Culture e… cotture che uniscono i popoli
I giardini di Piazza Vittorio, a Roma, per il secondo anno consecutivo sono stati teatro di “Multi”, incontro interculturale tra le varie Comunità che hanno fatto dell’Italia la loro patria di adozione
Si è appena conclusa, nei giardini di Piazza Vittorio a Roma, la seconda edizione di “Multi”. Quattro giorni dedicati “alle culture e alle cotture”: storie, cibi, arti, culture, buone pratiche ed esperienze provenienti da ogni angolo del mondo, un’occasione “per incontrarsi e stare insieme nel nome della pace e dell’armonia dei popoli”, come sottolinea Nicola Lagioia, fondatore e direttore della rivista culturale “Lucy”, che insieme a Slow Food Roma ha organizzato l’evento.
Tante le novità, quest’anno, per “Multi”, come ci ha evidenziato Francesca Rocchi, di Slow Food Roma: a partire dal giorno in più rispetto ai tre della prima edizione, per dare spazio alle numerose proposte arrivate da associazioni istituzioni, scrittori, educatori, intellettuali, che hanno caratterizzato quest’anno di attesa, facendo sì che “Multi”, in realtà, non si sia mai interrotta.
Fitto il programma che ha visto migliaia di persone, cittadini romani ma anche e soprattutto turisti provenienti da tutto il mondo, aggirarsi entusiasticamente e con vivo interesse nell’ultracentenario giardino (il rione Esquilino festeggia quest’anno il 150° dalla creazione), tra le postazioni delle varie comunità presenti e delle e associazioni che hanno collaborato alla buona riuscita dell’evento.
Tra i momenti folkloristici le danze indiane, boliviane, afghane; i canti persiani e somali; le poesie armene e arabe; i racconti delle seconde generazioni, di quanti sono nati a Roma da genitori provenienti dalla Liberia, dalla Cina, dall’Iran, dalla Turchia, dall’Iraq e dalla Tuirchia. Ma anche e specialmente i cibi, che narrano l’identità delle tante comunità presenti e che arricchiscono Roma, città meticcia da sempre; fino ad attraversare le tante dimensioni della diversità, da quelle di genere a quella di specie, di lingua e persino genetica.
Né sono mancati, nei vari dibattiti, i riferimenti alle grandi questioni del nostro tempo, in specie quelle riguardanti i migranti e le guerre tra i popoli, a ricordare la possibilità, e l’urgenza, di un mondo diverso, fatto di tante culture e tanti colori. Colori e sapori che si sono intrecciati, in questi quattro giorni di autentica festa interculturale, negli oltre 60 piatti e bevande che le varie Comunità hanno preparato per le migliaia di visitatori di “Multi”.
Una possibilità unica per immergersi nella cultura gastronomica di tante popolazioni diverse, ma in realtà più vicine di quanto si possa immaginare. Ci si è ritrovati quindi in una grande cucina dell’incontro, dove le varie Comunità, fianco a fianco e senza una logica geografica, hanno proposto alcuni piatti tipici tradizionali. Specialità, ma soprattutto i piatti di tutti i giorni, da Afghanistan, Azerbaijan, Bolivia, Cina, Congo, Etiopia, Iran, Marocco, Palestina, Kurdistan, Sierra Leone, Sudan, Ucraina, Venezuela. E quelli (a dimostrazione che la vicinanza e la pace tra i popoli è più che possibile, basta volerlo) presentati, insieme, dalle comunità di India, Bangladesh e Pakistan.