Agromafie: un malaffare da 24,5 miliardi
Presentato il VI Rapporto Eurispes-Coldiretti dedicato al fenomeno criminale. Lo scorso anno 1 italiano su 5 è stato vittima di frodi alimentari. I NAS hanno fatto 53.526, con sanzioni amministrative per 26 milioni di euro e sequestri per oltre 638 .
di Barbara Civinini
Non è più quella di una volta, armata di lupara, adesso indossa il doppiopetto. Si è insinuata in tutti i gangli vitali della nostra economia agroalimentare, dalla produzione, al trasporto, alla distribuzione. Insomma, la cosiddetta “mafia agroalimentare”, il malaffare che colpisce l’intera filiera, ha compiuto il salto 3.0 arrivando, lo scorso anno, ad un business da 24,5 miliardi di euro con un incremento di ben il 12,4%. E’ questa la fotografia che emerge dal VI Rapporto Agromafie firmato da Eurispes, Coldiretti, e dal suo Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, presentato nei giorni scorsi a Roma.
Le tradizionali famiglie d’onore non solo hanno fatto studiare i propri figli in prestigiose università ma hanno anche “arruolato” operatori qualificati, capaci di operare a livello internazionale. Il risultato – rileva il Rapporto – non è soltanto quello della moltiplicazione dei prezzi, che per l’ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, ma sono anche i pesanti danni d’immagine per il Made in Italy e i rischi per la salute di tutti. Lo scorso anno, secondo Coldiretti – in base ai dati del Sistema di allerta rapido dell’Unione europea RASFF – sono stati registrati 399 allarmi alimentari, più di uno al giorno.
Siamo ormai di fronte ad organizzazioni che esprimono una “governance multilivello” sempre più interessate a fare affari insieme piuttosto che combattersi– ha spiegato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, con Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie” – L’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite – sottolinea il presidente Coldiretti Ettore Prandini – con un sistema punitivo più adeguato, con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli.
E’ necessario aggiornare la vecchia normativa agroalimentare, prosegue Fara, che invece di svolgere una funzione deterrente, spinge a delinquere, perché punisce duramente chi compie delle semplici bagatelle e lascia invece impunito chi compie gravi malefatte.
Per avere un quadro della situazione basta pensare che le notizie di reato nel 2018 hanno fatto un balzo del 59% nei comparti principali, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. Nel 2018 più di 1 italiano su 5 (17%) è stato vittima di frodi alimentari con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati con effetti anche sulla salute. I più a rischio naturalmente sono i cibi low cost, cui, purtroppo, ricorrono molto più spesso le famiglie per far quadrare il bilancio. I NAS in un anno hanno fatto ben 53.526 controlli, con sanzioni amministrative per 26 milioni di euro, sequestri per oltre 638 e 28 arresti.
Ma tutto questo – lascia intendere Prandini – non può bastare, soprattutto per arginare le emergenze sanitarie che si ripetono sempre più frequentemente, se non si applica l’indicazione d’origine su tutti i prodotti, e se non viene abolito anche nel nostro Paese il segreto sui flussi commerciali, imponendo l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero. La Coldiretti, con altre associazioni, ha lanciato una campagna amica per prevenire le frodi alimentari, chiedendo all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti,