domenica, Novembre 24, 2024
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A Vinitaly è boom per i Buyer stranieri sedotti in pieno dal nostro nettare divino

Numeri per l’affluenza in Fiera in linea con gli altri anni per la principale rassegna dedicata al Vino in Italia, che ha ampliato la sua offerta di eventi per il pubblico coinvolgendo ben 60 mila visitatori in molteplici eventi sparsi fra la città di Verona e la sua provincia

Il 52°Vinitaly chiude oggi a Verona registrando complessivamente 128mila presenze da 143 nazioni, in linea con l’edizione precedente ma aumentando invece la qualità e il numero dei buyer esteri accreditati, che quest’anno registrano un significativo +6% per un totale di 32 mila presenze. Un risultato ottenuto grazie ai continui investimenti nell’incoming da parte di VeronaFiere, selezionando operatori top attraverso la rete dei propri delegati in 60 paesi e con la collaborazione di ICE-Agenzia nell’ambito del piano di promozione straordinaria del made in Italy, voluto dal Mise (Ministero dello Sviluppo economico).

A VeronaFiere per quattro giorni sono state presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130 in più dello scorso anno) da 36 paesi, mentre sono stati più di 15.100 i  vini proposti tramite l’innovativo strumento della Vinitaly Directory online, in lingua italiana, inglese e cinese per favorire contatti commerciali tutto l’anno.

«Vinitaly 2018 ha confermato la vocazione di rassegna dedicata al business e alla promozione del mondo vitivinicolo”  commenta il presidente di VeronaFiere, Maurizio Danese, che aggiunge: “La rassegna in quartiere è sempre più orientata al professionista, mentre cresce notevolmente il fuori salone pensato per i wine lover in città. Proprio “Vinitaly and the City” quest’anno ha infatti portato quasi 60 mila appassionati nel centro storico di Verona e nei comuni di Bardolino, Valeggio sul Mincio e Soave”.

“La crescente presenza di professionisti all’edizione 2018 – spiega il direttore generale di VeronaFiere, Giovanni Mantovani –, testimonia il consolidamento del ruolo b2b di Vinitaly a livello internazionale, con buyer selezionati e accreditati da tutto il mondo. La top ten delle presenze assolute sul totale di 32.000 buyer accreditati da 143 nazioni, vede primi gli Stati Uniti d’America seguiti da Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca), Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi insieme al Belgio”

Un nuovo sondaggio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presso i manager di 12 tra i principali gruppi vitivinicoli del Paese (circa 2 miliardi di euro il fatturato complessivo), chiamati a dare un’opinione sui trend a breve termine (5 anni) del mercato del vino nei 6 mercati top di Usa, Regno Unito, Cina, Germania, Giappone e Russia indica nei rosé per gli Usa, nei bianchi fermi in Germania, nei rossi in Cina, Russia e in Giappone le tipologie che sedurranno maggiormente i consumatori di questi Paesi. Oltre ovviamente agli  sparkling, i vini del momento ma anche del prossimo futuro, previsti infatti in crescita tra i consumatori di Regno Unito, Giappone e Russia, seguiti da quelli di tedeschi e statunitensi. Ma il successo commerciale del vino nei prossimi 5 anni sarà determinato in buona parte dai prodotti a marchio green (bio o sostenibili), vera leva del mercato di domani.

Secondo i capitani d’impresa intervistati, saranno infatti soprattutto i prodotti biologici e quelli premium gli artefici del successo del vino mondiale. Con la tendenza-green predominante nei mercati storici (Germania, Usa, Regno Unito e Giappone), e la fascia premium (oltre i 20 dollari a bottiglia) che contagerà ulteriormente gli Usa e gli emergenti Russia e Cina.

Buon sentiment poi anche sugli autoctoni, indicati trend del futuro specialmente in Giappone e in seconda battuta in Russia e Stati Uniti, mentre – a sorpresa – è previsto un ritorno di fiamma per i rossi fermi, la seconda tipologia più promettente dietro agli immancabili sparkling.

L’Italia, per le 12 aziende top player, se la caverà piuttosto bene e riuscirà ad accrescere le proprie quote di mercato specialmente in Russia e nei due principali buyer dell’Estremo Oriente, con una buona ripresa delle vendite pure nella vecchia Germania. Timide le aspettative su un incremento delle quote di mercato italiane negli Stati Uniti (sebbene siano indicati in crescita anche nel prossimo lustro), dove ad approfittarne saranno invece i produttori francesi oltre a quelli di casa;

In Gran Bretagna saranno ancora i francesi a comandare, ma i vini del Belpaese si faranno lo stesso largo assieme a quelli neozelandesi, che sfrutteranno l’effetto della Brexit. Inoltre, un’attenzione particolare è riservata ai prodotti di origine locale: in un vigneto sempre più globale questi saranno tra i primi ad approfittare un po’ ovunque della febbre da vino, prendendo sempre più piede – se ben promossi – specie tra i consumatori tedeschi e statunitensi.

Cristiana Persia

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