giovedì, Maggio 2, 2024
Agricoltura

A Cerveteri torna la Festa dell’Olio Nuovo

In piazza Santa Maria il 30 novembre e l’1 dicembre i produttori fanno festa, ma il mercato rischia il collasso. Gli olivicoltori temono che gli acquirenti aspettino che il prezzo dell’extravergine italiano arrivi quasi al livello di quello spagnolo, mentre le cisterne si riempiono.

di Barbara Civinini

C’è qualcosa di magico nell’olivo. Una pianta simbolo di vita e di speranza. Sabato 30 novembre e domenica primo dicembre Cerveteri gli rende omaggio con la Festa del suo prezioso e antico nettare: l’olio. Un appuntamento fisso che da un decennio richiama nel cuore del centro storico della cittadina etrusca migliaia di visitatori.

L’undicesima edizione organizzata dall’Associazione Olio Evo insieme all’Assessorato alle Politiche Agricole del Comune, con il contributo del Consiglio Regionale del Lazio e di ARSIAL, trasformerà piazza Santa Maria sede del Museo Nazionale Cerite, dove sono custoditi i capolavori di Eufronio in una straordinaria vetrina all’aperto per i prodotti tipici dell’enogastronomia del territorio non solo delle aziende cerveterane ma di tutta la Tuscia romana.

A deliziare il gusto dei visitatori, l’olio nuovo, il prodotto che dopo il vino rende Cerveteri famosa nel mondo e la colloca di diritto nell’élite dei territori ricchi di eccellenze agroalimentari.

Quest’anno, per organizzare la festa il Comune ha potuto contare anche sul contributo concesso dalla Regione, nell’ambito delle attività d’interesse sociale, economico e culturale di circa 12 mila euro. Negli ultimi dieci anni – ha detto l’Assessore all’Agricoltura, Riccardo Ferri la Festa dell’Olio si è ritagliata uno spazio sempre più importante all’interno dell’offerta culturale di tutto il Lazio, divenendo un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del nostro territorio e dei suoi prodotti.

L’iniziativa è nata quasi per gioco da un’idea di sei amici appassionati di olivicoltura del Monte Abatone per promuovere il prodotto proveniente dai Colli Ceriti, anticamente coltivati e abitati dal popolo etrusco, che circa tre anni fa hanno costituito l’Associazione Olio E.V.O. (extra vergine d’oliva).

Abbiamo compreso che solo associandoci e cercando di dare una forte identità legata al territorio – spiegava all’epoca della costituzione il presidente Luciano Pietroforte – il prodotto avrebbe potuto crescere ed uscire dai nostri confini.

Tuttavia, allontanandosi da questa piccola isola felice, c’è poco da festeggiare: il settore rischia il collasso. Infatti, dopo la pessima campagna dello scorso anno messa in grave difficoltà dall’epidemia di Xylella la ripresa produttiva e l’eccellente qualità non sono bastate a far decollare il mercato dell’olio. Gli olivicoltori temono che gli acquirenti aspettino che il prezzo dell’extravergine italiano arrivi quasi al livello di quello spagnolo, mentre le cisterne si riempiono.

L’indagine fatta da CIA, Italia Olivicola e AIFO, l’associazione dei frantoiani, ha stimato una produzione di poco superiore alle 330.000 tonnellate di olio a livello nazionale, un dato che quasi raddoppia (+89%) la produzione finale dello scorso anno, complice una stagione estiva calda e asciutta che ha favorito lo sviluppo dell’olivo evitando gli attacchi della mosca olearia.

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