Francia, del sequenziamento del genoma della vite e ora siamo pronti a sviluppare filoni di studio per ottenere vitigni più resistenti alle malattie, in grado di resistere ai cambiamenti climatici e a salvaguardare il profilo qualitativo delle uve. Sono obiettivi ambiziosi – ha concluso il ministro – sui quali investiremo a fondo nei prossimi tre anni”.

 

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari).

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