domenica, Maggio 19, 2024
Danza country tratta da Antoine Jean Baptiste Thomas– Museo di Roma in Trastevere
Territorio

Col “Saltarello” riapre il Museo Contadino di Anguillara

Nel giorno della Festa della musica, dopo la lunga parentesi da Covid-19, il Museo Storico della Civiltà Contadina sabate è ritornato in attività a passo di saltarello in compagnia di Gian Michele Monterano.

di Barbara Civinini

Un’antica leggenda narra che, in tempo di vendemmia, un conte, per ravvivare l’attività dei pigiatori ormai stanchi, chiamò un suonatore di organetto per suonare una musica ritmata e molto veloce. I piedi dei pigiatori ripresero il ritmo e così nacque il “saltarello”. Ed è proprio con il”saltarello” che il piccolo museo della Civiltà Contadina di Anguillara ha ripreso le sue attività con un appuntamento dedicato a quest’antichissimo ballo, parente molto stretto della ritrovata “taranta”, fissato proprio nel giorno in cui ricorre la Festa della Musica.

Un evento che dal 1985, anno europeo della musica, si ripete il 21 giugno in tutta Europa e non solo. Con questa iniziativa l’Associazione Culturale Sabate, che gestisce il museo, ha voluto avviare un nuovo ciclo d’incontri dedicati alla musica popolare, fra tradizione e innovazione.

Il giovane percussionista Gian Michele Monterano di origine campana, ma laziale di adozione, con un ricco background formativo maturato al fianco dei più importanti suonatori di tamburi a cornice italiani, ha tratteggiato e suonato la sua antica storia in un vero e proprio seminario concerto.

L’incontro si è soffermato sulle affascinanti differenze e similitudini di alcuni dei più noti modi ritmico-melodici della tradizione del centro-sud Italia. Un mondo musicale atavico di peculiarità rituali che affondano le proprie radici in grandi consapevolezze sonore. Sulle vere origini di questo ballo ancora ci sono molte incertezze. Sembra che derivi direttamente dalla saltatio, un genere autoctono dei latini, e sicuramente il più diffuso sin dai primi secoli di Roma.

Tuttavia non è stato possibile ricostruire la sua vera storia. Tra il XIV e il XVII secolo il “saltarello” è uno dei quattro modi basilari della danza di corte italiana, che era solita ispirarsi ai balli popolari. Ma il “santarello” popolare comparirà nelle fonti ufficiali solo più tardi tra il XVII e il XVIII secolo. Comunque, il primo documento di questo ballo arrivato fino a noi è una trascrizione musicale che risale al XIV secolo ed è custodita al British Museum di Londra.

Antoine Jean Baptiste Thomas un giovane incisore francese che soggiornò a Roma dal novembre del 1816 al dicembre del 1818 lo ritrasse nel suo “Un an à Rome et dans ses environs” in modo molto partecipato come una danza basata sul salto.

Con questo primo concerto, inserito nel calendario di “Tesori Naturali 2020”, organizzato dal Parco di Bracciano-Martignano con la Regione Lazio, che si è svolto domenica scorsa, l’Associazione ha dato il via agli incontri di approfondimento etnomusicali rinnovando così l’impegno che, sin dal 1992, ha messo in campo con spettacoli di ricerca in questo particolare ambito demoantropologico. E così, se è vero, come diceva Claude Lévi-Strauss, che la musica è una macchina per sopprimere il tempo, il Museo della Civiltà contadina, forse, potrà riscoprire le sue antiche origini a passo di “saltarello”.

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