Confermata a Bayer la condanna per il glifosato. Ridotto il risarcimento imposto
La Corte californiana conferma la sentenza che impone a Bayer di risarcire un giardiniere colpito da una grave forma di tumore per l’utilizzo di diserbanti a base di glifosato prodotti dalla Monsanto. Nella revisione della sentenza viene però ridotto il montante di indennizzo dovuto al querelante che passa da 289 milioni a 78,6 milioni di dollari
Era stata una sentenza che aveva veramente sorpreso – anche per i brevi tempi di delibera – quella con cui un tribunale della California lo scorso 10 agosto aveva condannato il gruppo Bayer ad un maxi risarcimento per una somma pari a 289 milioni di dollari in favore di Dewane Lee Johnson, giardiniere di San Francisco di 46 anni colpito da una grave forma di tumore al sistema linfatico. Una patologia che la Corte statunitense aveva riconosciuto direttamente imputabile all’utilizzo da parte di Johnson di alcuni dei diserbanti più diffusi al mondo a base di glifosato, il Round up e il suo gemello Round pro, prodotti dall’americana Monsanto.
Una decisione che è stata emessa inoltre a pochi mesi dalla procedura di completamento d’acquisto di Monsanto da parte del colosso chimico tedesco, annunciata nel 2016, ma completatasi solo a giugno di quest’anno, dopo il parere positivo emanato dall’Antitrust statunitense e che rende ora Bayer responsabile in solido nelle accuse.
Il nesso fra utilizzo del prodotto (il giardiniere era stato in più di un caso letteralmente innaffiato dal diserbante a seguito del malfunzionamento di un diffusore) e patologia era stato accertato dalla Corte che oltre ad imporre a Monsanto un risarcimento di 39,3 milioni di dollari per i danni subiti da Johnson, aveva obbligato la multinazionale ad un ulteriore compensazione (per altri 250 milioni di dollari) per comprovata negligenza nei confronti del giardiniere californiano che era stato ignorato quando aveva tentato di contattare l’azienda per indicazioni in corrispondenza degli incidenti occorsi con il prodotto.
Dopo l’immediato appello presentato da Bayer, la Corte statunitense ha riformulato adesso gli estremi della sentenza, confermandone però la validità nel merito e convalidando la condanna, ma consentendo una riduzione di circa 200 milioni di dollari per la parte inerente al risarcimento danni per negligenza.
Le polemiche sulla nocività del glifosato e gli appelli a bandirne l’utilizzo sono da anni oggetto di imponenti manifestazioni e campagne di comunicazione da parte dei gruppi ambientalisti.
A lungo si è molto dibattuto sull’evidenza scientifica della nocività di questa molecola. Se nel 2015, l’Agenzia internazionale dell’OMS per la ricerca sul cancro (IARC) aveva inserito il glifosato nella categoria di elementi definiti come “probabilmente cancerogeni per l’uomo”, sono state molte altre le istituzioni, come per esempio l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ne hanno minimizzano invece gli effetti, considerandolo praticamente innocuo per la salute umana.
La sentenza che arriva da oltre Oceano sembra ora sostenere il contrario e se venisse definitivamente confermata – Bayer ha comunque già annunciato ricorso davanti alla Corte d’Appello della California – potrebbe aprire uno scenario veramente accidentato per la solidità dell’azienda tedesca. Bisogna infatti tener conto che solo negli Usa al momento sono oltre quattromila i procedimenti aperti nei tribunali contro Monsanto per i possibili effetti sulla salute causati dai diserbanti.
Dopo la conferma di condanna, il titolo Bayer ha perso in borsa quasi il 7 %
Cristiana Persia