Kenya, tornano fertili i suoli grazie al progetto BOOST
La formazione agroecologica FAO aiuta 40.000 contadini a rigenerare i terreni
Nel cortile di Agnes Barasa, tra le verdure protette dalla pacciamatura organica, si respira aria di rinascita. Quello che oggi sembra un orto rigoglioso e fertile, tre anni fa era invece un terreno arido, incapace di produrre raccolti utili. Oggi, invece, mais, cavoli, fagioli e pomodori crescono abbondanti, e Agnes può sfamare i suoi cinque figli senza paura di rimanere senza cibo.
La sua storia è quella di molte famiglie del villaggio di Maeni, nella sottocontea di Kimilili, in Kenya, dove la produzione agricola era da tempo in crisi a causa di pratiche agricole dannose e di terreni impoveriti. “Facevo parte di quei contadini che bruciavano i residui di mais e la vegetazione secca nei campi, senza sapere il danno che stavo causando al suolo,” racconta Agnes con sincerità.
Il cambiamento è arrivato grazie a BOOST, un progetto congiunto della FAO, del governo kenyota, del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e finanziato dall’Unione Europea. BOOST ha portato formazione e supporto tecnico a migliaia di agricoltori, tra cui Agnes, insegnando loro a prendersi cura dei “suoli morenti” e a rigenerarli con tecniche agroecologiche.
Come spiega Jimmy Mweri, coordinatore FAO del progetto BOOST, il problema non erano solo “suoli malati”, ma suoli “morenti” – terreni impoveriti da anni di monocoltura, uso intensivo di fertilizzanti chimici, bruciatura dei residui e lavorazioni che danneggiano la struttura del terreno. “Con un dispositivo portatile possiamo diagnosticare le carenze del suolo, come la mancanza di fosforo o l’acidità eccessiva, e intervenire con tecniche mirate”, aggiunge Mweri.


Agnes ha imparato a rigenerare il terreno applicando pacciamatura organica, compost autoprodotto e fertilizzanti naturali. Ha adottato la rotazione delle colture e la gestione integrata dei parassiti, elementi chiave per riportare vita e produttività al suolo. Il risultato è stato straordinario: il raccolto di mais è passato da tre a quindici sacchi in una sola stagione, un salto che ha ridato fiducia all’intera famiglia.
Oggi Agnes è anche una formatrice per altri contadini del villaggio, condividendo le conoscenze acquisite e promuovendo un’agricoltura più sostenibile. Il suo orto si sta espandendo, con l’obiettivo di fornire più verdure non solo per la famiglia, ma anche per il mercato locale.
Il progetto BOOST non si limita a Maeni. Attivo in cinque contee del Kenya, coinvolge 40.000 agricoltori e gestisce dieci centri di servizio agroecologico. Questi hub, gestiti da giovani formati dal progetto, offrono consulenze e servizi a costi accessibili, coprendo tutte le fasi della coltivazione: dalla preparazione del terreno alla semina, dall’irrigazione al controllo di parassiti, fino alla raccolta e alla conservazione.
In un contesto di cambiamenti climatici sempre più impattanti, con piogge irregolari e parassiti in aumento, BOOST rappresenta una risposta concreta per rafforzare la sicurezza alimentare e la resilienza delle comunità rurali.
La storia di Agnes Barasa è la testimonianza che prendersi cura del suolo significa prendersi cura delle persone. Rigenerare la terra è la chiave per combattere povertà, fame e gli effetti del clima che cambia, restituendo speranza e dignità a chi lavora la terra ogni giorno.