mercoledì, Gennaio 22, 2025
Arte e Cultura

Guercino: luce e passione alle Scuderie del Quirinale

C’è ancora un mese di tempo (chiuderà il 26 gennaio) per visitare GUERCINO. L’era Ludovisi a Roma, la mostra organizzata dalle Scuderie del Quirinale in collaborazione con il Museo Nazionale Romano, le Gallerie degli Uffizi e i Musei Capitolini, con la collaborazione di musei internazionali.

Si tratta di una ricchissima esposizione in cui, tra le Scuderie del Quirinale e il Casino dell’Aurora di Villa Ludovisi, è stata ricostruita la scena culturale e politica romana sotto il breve (due anni, dal 1621 al 1623) ma intenso pontificato di Papa Gregorio XV, al secolo Alessandro Ludovisi (Bologna 1554 – Roma 1623), ed il sodalizio che lo legò al talentuoso Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666)

Un’esposizione che rappresenta non solo uno straordinario viaggio tra alcuni dei capolavori del Seicento, ma anche una vivida rappresentazione dello spirito del tempo, con i suoi marcati canoni estetici, il gusto per la monumentalità, la potenza del colore, l’attitudine a sbalordire con effetti teatrali.  

Innanzitutto Gregorio XV: un papa bolognese che viene ricordato per alcune imprese decisive, che segnarono il destino della Chiesa, di Roma e del suo patrimonio artistico. 

Guercino, Ritratto di Papa XV, 1621 circa

Dal punto di vista politico il nuovo papa si dedicò a promuovere l’universalità della Chiesa, istituendo la Congregazione di Propaganda Fide e favorendo in ogni modo la Compagnia di Gesù (cioè i gesuiti, l’ordine a cui appartiene Papa Francesco) nella sua missione di diffusione “globale” della fede cattolica. 

Dal punto di vista del mecenatismo, invece, Gregorio XV avviò, con l’importante supporto del potente nipote, il Cardinale Ludovico Ludovisi, un nuovo corso delle arti destinato a durare ben oltre il suo pontificato e tutto centrato attorno alla nuova, splendida villa di famiglia: una dimora sorta sopra gli Orti Sallustiani, in cui si concentrò una delle più vaste e straordinarie collezioni di antichità, di pittura rinascimentale e di pittura e scultura “contemporanee” che, all’epoca, eguagliavano solo le collezioni dei Borghese e dei Farnese. 

Fu in tale contesto che i più grandi artisti attivi a Roma costruirono la gloria dell’era Ludovisi: come in una gara tra giganti, infatti, i bolognesi Guido Reni, Domenichino, Albani e Lanfranco si cimentarono con Van Dyck, un Bernini ventenne, Pietro da Cortona, Poussin, Paul Bril, Algardi, Duquesnoy e, appunto, il giovane Guercino. Un talento che con il suo dinamismo compositivo, i suggestivi effetti di luce e il superamento dei confini spazio-temporali della pittura tradizionale, portò una ventata di aria fresca innescando un vero e proprio cambiamento cui tutti dovettero in qualche modo confrontarsi, come si evince dai capolavori, dipinti, sculture, disegni, stampe e altri manufatti di pregio di questi grandi nomi della storia dell’arte, a loro volta presenti nella mostra.

Guercino, Autoritratto, 1630

La prima parte del percorso è dedicata alla formazione di Guercino e all’avvio dell’era Ludovisi. Nato a Cento, allora appartenente al Ducato di Ferrara, ma con il cuore a metà tra la Bologna dei Carracci e la Ferrara di Dosso Dossi, l’artista cresce da autodidatta e si nutre di influenze diverse, come la grande pittura veneta e il naturalismo caravaggesco. Un esempio di tali suggestioni è il confronto tra La Madonna col Bambino fra i Santi Giuseppe, Francesco e i committenti, nota come La Carraccina, capolavoro di Ludovico Carracci, e la pala giovanile di Guercino con San Bernardino e San Francesco che pregano la Madonna di Loreto (entrambi prestiti straordinari dalla Pinacoteca ‘il Guercino’ di Cento). Grazie a prestiti del Museo del Prado, di Patrimonio Nacional, degli Uffizi e delle Gallerie Reali di Torino, è inoltre presente al completo, in mostra, il gruppo di quattro tele commissionate a Guercino subito prima dell’ascesa al soglio pontificio di Alessandro Ludovisi (Lot e le figlie, Susanna e i vecchioni, San Pietro resuscita Tabita e il Figliol prodigo).

Guercino, Susanna e i vecchioni, 1617

Per evocare poi l’opera-simbolo del successo dell’artista presso papa Gregorio XV – la ciclopica pala con la Sepoltura di Santa Petronilla per San Pietro, oggi conservata nei Musei Capitolini – si è scelto di dare avvio al percorso espositivo con un fac-simile a grandezza naturale dell’immenso dipinto, riprodotto su gentile concessione della Sovrintendenza capitolina.

L’esposizione prosegue con uno snodo decisivo, villa Ludovisi, tutto centrato sulla magnificenza della dimora: i suoi giardini, i viali alberati, i labirinti, i teatri d’acque e le fontane che incorniciano i due edifici principali, il Casino dell’Aurora e il Palazzo grande. Luogo che fu anche fucina di talenti, soprattutto di artisti emiliani come Guido Reni, Domenichino, Giovanni Lanfranco e, primo fra tutti, il Guercino. In mostra, l’eccezionale prestito da Palazzo Altemps dell’Ares Ludovisi, restaurato dal Bernini; non manca l’evocazione delle suggestioni dall’antico nell’elaborazione degli affreschi del Casino, che è affidata a una notevole selezione di preziosi disegni preparatori che descrivono l’iter creativo che portò alla creazione del leggendario Carro dell’Aurora, in cui la dea è affiancata dalle figure allegoriche del Giorno e della Notte.

Per la prima volta esposta al pubblico e recentemente restaurata, è presente in mostra – a confronto con Guercino – la monumentale tela raffigurante Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, commissionata a Domenichino dai Ludovisi per il Palazzo pinciano e ora conservata nella collezione Pallavicini.

Il percorso espositivo continua con la sezione “La forza della fede”, che introduce il visitatore alla pittura sacra dell’epoca. Pittura il cui sviluppo, in vista dell’imminente Giubileo del 1625, fu accelerato da Gregorio XV con un vasto programma di apparati, cerimonie, feste ed eventi religiosi dalla forte suggestione figurativa e teatrale, appositamente pensati per far presa sull’immaginario del pubblico. 

Particolarmente importante fu, in questo senso, la canonizzazione nel 1622 di Santa Teresa d’Avila, Sant’Isidoro di Siviglia, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio e San Filippo Neri, così come la fondazione della chiesa di Sant’Ignazio, titolo esclusivo del cardinal Ludovico. 

Sulla raffigurazione del nuovo santo Filippo Neri, per esempio, ci fu un confronto serrato tra i due più grandi pittori emiliani dell’epoca, Guercino e Guido Reni, le cui opere sono entrambe esposte nella mostra. 

Ed è sull’amichevole antagonismo tra Reni e Guercino che prende corpo uno dei momenti culmine del percorso al primo piano della mostra: per la prima volta una di fronte all’altra, vengono infatti esposte – a quattrocento anni dalla loro rispettiva realizzazione – le due immense pale raffiguranti la Trinità dei Pellegrini di Reni (dall’altare maggiore dell’omonima chiesa romana), e la Crocifissione per l’altare della comunità di Reggio Emilia dedicato alla Beata Vergine della Ghiara. Un capolavoro ieratico e classicista, tutto luce e simmetria, il primo; un dramma emotivo, esasperato e teatrale nel contrasto di luci e ombre, il secondo. 

Chiude il percorso del primo piano espositivo il celebre Mosè (Rothschild Foundation, Waddesdon, GB): un’opera di grande impatto, emblematica dello stile coinvolgente e ispirato, intriso di compostezza ma vibrante di passione, con il quale Guercino conquista la sua committenza romana.

Passando al secondo piano delle Scuderie, la mostra ci ricorda l’enorme influenza che la collezione “moderna” della Villa Ludovisi esercitò su artisti di diverse provenienze, generazioni e correnti pittoriche presenti a Roma nel corso degli anni Venti del XVII secolo. Particolare impatto ebbe sugli artisti l’arrivo in casa Ludovisi di due dei celebri Baccanali di Tiziano – l’Offerta a Venere e il Baccanale degli Andrii – , acquistati dal cardinale Aldobrandini e provenienti dal celebre Camerino d’alabastro di Alfonso d’Este, oggi tra i più preziosi tesori del Museo del Prado ed evocati in mostra dalle copie d’epoca di Scarsellino e Padovanino. 

Tali capolavori furono determinanti per la pittura barocca: la mostra rende omaggio a quello stile nato in casa Ludovisi con una intera sala dedicata al tema di “Marte, Venere e Cupido”, che ruota intorno al capolavoro di Guercino generosamente messo a disposizione dalle Gallerie Estensi di Modena. 

L’esposizione fa poi il punto, con il tema “Arcadia”, sull’affermarsi del modello pittorico di natura ordinata e arricchita con soggetti mitologici o sacri. Nelle tele esposte si rappresenta infatti lo stesso tipo di paesaggio ideale che si ritrova negli affreschi della Stanza dei Paesi del Casino Ludovisi affidati dal cardinale – una scena ciascuno – a Guercino, Domenichino, Giovan Battista Viola e Paul Bril. Ma ci sono anche un inedito ed efficace confronto tra la formula classicista di Domenichino, presente col celeberrimo Paesaggio con Ercole e Caco del Louvre, e quella quotidiana, quasi di sapore preromantico, del Guercino (Paesaggio al chiaro di luna dal Nationalmuseum di Stoccolma, per la prima volta riavvicinato al ritrovato pendant di collezione privata).

Chiude il percorso espositivo una sala (“Ritratti di famiglia”) interamente dedicata ai protagonisti di questa stagione politica attraverso una selezione straordinaria di ritratti che offrono una sintesi particolarmente efficace sul connubio tra arte e potere, proprio negli anni in cui Guido Reni, Domenichino, Gian Lorenzo Bernini, Guercino e Antony Van Dyck fondarono una nuova stagione di questo genere immortale.

È possibile ammirare autentici capolavori come il Ritratto di Giovan Battista Agucchi di Annibale Carracci (altrove attribuito a Domenichino) o il sofisticatissimo Ritratto del Cardinal Bentivoglio dagli Uffizi. E sono per la prima volta a confronto i due ritratti di Gregorio XV: l’ufficiale e aulico Ritratto di Gregorio XV con il nipote Ludovico di Domenichino (da Béziers) e privato, senza filtri e quasi alla ricerca di un dialogo con l’osservatore il Ritratto di Gregorio XV di Guercino (Getty Museum).

A margine della mostra è possibile partecipare a delle visite guidate al Casino dell’Aurora, dove è possibile vedere alcuni suoi ambienti fra i quali la sala con la celebre Aurora di Guercino. 

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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